La musica arriva a scuola per parlare di Palestina, pace e solidarietà
Grazie al progetto Paesaggi musicali della Palestina, il linguaggio universale di parole e note costruisce un ponte con la Palestina, per una narrazione diversa della storia di questo angolo di mondo.
Quando la scuola incontra insegnanti appassionati e competenti accadono cose meravigliose. Se poi questi maestri sanno aprirsi al mondo attraverso un linguaggio universale come quello della musica, allora possono accadere dei veri e propri miracoli. È quello che sta succedendo con il progetto Paesaggi musicali della Palestina, promosso dal Polo di Formazione Continua della scuola di musica popolare Donna Olimpia e dall’associazione internazionale Musica in Culla, in collaborazione con una rete di insegnanti.
Da questa collaborazione si è giunti alla pubblicazione di un primo volume curato da Francesco Saverio Galtieri, direttore della suddetta scuola di musica. Siamo solo all’inizio di un lungo percorso didattico, un’esplorazione di altri mondi musicali che appartengono ad aree geografiche “martoriate da guerre e occupazioni”, come ci ricorda lo stesso Galtieri nella sua premessa al volume.
La scelta di iniziare questa nuova collana, pubblicata dalla Gesualdo edizioni, nasce dalla volontà di provare a mettere in campo una narrazione diversa rispetto a quella di un Medio Oriente caratterizzato da ogni tipo di violenza, fino all’abisso della guerra. Ormai, come ci dice spesso il cardinale Pizzaballa, in quell’angolo di mondo si è costruita una catena d’odio interminabile che sarà molto difficile spegnere per generazioni.

Provare con il linguaggio universale della musica a raccontare i sorrisi delle bambine e dei bambini che vivono nei campi profughi vuol dire mantenere accesa una seppur flebile fiammella di pace. Siamo, come ci viene ricordato in premessa, in quell’angolo straordinario di mondo che chiamiamo Terra Santa, dove vivono persone che si portano dietro storie di grande umanità che meritano di essere raccontate.
Un progetto che fa germogliare nuove speranze attraverso il linguaggio della musica, un livello di comunicazione che precede la parola e per questo non ha età ne confini spazio-temporali. Esiste un livello comunicativo primordiale che supera ogni appartenenza culturale come ci viene dimostrato dalla bellissima ninna nanna – Nini ha Moumou ovvero “dormi tesoro dormi” – uno dei sette brani che compongono il volume.
Sonia Russino, musicista e operatrice culturale presso la scuola dell’infanzia, ha saputo trasmettere, nella toccante presentazione che si è tenuta ad Amelia, delle emozioni molto forti. Il pubblico ha vissuto con trasporto la danza e il canto di una nenia che Sonia ha interpretato con il corpo e la voce in una esecuzione di rara delicatezza. In pochi minuti ha trasmesso la magia dei momenti in cui nella scuola dell’infanzia, dai o ai 3 anni genitori e bambini si trovano coinvolti in un’esperienza indimenticabile.

Nel libro per ognuno dei sette brani proposti, oltre alla presentazione ragionata dei brani ci sono gli spartiti e una metodologia analitica, molto chiara, per attivare il percorso didattico. Molto interessante è stata la presentazione del brano Ana Tifi Filestini, “sono un bambino palestinese”, a cura di Mascia Donisi e Alessandro Piacentini, maestri presso la scuola elementare di Fornole, frazione del comune di Amelia. Il canto, composto da Rima Nasi Tarazi, musicista e compositrice palestinese è una sorta di inno alla speranza di cui riporto qui l’ultima toccante e strofa:
Finché potrò camminare con le mie gambe
e scrivere la mia storia con le mie mani
finché la luce del sole penetra i miei occhi
il suono della giustizia
raggiunge le mie orecchie,
resterò vivo e felice nella mia terra,
saldo e contento
perché sono sicuro e convinto
che un giorno cadrà l’ingiustizia e la tirannia
Mascia Dionisi nel suo intervento ha sottolineato con forza la testimonianza di una pedagogia attiva che rischia di essere compromessa dalle nuove indicazioni ministeriali, che per fortuna ad oggi sono state bloccate dalla bocciatura del Consiglio di Stato. Linee guida che vorrebbero far tornare indietro tutte le conquiste sull’autonomia scolastica. a favore di una scuola più tradizionalista, puntualizza con forza Mascia, in cui sarebbe molto difficile che possano trovare spazio “materiali musicali” come quelli contenuti nel libro Paesaggi Musicali della Palestina.
Provare con il linguaggio universale della musica vuol dire mantenere accesa una seppur flebile fiammella di pace
Per come sono state concepite le nuove linee guida, nella parte della didattica riservata alla musica puntano con forza a ribadire un ruolo della musica che deve esaltare l’identità nazionale, arrivando a ribaltare quelle del 2012 che puntavano all’interazione e alla contaminazione. La musica, ci ricorda sempre Mascia nel suo appassionato intervento, è uno degli strumenti principali per la comunicazione tra culture e da forza all’elemento fondamentale dell’ascolto.
L’illustrazione di una delle sette esperienze contenute nel testo è stata a cura del maestro Alessandro Piacentini, che ha evidenziato con molta chiarezza le attività svolte a scuola per imparare il canto Ana Tifl Filestini . Destinatarie dell’attività proposta dalla scuola di Fornole sono le classi del secondo ciclo di scuola primaria. I traguardi individuati dall’attività didattica, che nel libro viene illustrata partendo dall’ascolto attivo pere arrivare fino alla produzione di disegni e un breve video sono:
- Sensibilizzare alunne e alunni rispetto alla difficile realtà palestinese attraverso la musica
- Costruire un video sonoro a partire da uno stimolo musicale
Va ricordato che il compenso degli autori dei materiali didattici verrà devoluto al Mosaic Center di Gerico, gestito da una l’ONG che forma ragazzi e ragazze nello studio della conservazione del patrimonio artistico in Terra Santa.










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