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Scopri italia che cambia
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10:35 22 Dicembre 2025 | Tempo lettura: 3 minuti

Chi sta decarbonizzando davvero in Italia? I numeri che ribaltano il dibattito sulle emissioni

Un nuovo cruscotto mette insieme emissioni e consumi: l’industria dimezza quasi la CO2e dal 1990, mentre i trasporti non scendono. Ecco dove la transizione può accelerare.

Autore: Redazione
Ridimensionatore foto in formato articolo 5

Come stanno andando, davvero, le emissioni in Italia? Per capirlo Italy for Climate, centro studi che promuove una Roadmap verso la neutralità climatica, ha sviluppato il cruscotto ATENA, che aggrega e rende comprensibili dati e stime su quanta CO2 produciamo e da dove arriva. Ne esce un’Italia a due velocità: alcune attività hanno tagliato molto rispetto al 1990, altre sono rimaste ferme o addirittura sono cresciute.

Iniziamo dai dati complessivi: l’istituto di ricerca Ispra ha certificato per il 2023 un totale di 385 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente (-26% sul 1990), mentre ATENA propone per il 2024 una stima di 376 milioni (-28% dal 1990).

Guardando al quadro complessivo, la fotografia è meno uniforme di quanto suggerisca il dibattito pubblico. Nel 2024 l’industria pesa per il 32,5% delle emissioni, i trasporti per il 30%, gli edifici per il 26,4% e l’agricoltura per l’11%. Nello stesso cruscotto si ricorda che, per restare in traiettoria, l’Italia dovrebbe arrivare a una riduzione “quasi del 50%” al 2030 rispetto al 1990. Sullo sfondo c’è il target UE di almeno -55% (netto) al 2030: un riferimento che rende evidente quanto contino accelerazioni settoriali, non solo medie nazionali.

Il settore che rallenta il risultato, al momento, è la mobilità. ATENA stima per i trasporti 113 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente nel 2024 e un +7% rispetto al 1990, unico comparto a non aver ridotto. La dipendenza dall’auto privata è anche un fatto strutturale: nel 2024 si arriva a 701 auto ogni mille abitanti, un primato europeo richiamato sia dal cruscotto sia dai dati ACI sul parco circolante. In questo contesto, le “scelte individuali” contano, ma solo se diventano praticabili: trasporto pubblico affidabile, sicurezza per camminare e pedalare, logistica meno energivora, e una transizione elettrica che non resti di nicchia.

Sugli edifici la storia è più ambivalente. Le emissioni degli edifici nel 2024 scendono sotto i 100 milioni di tonnellate e risultano in calo del 22% dal 1990; allo stesso tempo, però, i consumi energetici del settore sono cresciuti del 32% dal 1990. La buona notizia è che il sistema elettrico sta migliorando: nel 2024 il 49% dell’elettricità è stata prodotta da rinnovabili (132,2 TWh), un record che rende più efficace l’elettrificazione di calore e mobilità, a patto che l’aumento di rinnovabili continui.

Agricoltura e industria mostrano due sfide diverse. In agricoltura le emissioni pesano per l’11% (oltre 41 milioni di tonnellate) e sono diminuite del 16% dal 1990, ma la parte più difficile è quella “non energetica” (metano e protossido di azoto), legata soprattutto ad allevamenti e fertilizzanti.

Nell’industria, invece, il taglio è stato il più marcato: -46% tra 1990 e 2024, con 122 milioni di tonnellate nel 2024; un risultato attribuito in gran parte a efficientamento dei processi e a una generazione elettrica via via meno emissiva.

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