180.000 morti in Europa a causa delle polveri sottili e l’Italia è al primo posto
Un recente studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente ha analizzato le emissioni di PM 2.5, ozono e biossido di azoto, che provocano complessivamente 279.000 decessi all’anno in Europa.
Basato sui dati del 2023, lo studio Harm to human health from air pollution in Europe: burden of disease status, 2025 – ovvero “Un danno alla salute umana portato dall’inquinamento atmosferico: quanto pesano le malattie” – pubblicato nei giorni scorsi dall’Agenzia Europea per l’Ambiente, traccia un quadro che, pur marcando un miglioramento sensibile dal 2005 a oggi, rimane molto preoccupante, in particolare per il dato delle polveri sottili, a cui attualmente sono imputabili circa 182.000 decessi all’anno a livello comunitario.
In questa classifica l’Italia detiene un drammatico primato: è il paese europeo con più morti a causa delle PM 2.5, con 43.083 decessi nel 2023. Com’è ormai tristemente noto, epicentro dell’inquinamento è la pianura padana, così come nelle grandi metropoli si riscontrano i valori più elevati di concentrazione delle polveri ultra sottili. La Regione più colpita è la Lombardia – che nel 2023 ha registrato 10.659 decessi attribuibili al PM2,5 –, seguita nell’ordina da Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Anche Roma e Napoli danno contributi significativi.
Il dato si attenuta proseguendo verso il sud e la isole, ma sempre con valori preoccupanti – la Sardegna, insieme alla Valle D’Aosta, paga il tributo meno pesante con poco più di 30 decessi all’anno ogni 100.000 abitanti, pochi in confronto ai 145 della Lombardia. Come anticipato, pur mantenendosi su quote allarmanti, il dato si sta attenuando: la città più colpita dalle polveri sottili, ovvero Milano, è passata dai 5714 morti del 2005 ai 3478 del 2023.
Anche gli altri indicatori destano preoccupazione: il biossido di azoto – prodotto dalla combustione delle fonti fossili e derivante principalmente da traffico veicolare, riscaldamento e processi industriali – raggiunge livelli estremamente preoccupanti nei principali centri. Livelli che si abbassano, fino a rasentare lo zero, nei capoluoghi più piccoli, meno trafficati e meno industrializzati. I dati migliori infatti si registrano in alcune città della Sardegna e della Calabria – aiutate anche da climi miti che riducono il ricorso al riscaldamento –, mentre i peggiori nelle grandi metropoli: Milano in testa, seguita da Roma, Napoli e Torino.
Un quadro dolce-amaro dunque: da un lato l’Agenzia Europea per l’Ambiente celebra il successo degli Obiettivi di Inquinamento 2030 di dimezzare le morti, risultato che è stato effettivamente raggiunto. Dall’altro rimane però inaccettabile il numero di decessi – prossimo ai 300.000 – che si verificano ogni anno a causa di polveri sottili, ozono e biossido di azoto. Anche da un punto di vista sanitario gli obiettivi rimangono lontani, poiché il 95% della popolazione europea vive in aree in cui la concentrazione di inquinanti supera la soglia individuata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.







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