18 Ott 2023

Animal Equality: mettiamo fine all’orrore, attiviamoci per gli altri animali

Scritto da: Daniel Tarozzi
Video realizzato da: Paolo Cignini

Un lavoro di informazione – anche tramite verità dure, scomode e difficili da digerire –, di sensibilizzazione, di lobbying positiva, per contribuire a cambiare le cose nel mondo animale e far cessare la crudeltà sulle specie allevate a scopi alimentari. È questo ciò di cui si occupa Animal Equality, associazione internazionale attiva dal 2006.

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Cesena, Emilia-Romagna - Passeggiando per la fiera organizzata a Cesena da Macrolibrarsi rimango colpito – ma distrattamente perché sto camminando di corsa verso un appuntamento – da una persona con un visore per la realtà virtuale. Apparentemente stona con il contesto che invece è tutto legato al contatto con la terra, la salute, il corpo. Poco dopo, mi trovo a intervistare Gessica Zorz di Animal Equality che mio svela l’arcano. Le persone con il visore stanno vivendo in “3d” la realtà vista dal punto di vista di una mucca o di una gallina o un pulcino o di un maiale che vive in un allevamento intensivo.

Non ho provato il visore, ma immediatamente i brividi mi attraversano la schiena e il mio pensiero va ai pulcini triturati vivi – a migliaia e migliaia –, alle galline col becco tagliato che tentano il suicidio, alle mucche con la coda legata, separate alla nascita dalla madre, inserite in macchinari che le torturano a vita, ai maiali costretti in spazi claustrofobici. Esservi viventi che mai nell’intera vita faranno un passo nel mondo reale, che mai riceveranno un momento di affetto – nemmeno dalla propria madre –, che conosceranno esclusivamente terrore e dolore.  Esseri viventi di cui noi, la maggior parte di noi, si nutre quotidianamente. 

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ANIMAL EQUALITY

Sembra impossibile vero? Impossibile quando ci si pensa. E infatti si sceglie di non pensarci, si utilizzano termini neutri: il pollo, la fettina, il manzo, il prosciutto. Nessuno dice “pezzo di corpo affettato da un animale che ha sofferto le pene dell’inferno” o “uova fatte da una gallina i cui pulcini maschi sono stati triturati vivi”. E potrei continuare per molte righe. Per fortuna, non tutti scelgono di chiudere gli occhi di fronte a questi orrori. Tra chi vi si oppone, c’è appunto Animal Equality, associazione che nasce nel 2006 da Sharon Nunez, Javier Moreno e Jose Valle con una missione: proteggere gli animali.

Si legge nel loro “chi siamo”: “Come organizzazione internazionale per la protezione degli animali, lavoriamo per porre fine alla crudeltà inflitta agli animali allevati a scopo alimentare. Lavoriamo per educare il pubblico sull’orribile realtà all’interno di allevamenti intensivi e macelli, facciamo pressione sui governi affinché adottino leggi che proteggano gli animali e incoraggiamo le grandi aziende ad attuare politiche a vantaggio degli animali. Non perdiamo mai di vista i nostri principi fondanti”.

INIZIATIVE E CAMPAGNE

«Tutti noi – mi spiega in fiera Gessica Zorz – sappiamo più o meno cosa accade all’interno di un allevamento intensivo, ma vederlo con i propri occhi è diverso. Per questo le nostre campagne puntano sempre alla sensibilizzazione. Attraverso iAnimal, ad esempio, lo spettatore vive in prima persona il maltrattamento sofferto dagli animali allevati a scopo alimentare grazie alla realtà virtuale». 

Allenare l’empatia può essere la spinta per nuove riflessioni più in linea con un benessere condiviso. «Il nostro è un approccio molto pragmatico. Abbiamo, ad esempio, il sito web loveveg con tante ricette utili e consigli per avvicinarsi a un’alimentazione più vegetale, ma non basta. Se vogliamo aiutare gli animali infatti dobbiamo mettere in discussione le leggi che li riguardano e fare di tutto per cambiarle affinché li tutelino e li proteggano», continua Gessica. 

A tal proposito, tra le tante campagne, Animal Equality è promotrice dell’iniziativa volta all’adempimento di una legge che mette fine alla triturazione dei pulcini maschi nell’industria delle uova. Sono circa 33 milioni le uova che ogni anno vengono triturate nel loro primo giorno di vita. Attraverso una tecnologia infatti è possibile conoscere il sesso del pulcino e non far schiudere l’uovo. Proprio in questi giorni sono stati scritti i decreti attuativi della legge in questione che però contengono molte deroghe da verificare. Nonostante tutto, l’Italia è uno dei primi paesi europei che ha smesso di praticare questa atroce pratica.

Tra le altre campagne in corso, troviamo da quella per i polli broiler – animali geneticamente selezionati per crescere a dismisura in tempi rapidissimi, un massimo di sei settimane, ed essere pronti alla macellazione creando ai poveri animali problemi ai muscoli, agli arti e alle vie respiratorie – a quella contro la macellazione dei cavalli. Ogni anno in Italia ne vengono uccisi oltre 25.000 senza considerare tutti quelli che perdono la vita in modo brutale e incontrollato nella filiera del commercio clandestino, un fenomeno che ha preso piede in Italia e nel resto del mondo. 

animal equality

«Il lavoro di lobby è faticoso e complicato e mira a una maggiore conoscenza da parte dei politici, europei, italiani e regionali, delle istanze delle associazioni. Fare in modo insomma di interagire con tutto il mondo politico per avere il loro supporto. Puntiamo anche a risultati “più piccoli” con aziende come catene di supermercati chiedendo loro di smettere di rifornirsi di prodotti con uova di galline allevate in gabbia, di carni di polli broiler, cercando risultati più immediati e con una strategia forte. Il nostro invito è essere sempre presenti e attivi ed essere parte del cambiamento», continua Gessica.

IL QUADRO POLITICO E NORMATIVO

Nonostante la situazione politica italiana attuale, che non sembra essere molto sensibile a questi temi, Animal Equality sta cercando di sensibilizzare sia il pubblico sia la classe politica in genere su queste tematiche anche in previsione della revisione della legge europea sul benessere degli animali e del prossimo cambiamento dei vertici europei che l’associazione teme possa essere meno favorevole a certe posizioni. 

Per fortuna, con il trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009, l’Unione Europea riconosce la necessità di tutelare il benessere degli animali garantendo tutta una serie di libertà, come ad esempio una nutrizione adeguata alle sue condizioni di salute e alla sue esigenze; evitare qualsiasi forma di inutile dolore o ferite per l’animale; assicurare all’animale una condizione di benessere psicologico; garantire che l’animale abbia a propria disposizione uno spazio sufficiente per non versare in una condizione di stress o di disagio; assicurare che l’animale si trovi nelle condizioni necessarie di mettere in atto i normali comportamenti propri della sua specie. Tutte condizioni che negli allevamenti intensivi raramente vengono garantite. 

Sappiamo più o meno cosa accade all’interno di un allevamento intensivo, ma vederlo con i propri occhi è diverso

Negli ultimi anni Animal Equality ha mostrato a milioni di persone le terribili sofferenze delle galline allevate per le uova confinate nelle gabbie, oltre ad aver convinto più di 75 aziende a non rifornirsi da aziende che utilizzano ancora le gabbie in più di cinque paesi. Sta anche cercando di supportare, con una coalizione di oltre 140 organizzazioni, la campagna europea End the cage age – “mettiamo fine all’era delle gabbie” – chiedendo contestualmente alla Commissione Europea di esprimersi al riguardo.

«Noi siamo attivisti e professionisti. È necessaria una strategia e visione inclusiva per dialogare con tutti, aziende, politici, società e università. Il cambiamento diventa quasi inevitabile quando si leggono determinati libri o si visionano certi documentari. La consapevolezza ci rende liberi di scegliere. Dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sui milioni di animali invisibili», spiega Gessica.

«Sarebbe sufficiente allineare le nostre azioni con i nostri valori, chiedendosi sempre cos’è il bene e il male, cosa sia giusto e cosa no, e se vogliamo essere parte di un sistema che considera gli animali come merci, se accettiamo la violenza, se crediamo che ci sia un modo compassionevole di uccidere. Dopo aver risposto a queste domande, bisogna cercare di essere la versione migliore di sé stessi. È un percorso, per qualcuno di pochi passi, per altri di tanti chilometri, ma può davvero fare la differenza», conclude Gessica.

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