21 Ottobre 2025 | Tempo lettura: 5 minuti

L’ecomuseo di Oscata, il borgo che rinasce grazie al turismo di comunità

Nel borgo irpino di Oscata la comunità è accogliente e inclusiva. Grazie al locale ecomuseo chi visita questo luogo può calarsi nel contesto comunitario e scoprire la sua anima profonda.

Autore: Fulvio Mesolella
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Hirpinia è una terra il cui nome è sinonimo di terra dei lupi, un nome dato dai popoli Osci che erano di origine Sannita, chiamati anche Opici – lavoratori della terra, come dire zotici – in forma dispregiativa dai Greci, che invece erano navigatori e commercianti, fondatori di civiltà. E anche i Romani trovavano che in quei luoghi fosse troppo difficile coltivare e ironizzavano sui popoli che si sono adattati, ma poi scontavano l’ostinazione dei montanari in sonore sconfitte belliche. L’Irpinia è un luogo dove nella storia si sono alternati guerre e terremoti a cambiare continuamente il paesaggio. Il luogo che ci accingiamo a visitare è appunto nell’Alta Irpinia, vicino Avellino.

Il simbolo di questo ecomuseo campano è nei cerchi che coprivano le “fornacelle”, ovvero le vecchie cucine rurali tipiche della zona, che richiamano gli odori e le tradizioni della cucina contadina e che consentono di cucinare mettendo con facilità le pentole quasi a contatto con il fuoco di legna e la brace. In particolare, il logo evoca le furnedd’ o furnacell’ di Oscata, un borgo di Bisaccia, la cittadina che ha dato i natali al poeta e antropologo irpino della “restanza”, Franco Arminio, spesso presente negli incontri letterari che si svolgono qui e celebrato anche in qualche murales del borgo rurale, insieme ad altri numerosi scrittori locali come Michele Panno, Libero Frascione, Bice Lapenna e Pasquale Gallicchio.

Oscata

Domenico Lapenna, economista e manager di una multinazionale, è originario di Oscata ma vive e lavora a Bologna: è il presidente dell’associazione Oscata InVita, che ha promosso il riconoscimento dell’Ecomuseo. Questo progetto è nato per combattere lo spopolamento e l’abbandono del borgo rurale raccogliendo e tramandando tradizioni, le ricette e l’anima stessa della comunità.

In genere è lui che accompagna personalmente i visitatori e, nel presentare, se stesso e i numerosi collaboratori che s’incontrano nel borgo. Domenico scherza sul suo cognome che ricorre, insieme a pochi altri tipici del luogo, in tutti fondatori dell’associazione ed esordisce così: «Le cucine sono il luogo dove prima si litiga, poi si trova sempre un confronto e un accordo», specie fra persone che o sono parenti o sono compari. Come dire, parenti acquisiti.

La vicinanza alla Puglia rende il paesaggio qui molto secco e forse l’etimologia del nome del borgo, Aus-clata, è rimandabile a un misto di paleoeuropeo e osco e vuole dire abbondanza – auf o aus – di acque, come sottolinea anche il nome latino originario del vicino fiume irpino Ofanto, Aufidus, che dal territorio montagnoso della provincia di Avellino viaggia verso l’Adriatico portando ciò che più serve alla vita, alla natura, all’essere umano: l’acqua. Oscata si distingueva per le sue 7 fontane, oggi musealizzate, che anche quando c’è siccità conservano comunque cisterne dove attingere le forniture indispensabili.

Oscata

Ma Oscata è anche vento, che rende il clima certamente secco, ma anche più tollerabile d’estate. Dominata dalle pale eoliche, Oscata progetta di diventare una comunità energetica autonoma. Nel frattempo vive nell’autosussistenza alimentare, nel riciclo che è tipico della vita rurale, nel recupero delle tradizioni e dei luoghi significativi come il forno di comunità, le costruzioni dette “casini”, case torri su tre livelli, dotate sempre di colombaie, considerate riserve di carne sempre disponibile nelle emergenze dei momenti di carestia.

La proposta di questa piccola e partecipata comunità è quella di un turismo esperienziale fatto di cammini tematici, raccolta di erbe, eventi stagionali come la mietitura del grano, quella dell’uva, laboratori artigianali ed ecogastronomici, incontri letterari. Si intreccia pertanto il patrimonio materiale, fatto di paesaggi, architettura e fontane rurali, murales, forno sociale di comunità, cantine, laboratori caseari e di arte contadina.

Ma c’è attenzione anche agli aspetti più immateriali della vita quotidiana, fatta di procedure per la produzione e raccolta di cereali e uva, le relative trasformazioni in pane, pasta e vino, l’intreccio di cesti, ma fatta anche di tempi trascorsi d’inverno a scaldarsi davanti alle fornacelle. Momenti in cui si elaborava la letteratura contadina degli scrittori di cui sopra, il dialetto locale e la tradizione dei soprannomi.

Oscata

Oscata è un luogo ottimo per fermarsi qualche giorno e visitare anche il circondario dell’Alta Irpinia, i borghi di Bisaccia e Monteverde, Aquilonia e Lacedonia. Ma questo luogo vive soprattutto come borgo rurale a seconda delle diverse stagioni e ha una proposta di attività per ogni mese dell’anno. Per questo è raccomandabile recarvisi nei momenti comunitari, quelli in cui gli oscatesi animano il borgo dando il meglio di se stessi, ora con un laboratorio di ceramica raku, ora con una giornata dedicata alla menzionata mietitura naturale o alla lavorazione delle farine e alle infornate nel forno di comunità “a paglia”, ora anche alla raccolta e alla pigiatura dell’uva.

L’emozione vera di Oscata è assistere ai momenti della produzione di formaggi, farsi accompagnare a visitare la cantina del vino, ammirare gli strumenti del lavoro dei campi e le ispirazioni di arte contadina con oggetti incontrati in natura o riciclati. Ed è comunque un borgo che, grazie all’ecomuseo, rimane sempre visitabile anche autonomamente grazie ai cartelli con codici QR, tramite i quali ascoltare anche audioracconti. E gli abitanti del borgo si sono trasformati in anfitrioni orgogliosi e felici di vedere ripopolati i loro luoghi di visitatori curiosi e attenti, provenienti non solo dalle provincie campane, ma finalmente anche da diverse città italiane. Il vero ecomuseo è questa comunità umana, fatta di ben altro che lupi ostinati e solitari irpini.