L’Italia smetta di vendere armi agli Emirati Arabi, che sostengono il genocidio in Sudan
La Rete Pace e Disarmo diffonde un comunicato in cui chiede al Governo italiano di interrompere gli scambi commerciali di armi con gli Emirati Arabi Uniti, principali supporter delle milizie irregolari sudanesi.
“La Rete Italiana Pace Disarmo chiede al Governo italiano di sospendere immediatamente ogni esportazione militare verso gli Emirati Arabi Uniti. Non è più possibile ignorare il ruolo che le autorità emiratine hanno nella sanguinosa guerra civile in corso da mesi in Sudan: la filiera delle corresponsabilità deve essere interrotta”. Si apre così il messaggio che la Rete – un coordinamento di oltre 60 realtà della società civile italiana attiva da sempre sui temi della pace, del controllo dell’export di armi, del disarmo umanitario – rivolge al Governo Meloni.
Come spiega la Rete Pace e Disarmo, “gli Emirati Arabi Uniti nel 2024 sono stati il 7° Paese destinatario di autorizzazioni all’export militare rilasciate ad aziende italiane con 294 milioni € di controvalore totale (Relazione al Parlamento 185/90). E non si tratta affatto di un episodio isolato o congiunturale: negli ultimi 5 anni il totale complessivo delle autorizzazioni italiane verso gli EAU sfiora 650 milioni di euro”. Molte delle forniture – come armi automatiche, munizioni e software – possono passare senza problemi da una mano all’altra e si prestano bene a uno scambio illegale con le milizie sudanesi.
Dopo l’interruzione della vendita di armi agli Emirati Arabi introdotta nel 2019 e successivamente edulcorata nel 2021, nel 2023 l’attuale Governo ha revocato il provvedimento ricominciando a vendere materiale bellico allo Stato del golfo. Secondo i dati di Mondopoli, gli Emirati Arabi sono il paese con la più alta spesa militare pro capite al mondo. La decisione del Governo è stata motivata con la notizia di un disimpegno emiratino nella guerra in Yemen. Ma in Sudan?
Prima dell’estate si è verificata una crisi diplomatica fra il Governo ufficiale sudanese e quello degli Emirati Arabi, accusati di sostenere le forze ribelli. Il Governo emiratino ha negato un coinvolgimento diretto, ma diverse fonti indipendenti – fra cui il giornale francese Le Monde e l’agenzia Reuters – sostengono che gli Emirati supportino le RSF, le milizie irregolari del generale Hemedti che da aprile 2023 – ma in realtà anche da prima – stanno portando avanti la loro guerra con metodi genocidiari. Va detto che anche la fazione opposta – le Forze Armate Sudanesi, l’esercito ufficiale guidato da al-Burhan – non si discostano molto dai ribelli per quanto riguarda metodi e modalità.
“Non è possibile denunciare i massacri e la catastrofe umanitaria in corso Sudan e continuare a essere parte delle filiere militari e politiche che alimentano questa stessa guerra“, conclude la Rete Pace e Disarmo. “L’Italia deve fermare subito ogni trasferimento di armi verso gli Emirati Arabi Uniti, cancellare le autorizzazioni già concesse che possano configurare una triangolazione verso il Sudan e chiedere con forza al governo di Abu Dhabi di interrompere qualsiasi sostegno a gruppi armati coinvolti nel conflitto”.







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