Cresce il dissenso contro il governo di Israele mentre si diffonde la notizia di una occupazione di tutta Gaza
Benjamin Netanyahu sembra intenzionato a occupare tutta la Striscia di Gaza. Nel frattempo continua a crescere un forte dissenso contro il suo governo.
Da Israele non giungono notizie confortanti. L’IDF – Israel Defence Forces – ha annunciato la cancellazione dello stato d’emergenza bellica in vigore dal 7 ottobre che prevedeva l’estensione obbligatoria del servizio di riserva per i soldati di leva regolare di altri quattro mesi. Una decisione che comporterà una riduzione dell’esercito regolare nel giro di poche settimane. A riferirlo è il quotidiano Ynet, che spiega come l’esercito abbia diffuso la notizia pochi minuti dopo la dura presa di posizione di Benjamin Netanyahu sul capo di stato maggiore Eyal Zamir: “Se non gli va bene l’occupazione di tutta Gaza, che si dimetta”, ha detto il premier.
La notizia che viene rilanciata su tutti i siti riguarda la decisione di Israele di occupare tutta la Striscia di Gaza. Sebbene non sia stata annunciata ufficialmente, il Governo lascia intendere che la fuga di informazioni sia stata autorizzata dai vertici. L’operazione avrebbe anche il benestare di Donald Trump.
Tra pressioni e divisioni interne la situazione è molto complicata. Il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha espresso dubbi sulla fattibilità dell’operazione, che richiederebbe anni e costi umani altissimi, provocando la reazione di Netanyahu. Anche la società israeliana appare divisa: da un lato c’è chi invoca una reazione decisa per salvare gli ostaggi e annientare Hamas, dall’altra c’è chi si espone fortemente contro il governo del primo ministro israeliano.
Ad esempio, numerosi ex alti funzionari del Mossad, dello Shin Bet e dell’Idf hanno lanciato un appello per fermare la guerra, ritenendo che un’invasione possa peggiorare la situazione e isolare ulteriormente Israele a livello internazionale. 600 ex responsabili della sicurezza hanno inviata a Trump una lettera per chiedere sostegno a una soluzione diplomatica. Pochi giorni fa i rettori di cinque università israeliane si sono rivolti a Netanyahu chiedendo “di dare istruzioni alle Forze di Difesa (IDF) e ad altri corpi di sicurezza affinché intensifichino i loro sforzi – a prescindere dalla grave responsabilità di Hamas e altri attori – per risolvere la terribile crisi di fame che imperversa a Gaza e che sta causando gravi danni ai civili, inclusi bambini e neonati”.
Domenica 3 agosto It’s Time Coalition, una coalizione composta da oltre 60 organizzazioni per la pace, sia ebraiche che arabe, ha allestito un accampamento in Piazza Dizengoff a Tel Aviv per protestare contro la guerra in corso a Gaza. La protesta ha lo scopo di mettere in luce la crisi umanitaria a Gaza, chiedendo al contempo la liberazione immediata degli ostaggi israeliani e la fine della guerra.
Centinaia di attivisti e attiviste a Tel Aviv e a Gerusalemme hanno chiesto giustizia per Awdah Hathaleen, ucciso a colpi di arma da fuoco dal colono israeliano Yinon Levi il 28 luglio. Il suo corpo non è ancora stato restituito al villaggio, diversi palestinesi sono stati arrestati e si trovano nella prigione militare di Ofer, mentre Yinon Levi è a casa sua, agli arresti domiciliari. Mentre in Israele e nel mondo cresce il disaccordo contro il governo Netanyahu, il primo ministro e la sua maggioranza continuano a reprimere il dissenso replicando di “fare propaganda per i terroristi”.







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