Verso un accordo ambizioso sul clima? Ecco cosa trapela da Belém – 13/11/2025
Brasile e Cina puntano a un accordo storico alla COP di Belém. Crescono le rinnovabili, il Giappone sperimenta l’energia osmotica e a Empoli il referendum sull’acqua pubblica riaccende il dibattito sui beni comuni.
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Fonti
#COP30
The Guardian – Tussles break out between protesters and security at Cop30 in Brazil
Italia Che Cambia – La conferenza sul clima nel cuore della foresta amazzonica, fra iniziative dal basso e promesse disattese
AsiaNews – Alla Cop30 di Belém il grido dei filippini vittime dei tifoni
Italia Che Cambia – COP 30 a Belém: Corsa contro il tempo tra CCS e biocarburanti
#Energia & Rinnovabili
Italia Che Cambia – L’ultimo report IEA dice che l’accelerazione delle rinnovabili è “inevitabile”
Italia Che Cambia – In Giappone nasce una centrale a osmosi: energia pulita 24 ore su 24 grazie all’acqua
#Politica Locale
La Nazione (Empoli) – Referendum sulla Multiutility. Scarsa l’affluenza alle urne alle 19. Lo spoglio è finito a tarda notte
Trascrizione episodio
Ieri sera attorno alle 22 ore italiane, l’Italian Climate Network ha diffuso il suo bollettino da Belém con una notizia inaspettata ed esclusiva. L’Italian Climate Network è una rete che fa divulgazione, educazione e advocacy sul clima in Italia e nei negoziati ONU, partecipa alle Cop e invia questa sorta di bollettino sui negoziati sul clima.
Vi leggo direttamente dalla loro mail la notizia:
“Italian Climate Network è stata messa a conoscenza di parti della prima bozza della Presidenza”. La bozza della Presidenza è in genere un documento intermedio che viene diffuso dopo qualche giorno di conferenza e che prova a organizzare e dare forma agli elementi emersi fin lì. È il documento di partenza su cui poi si cerca di arrivare a un consenso finale.
Proseguo: “A quanto abbiamo appreso, le consultazioni di alto livello sulla cover decision sono gestite personalmente dalla Ministra brasiliana Marina Silva (ambiente), in diretto contatto con il Presidente Lula e con il Presidente della COP Correa do Lago. Sempre ad alto livello, sul procedere verso una cover decision ambiziosa sembra vi sia un accordo politico al massimo livello tra Brasile e Cina, siglato prima della COP”.
Cioé, sembra che i governi di Cina e Brasile prima della COP si siano accordati per puntare a un risultato molto ambizioso per questa COP e che questo accordo plasmi la proma bozza di documento redatto.
Ma in cosa consiste? “Su cosa punta dunque il Brasile, per questa prima cover decision a trazione BRICS?”
“La scommessa brasiliana è ambiziosa: far convergere tutti i Paesi su un nuovo mandato politico sotto l’Accordo di Parigi, adottando una roadmap con date e scadenze per l’uscita graduale e ordinata dai combustibili fossili entro un decennio, basata sul testo del Global Stocktake del 2023 e in linea con la scienza e con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”.
Previsto, forse scontato, un riferimento alle responsabilità storiche e al picco delle emissioni di alcune grandi economie, con la Cina pronta a prendersi il tavolo se i dati sulle emissioni di Pechino del 2024 e 2025 venissero confermati”. Qui faccio di nuovo una piccola parentesi: negli ultimi giorni un’analisi di un importante centro di ricerca ha mostrato che anche nel terzo trimestre del 2025, e ormai da inizio 2024, le emissioni della Cina sono invariate, hanno smesso di crescere, rispetto all’anno precedente.
Un calo è dovuto a vari fattori, come la crescita delle rinnovabili, la rapida diffusione dei veicoli elettrici, la diminuzione delle attività nei settori del cemento e dell’acciaio per via della crisi immobiliare e al tempo stesso la crescita delle emissioni del comparto chimico, che ha compensando parte dei progressi negli altri ambiti, creando di fato una somma zero. Insomma, la Cina, il più grande emettitore globale di CO2, potrebbe aver davvero toccato il picco delle emissioni.
Torno a leggere: “Il linguaggio della cover decision per come costruita (ad ora) dalla Presidenza è incentrato sul tema della giusta transizione, filone negoziale che dovrebbe avanzare a ritmi abbastanza spediti in virtù del mandato politico di più alto livello e delle richieste di altri Paesi latinoamericani in tal senso. Contestualmente, la Presidenza brasiliana vuole utilizzare questa piattaforma politica anche per ribadire il ruolo della scienza e dell’IPCC.
Segnali incoraggianti, consapevoli però che siamo solo all’inizio di questo percorso e che qualche pezzo del pacchetto dovrà cadere lungo il cammino, per arrivare ad un accordo.
Da capire, già a questo punto, come il Brasile potrà “gestire” la proattività della Colombia, che proprio sul tema dell’uscita dai combustibili fossili ha lanciato un vertice internazionale per la primavera 2026 e vorrebbe ora un maggiore merito a Belém. Ma verso COP30 il Brasile ha costruito un equilibrio politico delicatissimo interno al Sud America, e non trarrebbe alcun vantaggio negoziale dal dare più visibilità ad un attore rispetto agli altri.
Qui a Belém intanto sono ore di trattative, e secondo quanto appreso nei corridoi una prima bozza “limata” potrebbe circolare già venerdì o sabato.
Ora, che dire. Innanzitutto ci vuole molta prudenza e cautela. Non lo so, comunque direi che la notizia è che Cina e Brasile si sono accordate per arrivare a un accordo per avere una roadmap chiara di uscita dai combustibili fossili. E già questo sarebbe un risultato storico.
Prima di questa novità di ieri sera, comunque stavano succedendo cose sia dentro che attorno alla COP. Ieri il summit dei popoli è stato inaugurato ufficialmente, mentre il giorno prima, lunedì sera, un gruppo di attivisti, diversi dei quali arrivavano dal cuore dell’Amazzonia, hanno fatto un’azione di protesta.
Vi faccio ascoltare cosa è successo dalla voce di Marzio Fait, percé come ogni anno ormai da qualche anno, abbiamo una collaborazione con Agenzia di Stampa Giovanile, progetto editoriale di Viração & Jangada, che da più di dieci anni porta un gruppo di giovani trentini e trentine alla COP. E che produce questa rubrica dalla COP che si chiama XYZ. A te Marzio:
Contributo disponibile all’interno del podcast
Oltre alle proteste e all’inaugurazione del summit dei popoli, ci sono stati momenti significativi anche dentro le mura dei negoziati ufficiali. Un momento particolarmente toccante è quello in cui ha parlato Joy Reyes, attivista per la giustizia climatica e sopravvissuta al super tifone Ulisse nelle Filippine, nel 2020. Che ha detto, davanti all’assemblea: “Amavo il suono della pioggia. Ora ogni goccia mi fa paura”, ricordando poi la notte del 2020 in cui i venti del tifone Ulisse devastarono la sua città, costringendo la famiglia a fuggire dalle acque in piena.
Un altro passaggio interessante, riportato su Asianews, è l’intervento dell’economista boliviana Carola Micaela Mejía che ha parlato di come il debito pubblico renda difficile l’azione climatica: ”Il debito è uno strumento neocoloniale – ha detto -. Tiene le nazioni in una condizione di dipendenza, anche mentre affrontano in prima linea la distruzione climatica”, ricordando che Paesi come la Colombia destinano oltre il 20% del bilancio pubblico ai pagamenti del debito e meno dell’1% all’azione climatica.
Se volete un approfondimento sulle principali questioni in ballo, e su un appello scientifico particolarmente importante lanciato dallo scienziato Johan Rockstrom, voi consiglio di ascoltarvi il secondo episodio di Copconnection, il podcast di Sergio Ferraris, Giorgia Burzachechi e Ivan Manzo su questa conferenza, uscita ieri sera. La trovate su ICC e fra le fonti, ma ve ne faccio ascoltare un piccolo assaggio.
Contributo disponibile all’interno del podcast
Se volete approfondire ulteriormente, vi segnalo anche un bell’articolo che abbiamo pubblicato ieri della giornalista Michela Loddo.
Ci sono anche altre due notizie molto importanti che riguardano le rinnovabili. Ne abbiamo parlato nelle nostre news, ma credo sia utile fare un passaggio anche qui.
La prima è che è uscito il rapporto annuale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) e ci dice che le rinnovabili cresceranno più rapidamente di ogni altra fonte in tutti gli scenari considerati, con il solare a guidare l’ascesa. I rapporti della IEA presentano vari scenari, ecco quest’anno anche nello scenario più prudente afferma che la nuova capacità di produzione di energia rinnovabile assorbe la quota maggiore della crescita della domanda. E dice anche che nella prima metà del 2025 la produzione da solare e eolico è aumentata più della domanda elettrica globale. Il che significa che le rinnovabili sono andate non solo a coprire l’aumento della domanda, ma anche a far diminuire un po’ le fonti fossili. È un segnale molto importante.
L’altra notizia in realtà non è degli ultimi giorni ma risale a qualche mese fa, alla fine di agosto, ma visto non ne abbiamo parlato penso sia importante farlo. Nel sud-ovest del Giappone, a Fukuoka, è stata inaugurata la prima centrale a osmosi del paese, la seconda al mondo.
L’osmosi è la tendenza dell’acqua a spostarsi da una soluzione meno concentrata a una più concentrata. La centrale a osmosi di Fukuoka funziona così: c’è una membrana semipermeabile che viene posizionata vicino al mare, a dividere acqua dolce e acqua salata. L’acqua dolce attraversa la membrana per diluire quella salata, a quel punto dal lato dell’acqua salata aumenta la pressione perché c’è più acqua e questa pressione viene utilizzata per far girare una turbina collegata a un generatore.
L’elettricità così generata viene poi usata per alimentare un impianto di desalinizzazione che sta lì accanto. Fra l’altro l’accoppiamento con impianti di desalinizzazione sembra particolarmente strategico perché ad esempio la centrale giapponese non solo indirizza lì l’elettricità che produce, ma a sua volta prende dal dissalatore le acque reflue, che in pratica sono acqua di mare super concentrata, per aumentare la differenza di concentrazione e quindi l’energia potenziale disponibile.
In generale comunque è una prospettiva molto interessante questo impianto, che come vi dicevo è il secondo al mondo ma il primo di dimensioni interessanti. Perché, anche se al momento l’energia prodotta è abbastanza modesta, circa il fabbisogno energetico di 220 famiglie giapponesi, è un’energia che ha una continuità di produzione. Cioé, l’energia osmotica, non dipende dal sole o dal vento, ma semplicemente dalla presenza costante di acqua dolce e salata. È quindi una fonte potenzialmente sempre disponibile, giorno e notte, in qualsiasi condizione atmosferica. E questo è molto interessante in un’ottica di stabilità di generazione di energia, in un modello energetico sempre più basato sulle fonti rinnovabili, per loro natura discontinue.
A Empoli, domenica si è votato per un referendum sull’acqua pubblica, che però non ha raggiunto il quorum. In pratica un comitato locale aveva raccolto oltre 4000 firme per indire un referendum comunale con cui i promotori volevano fermare la quotazione in Borsa della Multiutility Alia Plures, la holding toscana dei servizi pubblici, ma il quorum non è stato raggiunto.
Alle urne si è recato il 28,48% degli aventi diritto, pari a 12.290 votanti. Tra questi, il 96,6% ha votato “Sì”, contro il 3% di “No”. Insomma, anche se al momento è un nulla di fatto, si torna a parlare di acqua pubblica, un tema molto interessante, che prima o poi affronteremo anche qui, perché è un argomento su cui ci sarebbero tante cose da dire e analisi da fare. Lo faremo presto, promesso.
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