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17:53 24 Giugno 2025 | Tempo lettura: 4 minuti

La Svezia è il primo paese al mondo a non avere più galline allevate in gabbia

Pur senza alcun divieto ufficiale, il paese è il primo al mondo ad aver azzerato l’allevamento di galline in gabbia grazie al lavoro di sensibilizzazione delle ONG.

Autore: Redazione
galline in gabbia svezia

La Svezia è il primo paese al mondo che ha messo fine all’allevamento in gabbia per le galline ovaiole. E lo ha fatto in assenza di una legge che lo vieti esplicitamente e grazie al costante lavoro di sensibilizzazione, lobbying e advocacy a livello politico e aziendale portato avanti dalle Organizzazioni non governative.

La storia di come in Svezia si è giunti a questo storico traguardo è tanto complessa quanto istruttiva. Nel 1988 il Parlamento svedese aveva in realtà deciso di vietare l’allevamento dei polli in gabbia, approvando l’Animal Welfare Act (legge sul benessere animale) che introduceva fra le altre cose questo divieto. L’abolizione doveva compiersi con una transizione decennale, ma al termine di questo periodo, nel 1999, le gabbie non erano state ancora del tutto eliminate.

La legge venne quindi emendata dal parlamento. Al posto del divieto totale di allevamento in gabbia, furono vietate solo le cosiddette battery cages. Si tratta di gabbie strettissime e spoglie, dove le galline non possono nemmeno aprire le ali. Negli anni successivi, le battery cages sono effettivamente andate scomparendo e in più è stato introdotto l’obbligo di etichettatura delle uova, in modo da permettere scelte più consapevoli alle persone.

Sono però rimaste le cosiddette enriched cages (o furnished cages), cioè gabbie “arricchite”. Si tratta di gabbie che presentano al loro interno piccoli nidi per la deposizione, un maggiore spazio rispetto alle battery cages, dei posatoi (o perche, aste orizzontali su cui le galline possono appollaiarsi e riposare e una lettiera per razzolare.

Una svolta importante arriva con la nascita di Project 1882, un’iniziativa svedese per il benessere animale legata a Djurens Rätt, la più antica associazione per la protezione degli animali in Svezia (fondata proprio nel 1882, da cui il nome). Il progetto ha un obiettivo chiaro: eliminare del tutto le gabbie per le galline ovaiole, lavorando non attraverso leggi, ma convincendo aziende, supermercati e grossisti a cambiare politica.

Nel 2008 quando Project 1882 lancia la sua prima campagna aziendale contro le uova da galline in gabbia. Hemköp è il primo supermercato a schierarsi. Ai tempi ancora il 40 % delle galline svedesi viveva in gabbie. Negli anni seguenti, altre grandi catene come Coop, Willys, Lidl, Netto e City Gross seguono l’esempio, e questo fa rapidamente crollare la percentuale di galline in gabbia. Il progetto non si ferma alle uova fresche: convince le aziende a escludere le uova da gabbia anche come ingredienti nei prodotti a marchio proprio. Intanto i grossisti, i comuni e infine anche l’ultimo grande rivenditore, ICA, aderiscono.

Tra il 2024 e il 2025 il cambiamento si completa: oltre 85 aziende hanno adottato impegni ufficiali, e Project 1882 riceve la conferma che tutte le gabbie in Svezia sono ormai vuote. In totale, almeno 17 milioni di galline sono state salvate da una vita dietro le sbarre grazie a questo lungo lavoro di pressione, dialogo e sensibilizzazione.

Parallelamente, Project 1882 ha contribuito a spingere la Commissione europea a promettere un divieto delle gabbie con l’iniziativa End the Cage Age. La Commissione deve ancora esaminare la proposta: aveva promesso una legge per il 2023, poi posticipata al 2026, che dovrebbe portare a un divieto progressivo e totale delle galline in gabbia in tutta l’Ue.

«La Svezia ci dimostra che un mondo senza gabbie è possibile. Questo straordinario risultato, ottenuto senza un divieto di legge ma grazie a un lavoro instancabile di pressione pubblica e cambiamento aziendale, ci ricorda che il potere del cambiamento è nelle nostre mani. Anche in Italia, continueremo a lottare ogni giorno fino a quando nessun animale sarà più costretto a vivere prigioniero. Le gabbie devono diventare un lontano ricordo, ovunque» dichiara Matteo Cupi, Direttore esecutivo Animal Equality Italia che da anni documenta gli effetti negativi dell’allevamento in gabbia.

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