Il peso della violenza patriarcale: intervista a Minerva Uzzau di Trans Support Sassari
La nuova puntata del Talk di Sardegna Che Cambia affronta il legame tra 20 e 25 novembre con Minerva Uzzau, attivista trans, per parlare di violenza patriarcale, dati, invisibilità e alleanze transfemministe.
Cosa ci dicono davvero il 20 e il 25 novembre? E cosa continuiamo ancora a non voler vedere quando parliamo di violenza patriarcale, di genere? La nuova puntata del Talk di Sardegna Che Cambia questo mese parte da qui, da due date che sempre più persone e piazze vivono come strettamente intrecciate: il 20 novembre con il Transgender Day of Remembrance – giornata internazionale in ricordo delle vittime di violenza transfobica – e il 25 novembre, Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Due ricorrenze che, come ha ricorda anche Non Una Di Meno parlando di femminicidi, transicidi e lesbicidi, non sono prospettive parallele ma punti di osservazione diversi di un unico sistema che decide quali persone e quali corpi possono essere colpiti senza che la società si senta responsabile e chi rimane invisibile. Ospite della puntata è Minerva Uzzau, attivista trans*, fondatrice di Trans* Support Sassari, artista, laureata all’Accademia Europea di Manga e riferimento dell’attivismo trans* in Sardegna. Con lei la nostra caporedattrice Lisa Ferreli a scandagliare il terreno politico e sociale su cui nasce e si alimenta la violenza patriarcale.
Transfemminismo: attraversare e oltrepassare
Si parte da una domanda identitaria e politica: cosa significa oggi definirsi transfemminista? «Il transfemminismo – spiega Minerva Uzzau – è un movimento politico che mira ad attraversare e a oltrepassare il cosiddetto femminismo bianco affinché la lotta diventi intersezionale». Una definizione che sposta subito lo sguardo: il transfemminismo non si aggiunge al femminismo, lo attraversa e lo spinge oltre, allargando il campo della lotta a tutte le soggettività che subiscono violenza e oppressione.

Secondo l’Osservatorio Femminicidi Lesbicidi Transcidi in Italia di Non Una Di Meno – “pubblichiamo i dati raccolti non solo per mostrarli e renderli noti, ma soprattutto per denunciare la violenza sistemica esercitata sulla vita delle donne e di tutte le libere soggettività che si sottraggono alle norme di genere imposte”, scrivono – le morti indotte da violenza di genere e eterocispatriarcale sono 91 nel 2025. Quando si parla di femminicidi, lesbicidi e transicidi, i numeri spesso dominano il dibattito. Ma come ricorda Minerva Uzzau, i numeri in generale vanno guardati con cautela.
«I dati sono parziali. Quello che accade in Italia quando muore una donna trans è che le notizie non vengono riportate in maniera corretta. Spesso non appaiono i nomi delle donne trans uccise ma compaiono nomi maschili, nonostante quasi tutte le vittime di transicidi siano vittime di femminicidio: la maggioranza sono donne trans uccise nel contesto di una relazione sessuale o affettiva. Sono dati sottostimati». Un’invisibilità che si costruisce così: attraverso il linguaggio sbagliato, la cronaca superficiale, la cancellazione dell’identità. Ma se i dati sono distorti, anche le risposte politiche e istituzionali rischiano di esserlo.
La violenza sulle persone trans comprende quasi tutti i concetti alla base del patriarcato
Chi è già discriminata è più esposta alla violenza patriarcale
Il cuore della puntata passa per un’altra osservazione fondamentale: la violenza non è distribuita in modo uniforme e il punto di vista intersezionale, che guarda quindi a come le diverse forme di oppressione e discriminazione si sovrappongano e si influenzino a vicenda, serve ad individuare al meglio la stratificazione. «Le donne trans sono molto più esposte alla violenza proprio perchè già discriminate – spiega Uzzau – dallo sguardo maschile siamo spesso considerate video porno in carne ed ossa». Uno sguardo che riduce, disumanizza, sessualizza. Che la cultura patriarcale insegna e normalizza.
Il dialogo tra 20 e 25 novembre passa anche per queste parole. Una relazione inoltre quella tra le due ricorrenze alla quale fa riferimento anche Ethan Bonali con un articolo pubblicato su Pasionaria dal titolo “Donne trans, violenza di genere e femminicidio: una riflessione” verso il 25 novembre – lo potete leggere qui –, che offre una mappa per leggere il nesso tra le giornate e le consapevolezze che portano.

“La violenza sulle persone trans comprende quasi tutti i concetti alla base del patriarcato – scrive Bonali –: misoginia, odio per il diverso, il concetto di una scala di valore e merito che vede gli uomini sopra alle altre persone, la divisione delle donne in più o meno degne, la sessuofobia, la patologizzazione. Il Tdor, ovvero la ricorrenza in cui si celebra il lutto della comunità trans per le vittime di odio transfobico, e il 25 novembre hanno un dialogo sostanziale tra loro”. Il talk con Minerva Uzzau è l’occasione per spostare il focus dai singoli episodi alla logica che li rende possibili, e comprendere perché alleanze e linguaggi condivisi non siano un vezzo ma una necessità politica.
Quello che resta, il giorno dopo
Cosa resta, oltre agli slogan e alle ricorrenze? Rimane l’urgenza di non considerare il 20 e il 25 novembre come parentesi emotive. Rimane la consapevolezza che la violenza non si combatte solo denunciandola ma cambiando i linguaggi, gli immaginari e le politiche. E rimangono voci come quella di Minerva Uzzau, che invita a guardare ciò che spesso non si vuole vedere: le zone d’ombra, le esistenze che stanno oltre i margini, le radici più profonde di ciò che chiamiamo violenza.
La nuova puntata del Talk è online sul nostro canale YouTube.
Per segnalazioni o storie da raccontarci, potete scriverci a sardegna@italiachecambia.org.










Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi