Extinction Rebellion, archiviate le denunce contro gli attivisti per il clima, ma restano 33 fogli di via
Il TAR del Lazio archivia le denunce contro 107 attivisti per la protesta del letame del novembre 2024. Ma 33 fogli di via restano attivi, con conseguenze gravi per alcuni manifestanti.
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha archiviato 107 denunce contro altrettanti attivisti ambientali coinvolti in una manifestazione svoltasi a Roma il 22 novembre 2024. Quel giorno, decine di persone legate al movimento Extinction rebellion (XR) avevano scaricato cinque tonnellate di letame davanti al Ministero dell’Interno per denunciare le politiche climatiche del governo e l’approvazione del cosiddetto pacchetto “Sicurezza”.
Il TAR ha riconosciuto l’insussistenza del reato di “manifestazione non preavvisata”, affermando che non può essere punito chi partecipa a una protesta non formalmente annunciata. Una presa di posizione giuridica che non solo solleva i singoli manifestanti dalle responsabilità penali, ma evidenzia anche i limiti interpretativi dell’articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS), frequentemente usato per colpire proteste spontanee e pacifiche.
Tuttavia, se la vicenda penale si chiude con l’archiviazione, restano ancora attivi 33 fogli di via, provvedimenti amministrativi che impediscono agli attivisti di tornare nella capitale per periodi compresi tra sei mesi e due anni e mezzo. Tra questi, uno in particolare ha suscitato polemiche: riguarda Sabina, una manifestante che viveva e lavorava a Roma, costretta a lasciare la città nonostante i suoi legami stabili e documentati con il territorio.
La stessa sentenza che archivia le denunce ha infatti confermato il foglio di via nei confronti di Sabina, ignorando le prove fornite dai suoi legali. Secondo i legali di Extinction Rebellion, si tratterebbe di un’applicazione impropria dello strumento, che per legge non dovrebbe essere usato contro persone radicate nel territorio. Inoltre la decisione solleva interrogativi sull’uso del Codice Antimafia, che è stato usato come base giuridica per l’emissione dei fogli di via nei confronti degli attivisti. Nato per contrastare la criminalità organizzata, il codice è oggi applicato a forme di dissenso civile e non violento.
Extinction Rebellion (XR) è un movimento internazionale nato nel 2018 nel Regno Unito, che utilizza la disobbedienza civile non violenta per spingere governi e istituzioni ad agire concretamente contro la crisi climatica ed ecologica. In Italia, XR è attivo con numerose campagne simboliche e dimostrative: tra queste, la Primavera Rumorosa, lanciata nel 2025, ha visto centinaia di attivisti mobilitarsi con azioni coordinate in diverse città per denunciare l’inazione politica sul clima, dando voce al dissenso attraverso proteste sonore e visibili.
Questi ultimi episodi legali suggeriscono una dinamica che si sta ripetendo: da un lato, azioni di protesta ambientale che usano modalità creative e non violente per attirare l’attenzione sul collasso climatico; dall’altro, una risposta istituzionale che tende a reprimere queste iniziative attraverso strumenti giuridici spesso sproporzionati. Tuttavia, la magistratura appare sempre più incline a distinguere tra attivismo civile e comportamenti illeciti, offrendo un margine di legittimità alle azioni collettive.







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