Repubblica Democratica del Congo e M23 hanno firmato un cessate il fuoco, dopo anni di guerra
Con la mediazione del Qatar la Repubblica Democratica del Congo e i ribelli dell’M23 firmano un accordo preliminare per la pace che dovrebbe essere approvato ad agosto.

La Repubblica Democratica del Congo (RDC) e i ribelli dell’M23, il gruppo paramilitare che da anni combatte contro l’esercito congolese e controlla varie zone nell’est del paese hanno firmato un accordo di cessate il fuoco in Qatar per porre fine ai combattimenti tra le due parti. Denominato Dichiarazione di principi, l’accordo prevede che entrambe le parti debbano astenersi da attacchi, “propaganda d’odio” e “qualsiasi tentativo di conquistare con la forza nuove posizioni sul terreno”. Un primo passo verso una soluzione permanente.
L’accordo di pace definitivo è previsto per il 18 agosto e deve essere in linea con l’intesa mediata dagli Stati Uniti tra Repubblica Democratica del Congo e Ruanda a giugno. Accordo che ha fatto molto discutere sia perché molti analisti hanno sottolineato gli interessi economici degli Usa nello sfruttare i giacimenti di minerali rari, sia perché non coinvolgeva la milizia M23 che è uno degli attori principali del conflitto tra i due Paesi. Il Congo, infatti, ha accusato il governo ruandese di appoggiare i ribelli dell’M23.
Il gruppo armato M23 (Movimento del 23 Marzo) è una milizia attiva soprattutto nel Nord Kivu, una provincia orientale della RDC, vicino al confine con Ruanda e Uganda. Il nome fa riferimento a un accordo di pace firmato il 23 marzo 2009, che secondo il gruppo non è mai stato rispettato dal governo congolese. Il gruppo è stato inizialmente sconfitto nel 2013, ma è tornato attivo nel 2021 ed è riuscito in poco tempo a riconquistare terreno.
Attualmente (luglio 2025), l’M23 controlla vaste aree del Nord Kivu, in particolare il Territorio di Rutshuru, una zona chiave, al confine con l’Uganda, una parte del territorio di Nyiragongo molto vicino a Goma, capitale della regione, e alcune aree di Masisi, altro territorio molto conteso e strategico. Anche se Goma, la capitale del Nord Kivu e snodo logistico importante, è formalmente sotto controllo governativo, l’M23 è presente molto vicino, rendendo instabile tutta l’area.
Tra le misure previste dell’accordo tra Congo e M23 ci sono uno scambio di prigionieri e il ripristino delle autorità statali in tutto il paese, ma è tutto molto vago. Anche i commenti del portavoce dell’M23, Bertrand Bisimwa, e del portavoce del governo di Kinshasa, Patrick Muyaya, non sembrano coincidere molto. La RDC parla di «ritiro non negoziabile, una linea rossa» che l’M23 smentisce, sostenendo un impegno che riguarda il ricorso a mezzi pacifici e l’istituzione di un meccanismo bilaterale per il cessate il fuoco. Non si parla di «ritiro» né di una possibile ripresa di Goma e Bukavu da parte di Kinshasa.
Il conflitto tra le due parti va avanti da decenni e quest’anno si è particolarmente intensificato con l’occupazione di vaste zone della Repubblica Democratica del Congo orientale, ricca di minerali, tra cui la capitale regionale Goma, la città di Bukavu e due aeroporti, da parte dell’M23.
Come ha denunciato l’ONU, la situazione nei territori nell’est della Rdc è tra le più critiche al mondo tra crimini di guerra, stupri, arresti arbitrari e massacri. Questo sarebbe il primo accordo diretto tra le due parti da quando i ribelli hanno lanciato l’offensiva recente. Speriamo che non fallisca, sono decine quelli non andati in porto. Gli stessi ribelli dell’M23 emersero da un accordo di pace fallito 16 anni fa.
Il Qatar ha affermato che i negoziati sono destinati a proseguire e la Commissione dell’Unione Africana ha definito la dichiarazione una “pietra miliare” negli sforzi durevoli per la pace e la sicurezza nella regione.
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