Abbonati. Sostieni l'informazione indipendente


Cose da sapere

Articoli fondamentali per comprendere problemi e soluzioni dell'Italia (e del mondo) che Cambia, cose importanti, cose da sapere.

I temi che trattiamo
In evidenza
Ambiente

Ambiente

Podcast

La redazione affronta e sviscera problemi e soluzioni del mondo contemporaneo, cercando di comprendere e interpretare la realtà in modo onesto e approfondito.

Ascolta
In evidenza
Soluscions

Soluscions

Ispirazioni

Storie, esempi, riflessioni stimolanti e replicabili per cambiare la propria vita e il mondo, per realizzare i propri sognie e apprezzare frammenti concreti di Italia che Cambia.

Leggi
In evidenza
Calabria sarai Tu

Calabria sarai Tu

Guide al cambiamento

Vuoi sapere tutto, ma proprio tutto su un determinato tema? Con le nostre guide al cambiamento puoi farlo scegliendo quanto e quando approfondire.

Leggi
In evidenza
Animali come noi: guida al benessere animale

Animali come noi: guida al benessere animale

Focus

Inchieste, reportage, approfondimenti verticali che - tra articoli, video, podcast e libri - ci aiutano a mettere a "focus" la realtà.

Leggi
In evidenza
Guerre nel mondo

Guerre nel mondo

La guerra è una guerra, è UNA guerra, è una guerra

Territori

Il giornalismo, quello vero, si fa consumandosi le suole delle scarpe per andare nei territori e toccare con mano problemi e soluzioni.

I portali territoriali
In evidenza

Sicilia


Gli strumenti del cambiamento

Bacheca cerco/offro

Per mettere insieme la domanda e l'offerta di cambiamento e costruire insieme il mondo che sogniamo.

Mappa delle realtà del cambiamento

Scopri le realtà incontrate durante i viaggi o segnalate dalla community ritenute etiche e in linea con la nostra visione.


Scopri italia che cambia
20 Novembre 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Aria di svolta a Belém: verso una roadmap per uscire dalle fonti fossili? – 20/11/2025

Dalla COP30 di Belém, dove entra in gioco una possibile roadmap per l’uscita dai fossili, alle elezioni locali in Danimarca, passando per la scoperta di un possibile “linguaggio complesso” dei capodogli.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
Cover Rassegna Home 1130 x 752 px 2025 11 20T002937.007

Questo episodio é disponibile anche su Youtube

Guardalo ora

Trascrizione episodio

Da Belém arriva un’aria frizzante. È un’aria diversa da quella paludosa che ha caratterizzato molte delle ultime Conferenze sul clima. Qui c’è aria di svolta. Su Valori Lorenzo Tecleme assieme a Mauro Albrizio, direttore degli affari europei di Legambiente, parla di momentum. Mentre sul Guardian Fiona Harvey and Jonathan Watts da Belém parlano di una possibile svolta storica. Fra l’altro che sta maturando in maniera abbastanza irrituale, e molto basata sull’asse Brasile-Cina.

Di che parliamo? Parliamo del fatto che ieri è stata diffusa la prima bozza di accordo da parte della presidenza brasiliana. E contiene due novità molto importanti, ve le leggo nelle parole di Lorenzo Tecleme: “Nel documento sono ancora evidenziate molte opzioni diverse e opposte, e la strada per un accordo è ancora lunga. Ma la notizia è che sembra esserci uno spiraglio aperto per i due obiettivi più ambiziosi tra quelli sul tavolo: una roadmap per l’abbandono delle fonti fossili e la triplicazione dei fondi per l’adattamento nel Sud globale”.

“Nella procedura dei negoziati sul clima delle Nazioni Unite, sta al Presidente – nominato dal Paese ospitante, in questo caso il Brasile – fare sintesi tra le posizioni delle diverse Parti, cioè gli Stati. Per arrivare a questa sintesi, la presidenza lavora a bozze all’inizio molto vaghe e via via più dettagliate, fino ad una versione finale che viene votata da tutte le nazioni presenti in una sessione plenaria. Quella diffusa martedì è la prima di queste bozze e, in modo un po’ irrituale, è divisa in due blocchi. Il primo, battezzato Mutirão decision (mutirão significa sforzo congiunto in portoghese) dovrebbe contenere i temi più spinosi, e sembra essere il vero testo politico della Cop30. Il secondo pacchetto sarà invece dedicato alle questioni più tecniche e sulle quali c’è già un accordo maggiore. Assieme, formano quello che i negoziatori hanno iniziato a chiamare Belém package”.

“Tutta l’attenzione si è inevitabilmente rivolta verso la Mutirão decision. Dentro ci sono le diverse proposte presentate dai governi su quattro punti, quelli che fin dall’inizio la presidenza aveva indicato come più polarizzanti. Il primo è la reazione ai Nationally Determined Contributions (Ndc), gli impegni relativi alla transizione ecologica presentati quest’anno dagli Stati. C’è un diffuso consenso sulla loro insufficienza, e alcune Parti – ad esempio le piccole nazioni insulari, i Paesi meno sviluppati e parte di Unione europea e America Latina – vorrebbero individuare dei modi per ridiscuterli nel breve termine.

Il secondo punto è la finanza per l’adattamento nel Sud globale, cioè i capitali necessari ai Paesi più poveri per prepararsi alle conseguenze della crisi climatica. Il G77, il blocco negoziale che comprende Africa, America Latina e buona parte dell’Asia, vorrebbe che si triplichino gli stanziamenti attuali, fissati intorno ai 40 miliardi di dollari all’anno. I Paesi ricchi, che dovrebbero garantire quei flussi di denaro, ritengono la stima eccessiva”.

Il terzo punto tra quelli affrontati dalla Mutirão decision è relativo al commercio. Le nazioni più industrializzate del G77, con il supporto della Cina, chiedono che ci si impegni ad abolire quelle che loro chiamano «misure commerciali unilaterali». Il vero nemico è il Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam), un dazio climatico imposto dall’Unione europea sui prodotti importati da Paesi che hanno regolazioni emissive meno stringenti. Questo punto è interessante, dopo vi spiego perché.

Infine, c’è la questione della trasparenza. Ovvero, come misurare l’avanzamento della transizione”. 

Ed è qui che entra in gioco la roadmap. Leggo: “Benché non sia citata esplicitamente, la risposta alla questione della trasparenza e all’insufficienza degli Ndc potrebbe essere una roadmap per l’abbandono del fossile”.

Pare infatti che la ministra dell’ambiente brasiliana Marina Silva e il presidente Lula abbiano proposto di partire dall’esito della Cop28 di Dubai del 2023, dove ci si accordò su una generica necessità di «”transitare al di fuori” dei combustibili fossili», e affiancare a questa dicitura generica un piano. La notizia è che l’idea di iniziare quantomeno a parlare di questo piano – che a Belém tutti definiscono appunto roadmap – sta conquistando sempre più seguito.

Ora, se non seguite assiduamente le COP questa roba potrebbe sembrarvi scontata e magari potreste chiedervi: ma la roadmap per uscire dai combustibili fossili non doveva essere la prima, forse l’unica cosa importante da fare? Davvero non c’è ancora? Sì, è vero, sono serviti 30 incontri e 3 decenni per arrivare a immaginare di fare un piano per eliminare la causa del cambiamento climatico. Questo perché siamo animali strani, i cambiamenti non ci piacciono, soprattutto quando su quel sistema ci abbiamo costruito un sistema di privilegi e potere non da poco. Ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno: finalmente questa cosa è stata nominata.

E non solo dalla presidenza brasiliana. Ieri 82 Paesi avrebbero espresso formalmente o informalmente appoggio alla proposta brasiliana. In una conferenza stampa all’interno della sede negoziale, alcune delle nazioni promotrici hanno accelerato sull’iniziativa. La cosa interessante è che per la prima volta sembra una coalizione molto trasversale, che mette insieme fette importanti del Nord e del Sud globale. Che va molto al di là della geografia e dell’allineamento geopolitico, sia dal punto di vista ideologico.

Ovviamente ci sono anche diversi paesi, come Arabia Saudita, Russia e altri petrostati, che hanno già fatto sapere che faranno muro. E alle COP vige la regola del consenso, per cui basta un NO per far saltare l’accordo. Su queste posizioni però sembra stia lavorando la Cina, che fa pressione politica e sembra intenzionata a usare la propria influenza per uno scambio politico più ampio: maggiori fondi europei per l’adattamento in cambio dell’appoggio del G77 alla roadmap. 

Insomma, è un incastro davvero complicato, e credo che anche la richiesta fatta all’Europa di ammorbidire i suoi sistemi di controllo del carbonio al confine, sia un modo di chiedere all’Europa maggiore flessibilità, ma in cambio di maggiore ambizione globale. Insomma, di fare un passo indietro, per farne due in avanti tutti insieme.

Su questo voglio farvi ascoltare il contributo di Viola Ducati di Agenzia di Stampa Giovanile . Perché come ogni anno ormai da qualche anno, abbiamo una collaborazione con Agenzia di Stampa Giovanile, progetto editoriale di Viração & Jangada, che da più di dieci anni porta un gruppo di giovani trentini e trentine alla COP. E che produce questa rubrica dalla COP che si chiama XYZ. A te Viola:

Contributo disponibile all’interno del podcast

Alla COP30 comunque succedono anche tante altre cose, e quest’anno, essendo il Brasile un paese molto legato all’agribusiness, c’è una presenza importante di lobbysti particolari. Mi ha colpito su questo aspetto un passaggio del podcast COPCONNECTION, che ospitiamo sulle nostre pagine, in cui il giornalista Sergio Ferraris e Anna Pellicci di Italian Climate Network parlano proprio di questo. Ve lo faccio ascoltare.

Contributo disponibile all’interno del podcast (14:30 circa)

Sono state elezioni che sanno un po’ di ribaltone quelle locali del 18 novembre, in Danimarca. I socialdemocratici del premier Mette Frederiksen restano primo partito a livello nazionale, ma perdono pezzi un po’ ovunque e soprattutto vedono crollare alcune loro “roccaforti storiche”. A livello nazionale passano dal 28% circa delle precedenti comunali a poco più del 23%, perdendo sindaci in almeno un quarto dei comuni, segnale forte di malcontento per caro-vita, tagli al welfare e gestione del governo di larghe intese con il centro-destra.

Il simbolo del cambiamento è Copenaghen, dove i socialdemocratici scendono addirittura al 12,7% e, dopo 87 anni di dominio incontrastato, vengono esclusi dalle trattative per il sindaco: la capitale va nelle mani di una maggioranza più spostata a sinistra ed ecologista, con i rosso-verdi (Enhedslisten) primo partito e la sindaca che arriva dai Verdi di sinistra (SF). 

In altre aree rurali e di provincia crescono invece forze di destra e destra populista, che capitalizzano la rabbia per il costo della vita e per le politiche climatiche percepite come penalizzanti. Ne esce l’immagine di un paese più frammentato, con la “vecchia” socialdemocrazia che fa fatica a tenere insieme elettorato urbano progressista e periferie scontente.

È un fenomeno da osservare, perché la Danimarca, pur con molto limiti, era uno dei paesi che aveva fatto meglio nelle politiche di transizione ecologica, ad esempio aveva approvato una storica legge sul progressivo abbandono degli allevamenti intensivi che non aveva incontrato resistenze.

Secondo uno studio appena pubblicato da un gruppo di linguisti dell’Università di Berkeley e di Project CETI, i capodogli non si limitano a fare “clic” tipo codice Morse, ma dentro quei suoni nascondono qualcosa di molto più simile al nostro linguaggio: vere e proprie “vocali”. Analizzando migliaia di registrazioni di capodogli nei Caraibi con sistemi di intelligenza artificiale, i ricercatori hanno individuato schemi acustici stabili che ricordano le vocali “a” e “i”, e persino combinazioni tipo dittonghi, cioè passaggi da una vocale all’altra all’interno dello stesso verso. Questo significa che il “codice” dei capodogli è molto più flessibile e combinatorio di quanto pensassimo, più simile a un sistema di fonemi che si combinano per creare significato che a una serie di semplici segnali; ed è un tassello in più nella crescente evidenza che questi cetacei usano un linguaggio complesso, strutturato e forse culturalmente trasmesso, con tutte le implicazioni etiche del caso su come trattiamo animali così intelligenti.

“Il trucco – leggo da un articolo su Futuro prossimo – è stato cambiare la percezione del tempo. Gli umani producono vocali attraverso le corde vocali, che vibrano velocemente. I capodogli usano le labbra foniche, strutture molto più lente. Per decenni i biologi marini hanno analizzato i “coda” (sequenze di click) contando gli impulsi e misurando gli intervalli. Come riportato dall’Università di Berkeley, Beguš ha fatto qualcosa di controintuitivo: ha rimosso il tempo dall’equazione. Ha accelerato le registrazioni fino a farle corrispondere al ritmo del parlato umano. E lì, nascosti nei silenzi, sono apparsi i pattern”.

Secondo quanto rivelato da fonti interne, Stati Uniti e Russia stanno lavorando dietro le quinte a un piano in 28 punti per il cessate il fuoco in Ucraina, ispirato al modello usato per la tregua a Gaza. I colloqui sarebbero già iniziati da settimane e coinvolgerebbero anche Kiev e alcune capitali europee. Il piano prevederebbe una serie di passi coordinati per congelare il conflitto sul campo, avviare negoziati su territori contesi e fornire garanzie di sicurezza multilaterali, ma rimane altamente riservato e in fase preliminare.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato a larga maggioranza una risoluzione sostenuta dagli Stati Uniti che apre alla creazione di una forza multinazionale di stabilizzazione a Gaza e alla formazione di un’amministrazione di transizione. L’obiettivo è guidare il territorio verso un’amministrazione palestinese riconosciuta e stabile, con un percorso che esclude Hamas e prevede il supporto di Paesi arabi della regione. La risoluzione è passata con 13 voti favorevoli, mentre Russia e Cina si sono astenute.

Segnala una notizia

Segnalaci una notizia interessante per Io non mi rassegno.
Valuteremo il suo inserimento all'interno di un prossimo episodio.

Commenta l'articolo

Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi

Registrati

Sei già registrato?

Accedi

Ultime news

Associazione OIA'Daniela BartoliniFrancesco BevilacquaLodovico BevilacquaFilippo BozottiSara BrughittaCinzia CatalfamoPaolo CigniniFabrizio CorgnatiSalvina Elisa CutuliValentina D'AmoraEleonora D'OrazioAndrea Degl'InnocentiLisa FerreliFilòAngela GiannandreaChiara GrassoIndipEzio MaistoSelena MeliFulvio MesolellaPaolo PiacentiniSusanna PiccinElena RasiaAlessia RotoloEmanuela SabidussiMarta SerraDaniel TarozziValentina TibaldiBenedetta TorselloLaura TussiRoberto ViettiLaura Zunica

Italia che Cambia

L’informazione ecologica dal 2004

Italia che Cambia è il giornale web che racconta di ambiente, transizione energetica e innovazione sociale in Italia. Raccontiamo storie che ispirano e spieghiamo i problemi con approccio costruttivo. Offriamo strumenti concreti per chiunque voglia essere parte attiva di questa trasformazione. È il punto di riferimento per chi cerca esempi di sostenibilità, etica imprenditoriale e iniziative civiche che dimostrano che un altro mondo non solo è possibile, ma è già in costruzione.

Abbonati Registrati
Associazione OIA'Daniela BartoliniFrancesco BevilacquaLodovico BevilacquaFilippo BozottiSara BrughittaCinzia CatalfamoPaolo CigniniFabrizio CorgnatiSalvina Elisa CutuliValentina D'AmoraEleonora D'OrazioAndrea Degl'InnocentiLisa FerreliFilòAngela GiannandreaChiara GrassoIndipEzio MaistoSelena MeliFulvio MesolellaPaolo PiacentiniSusanna PiccinElena RasiaAlessia RotoloEmanuela SabidussiMarta SerraDaniel TarozziValentina TibaldiBenedetta TorselloLaura TussiRoberto ViettiLaura Zunica