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9:24 1 Agosto 2025 | Tempo lettura: 3 minuti

Con il nuovo Decreto Legge “Terra dei Fuochi” pene più aspre per i reati ambientali

Il Decreto “Terra dei Fuochi” è stato approvato di recente. Pene più severe per i reati ambientali, per le bonifiche serve fare di più.

Autore: Redazione
terra dei fuochi decreto

Il 30 luglio il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto legge “Terra dei Fuochi”, il provvedimento che introduce misure straordinarie per contrastare i reati ambientali e restituire legalità ai territori colpiti da roghi e traffici illeciti di rifiuti, tutelando la salute pubblica e l’ambiente. Sono soprattutto tre i punti da attenzionare: le modifiche al Testo unico ambientale sui reati nella gestione di rifiuti, quelle al Codice penale e di procedura penale, al Codice antimafia e della strada, alla legge 231 in materia di reati ambientali e la destinazione di 15 milioni di euro per il 2025 al Commissario unico Vadalà per gli interventi di bonifica nella Terra dei fuochi.

Con il nuovo Decreto “Terra dei Fuochi” è previsto l’arresto anche in flagranza differita per i reati ambientali più gravi, come disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti. Saranno rafforzate le pene per l’abbandono e la gestione non autorizzata di rifiuti, con misure accessorie come la sospensione della patente, il fermo del veicolo e l’esclusione dall’Albo dei gestori ambientali per le imprese non in regola. Per contrastare l’abbandono di rifiuti da veicoli sarà possibile utilizzare anche immagini di videosorveglianza. 

È prevista inoltre la possibilità di svolgere operazioni di polizia giudiziaria sotto copertura. Per i reati come la realizzazione di discariche abusive o la spedizione illegale di rifiuti scattano anche le aggravanti se creano pericoli per l’ambiente o la salute con 9 anni di reclusione e vengono inserite le sanzioni per le imprese e gli enti responsabili di omessa bonifica e impedimento al controllo, finora non previste. Il decreto assegna 15 milioni di euro da investire nelle prime attività di rimozione dei rifiuti e avvio della bonifica per il 2025 al Commissario Unico per la Terra dei fuochi, che saranno successivamente integrati con ulteriori risorse per bonifiche e messa in sicurezza.

«Con questo provvedimento, lo Stato alza il livello di guardia su un territorio martoriato. Per accelerare il risanamento serviva un inasprimento delle pene, che fornisce a Forze dell’ordine e Magistratura nuovi strumenti per il contrasto ai reati ambientali», dichiarano in una nota congiunta il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, e il viceministro Vannia Gava, sotto la cui direzione ha lavorato il MASE.

Non è soddisfatta invece la Cgil. Il segretario Pino Gesmundo dichiara che «in Italia ci sono oltre 226.000 ettari di superficie a terra e a mare che ricadono nei 42 Siti di Interesse Nazionale, ma solo per il 24% della matrice suolo è stato caratterizzato l’inquinamento, primo passo per il risanamento delle aree, e solo per il 5% sono stati approvati progetti di bonifica o messa in sicurezza».

«Di questo passo, con una media di 11 ettari bonificati all’anno, ci vorranno almeno 60 anni prima di vedere l’iter concluso. Inoltre, se a questi numeri aggiungiamo quelli dei Siti di Interesse Regionale, la situazione desta ancor più preoccupazione: secondo gli ultimi dati ISPRA, infatti, i siti interessati da procedimenti di bonifica nel 2023 sono complessivamente 38.556, dei quali 16.365 con procedimento in fase arretrata». Il Decreto, secondo la Cgil mostrerebbe i limiti dell’azione del Governo, lontano ancora da precise politiche di recupero e di bonifiche dei territori inquinati.

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