Burnout nel volontariato: in Lombardia una ricerca misura lo “stress da altruismo” tra i soccorritori
Una tesi dell’Università Cattolica di Brescia indaga il burnout nei volontari del soccorso. Tra richieste elevate e poche risorse, contano riconoscimento, debriefing e sostegno organizzativo.
Anche nel volontariato può comparire il burnout, con effetti che vanno dall’esaurimento emotivo al disimpegno e, nei casi peggiori, all’abbandono dell’attività. È quanto emerge da una ricerca svolta in Lombardia su volontari già formati come soccorritori, basata su un questionario di 78 domande somministrato a un campione di 460 persone. Il lavoro è una tesi in Psicologia della studentessa Giorgia Amighetti e ha ricevuto un riconoscimento da Cesvopas e Avis Brescia.
Il burnout viene descritto come un costrutto con tre dimensioni, tra loro collegate: esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale. Il rischio è molto esplorato nel mondo lavorativo, ma lo è molto meno nel non profit, dove spesso si dà per scontato che l’impegno sia di per sé gratificante.
Un passaggio centrale riguarda lo squilibrio tra domande e risorse: all’aumentare delle richieste cresce il burnout; quando invece aumentano le risorse organizzative cresce la connectedness, la connessione percepita con l’associazione. In un ambito come il soccorso “in ambulanza”, dove il turnover può indebolire un presidio sociale essenziale, il benessere dei volontari diventa un fattore operativo, non solo individuale.
Sul piano delle risposte, il lavoro – citato dal Giorno – indica interventi concreti già praticati in alcune realtà: debriefing dopo eventi ad alta intensità emotiva, cura della vita di gruppo e, soprattutto, riconoscimento del volontario. Anche segnali minimi, come un “grazie” esplicito o momenti conviviali, possono aumentare la percezione di essere visti e sostenuti, e quindi ridurre la vulnerabilità all’esaurimento. La connectedness viene descritta come fattore preventivo, perché rafforza la capacità di reggere lo stress e limita la probabilità di allontanamento.
Il quadro lombardo si inserisce in un tema più ampio: studi scientifici hanno rilevato livelli di burnout anche tra volontari italiani, con criticità più marcate nei contesti di emergenza e cura.
In generale, se la domanda di soccorso cresce e le organizzazioni faticano a trattenere persone formate, diventa strategico investire in supporto psicologico, formazione alla gestione dello stress, coordinamento dei turni e pratiche di cura interna. Alcune reti del volontariato hanno già attivato canali dedicati di consulenza e supporto in emergenza, segnalando che la tutela di chi aiuta è parte integrante della qualità del servizio.






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