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19 Settembre 2025
Podcast / Io non mi rassegno

“È repressione”: polemiche sui fogli di via a Olbia – INMR Sardegna #92

parliamo dei fogli di via notificati a chi ha protestato a Olbia contro l’arrivo di militari israeliani, della nuova legge sarda sul fine vita (seconda in Italia), delle proteste riaccese nel sud per l’avvio dei lavori del Tyrrhenian Link e dell’indagine della Fondazione Sardegna sulla coscienza nazionale sarda.

Autore: Redazione Sardegna che Cambia
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L'articolo si trova in:

Trascrizione della puntata:

Nelle ultime rassegne vi abbiamo parlato delle proteste portate avanti all’aeroporto di Olbia contro l’arrivo di militari israeliani in vacanza, giunti con voli diretti da Tel Aviv. Quello che però è successo in settimana e di cui le cronache sarde (e non solo) hanno parlato, è che sono stati notificati diversi fogli di via agli attivisti e alle attiviste che lo scorso 31 agosto avevano manifestato pacificamente. La misura, che ricordiamo prevede l’allontanamento per un anno dalla città, si fonda – secondo la Questura – sull’“inclinazione a condotte che mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica”. Una decisione che come riporta Cagliari Today ha sollevato dure reazioni politiche: il consigliere regionale Valdo Di Nolfo parla di “provvedimento pretestuoso e strumentale” e denuncia una volontà di intimidire i manifestanti, accusando il governo Meloni di voler reprimere ogni iniziativa in solidarietà al popolo palestinese. Sulla vicenda interviene anche il deputato del Movimento 5 Stelle Mario Perantoni, che annuncia un’interrogazione al ministro Piantedosi per chiarire se i fogli di via siano realmente motivati dalla legge o se non rappresentino piuttosto un limite inaccettabile alle libertà costituzionali di manifestazione e circolazione. Il dissenso si è ancorato in maniera più netta anche tra le fila delle persone in protesta, le quali parlano di bavaglio e repressione. Abbiamo deciso di chiedere un commento alla notizia a una delle realtà coinvolte nelle proteste, il nodo sassarese di A foras, movimento per la chiusura delle basi militari in Sardegna, le bonifiche, la restituzione delle terre alle comunità. Vi lascio direttamente al commento di Aforas 

La Sardegna ha la sua legge sul fine vita. Seconda regione nel territorio italiano, in settimana il Consiglio regionale ha infatti votato il testo della maggioranza di campo largo, scritto sulla base di quello proposto dall’associazione Luca Coscioni e presentato in tutta Italia. 32 i voti favorevoli, 19 contrari e un’astensione, il tutto dopo un dibattito che come riporta Ansa ha fatto emergere le divisioni tra gli schieramenti e anche, in qualche caso, all’interno degli stessi. La legge approvata in Sardegna va a garantire l’assistenza sanitaria gratuita a chi, con una patologia irreversibile e dipendente da trattamenti vitali, sceglie autonomamente e consapevolmente di accedere al suicidio medicalmente assistito. In merito c’è anche da fare una precisazione, ovvero che le condizioni della persona che vuole accedere alla morte volontaria dovranno prima essere verificate da una commissione multidisciplinare e dal comitato etico territorialmente competente. Dall’associazione Luca Coscioni dichiarano di essere grati alle Consigliere e Consiglieri della Regione Sardegna per avere approvato la legge ‘Liberi Subito’. “Le regole approvate in Sardegna – spiegano sempre dall’associazione – consentono la piena attuazione della sentenza della Corte costituzionale ‘Cappato-Antoniani’, che ha legalizzato in Italia il cosiddetto ‘aiuto al suicidio’ a determinate condizioni. Noi continueremo anche a aiutare le persone a fare luce sui diritti alla fine della vita con il nostro ‘Numero Bianco’ 06 9931 3409, attraverso il quale – ricordano sempre dall’associazione Coscioni – diamo informazioni anche sul testamento biologico e sulle cure palliative”. Si tratta di una notizia che ha sollevato anche un senso di gioia in chi da anni si batte e condivide le battaglie su questo terreno, perché come hanno detto tanti e tante negli ultimi giorni, si tratta prima di tutto una questione di civiltà. Un segnale che dalla Sardegna riaccende il dibattito sul diritto di scegliere fino alla fine, nella speranza che venga presto garantito ovunque.

Notizia della settimana è anche il fatto che la posa del Tyrrhenian Link ha preso il via l’11 settembre. Facciamo prima un passo indietro per capire di cosa stiamo parlando perché come riassume Cagliari Today, il Tyrrhenian Link è un progetto di interconnessione elettrica tra Sicilia, Sardegna e la penisola italiana, che prevede un cavo sottomarino e alcune centrali di conversione e smistamento. A realizzare l’opera è Terna, società italiana che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale ad alta tensione, e quello che c’è da dire in merito all’opera è anche che il Tyrrhenian Link nell’Isola non incontra proprio un’accoglienza unanime: proteste, mobilitazioni e denunce accompagnano il suo avanzamento. E hanno accompagnato anche la notizia dell’inizio dei lavori. La questione centrale nelle contestazioni è la terra, e il fatto che vengano espropriati campi e ampie zone incolte per la realizzazione di una ennesima opera industriale, piegando quindi il territorio e le comunità che lo abitano a vivere in funzione della mega opera industriale che li circonderà. Quello che dal comitato no Tyrrhenian link di Quartu sottolineano, è che “tutti gli altri approdi del Tyrrhenian Link in Sicilia ed in Campania sono in area industriale, solo a Quartu è stato possibile permettere che un ‘opera di questo tipo venisse realizzata in un tratto di mare non solo balneabile ma oltretutto bellissimo dove già a riva è possibile trovare polpi e stelle marine. Verranno distrutti 9600 metri quadri di posidonia oceanica come indicato nella documentazione di Terna per la concessione cinquantennale del mare di Terramala. Oltre al passaggio del doppio cavo da 1 GW che va a tranciare tutto il mare balneabile di 130 famiglie  compreso il tratto di mare dove fanno il bagno i bambini della Casa Famiglia , è prevista inoltre la realizzazione di un elettrodo a mare con i relativi cavi”. L’opera del Tyrrhenian Link in Sardegna viene quindi percepita come emblema di speculazione energetica, danni ambientali e mancanza di democrazia. Le consultazioni popolari obbligatorie infatti previste dalla legge non sarebbero state realmente svolte, e quello che il comitato denuncia è un atteggiamento di prevaricazione da parte di Terna e delle istituzioni, visto come un atto di “colonizzazione” ai danni della Sardegna. Un’opera quindi definita strategica per l’Italia, ma che in Sardegna continua a dividere profondamente istituzioni e comunità locali. Anche in merito come sempre vi terremo aggiornati e aggiornate

Quattro persone sarde su dieci si dichiarano tali, prima ancora che italiane. È un dato che emerge dal Rapporto 2025 della Fondazione Sardegna e che racconta un’isola saldamente ancorata alla propria identità, con un senso di appartenenza che in Italia non ha eguali: il doppio rispetto alla media nazionale. Come riporta La Nuova Sardegna, nell’isola l’identità sarda prevale su quella italiana molto più che altrove. E noi possiamo serenamente dire che questa notizia non ci sorprende. Si tratta comunque di un sentimento radicato ha oscillato negli anni: nel 2017 il 51% degli isolani si dichiarava soprattutto sardo, nel 2024 la percentuale era scesa al 35, oggi è tornata al 40. In parallelo, la fiducia nella comunità è alta: oltre sei persone su dieci si sentono parte di una rete sociale, mentre in Italia i valori sono più bassi. Eppure, sotto questa superficie compatta, restano però le problematiche denunciate dalle persone più giovani. Solo un terzo pensa che la Sardegna offra un futuro, mentre sei su dieci credono di doverlo cercare altrove. Negli anni la fiducia è cresciuta e calata più volte, ma oggi si ferma al 33%, sotto la media italiana. Il risultato è che la Sardegna – come scrive Luigi Soriga sulla Nuova – trattiene le radici ma lascia partire i rami: un’isola che custodisce memoria e identità, ma che non riesce a trattenere le nuove generazioni. L’80% dei cittadini dichiara comunque di voler restare, segno di un legame forte con la terra, che ci da speranza in un cambiamento di rotta che vogliamo continuare a testimoniare.

Sardegna che cambia è il 7° portale regionale aperto da Italia che cambia. Nella rassegna stampa settimanale, oltre alle principali notizie raccontiamo gli articoli usciti sul portale sardo, vediamoli insieme:

Lunedì abbiamo inaugurato la settimana raccontandovi il fatto che fino al 22 settembre a Cagliari si terrà una settimana di incontri, laboratori, pedalate e performance dedicate alla mobilità sostenibile e comunitaria. Un’occasione per mettere al centro le persone e le loro relazioni con lo spazio pubblico. Promossa dal Laboratorio di Ecologia Urbana ‘Enrico Corti’ e curata dall’associazione ecologista Mesu, questa settimana di eventi, laboratori e iniziative mira a immaginare una città più vivibile, accessibile e giusta. Le domande che ruotano attorno all’evento sono varie: Quali funzioni e spazi vorremmo avere vicino a casa? A quali servizi vorremmo poter accedere con facilità? Quali esperienze di mobilità ci danno gioia e piacere e quali invece generano in noi frustrazione? Quale idea di città motiva la nostra domanda di mobilità? Cambiare la mobilità può rendere la città in cui viviamo più giusta? Non abbiamo delle risposte univoche, ma il consiglio che vi diamo è di leggere l’articolo e vivere (se potete) gli eventi in corso nel capoluogo per dire la vostra. Trovate tutto su www.sardegnachecambia.it

Martedì spazio invece alla rubrica con cui Maurizio Onnis ci aggiorna sulla questione rinnovabili e speculazione energetica in sardegna. Quello che racconta Onnis è come dal decreto Pichetto Fratin alle leggi regionali impugnate, la Sardegna si trova in un limbo normativo che rende difficile fare previsioni realistiche sul futuro delle rinnovabili. Con 695 pratiche di connessione e oltre 50 GW di potenziale installabile ancora in stand-by, la domanda è: qual è davvero la situazione? Quali sono i progetti per ora approvati nell’isola, e quali gli impianti bocciati? Trovate il punto della situazione dalla penna di Maurizio Onnis sempre sul nostro sito

Mercoledì vi abbiamo raccontato come nel cuore del campo profughi di Nuseirat in Palestina, due giovani fratelli hanno aperto un piccolo spiraglio di speranza tra le macerie: un chiosco di libri, simbolo di resistenza e rinascita in un luogo distrutto dalla violenza. Mentre Gaza resiste (anche) con la cultura, da noi si assiste a scene ben diverse, fra turismo militare ed esercitazioni, che offuscano il senso di umanità e solidarietà.

Se un marciapiede di Gaza può trasformarsi in biblioteca tra le rovine in cui la lettura diventa atto di resistenza, il mondo lontano continua a normalizzare ciò che sta accadendo. L’articolo di Michela Calledda per la sua rubrica “tutto il mondo è paese”, questo mese parla di questo. Ve ne leggo un pezzo: “ “Tutto il mondo è paese”, si chiama così questa rubrica. E Gaza è anche casa mia. Proprio per questo il confronto è insopportabile: se un marciapiede di Gaza può trasformarsi in biblioteca, allora anche la nostra isola può scegliere di non essere complice del genocidio. Può diventare spazio di solidarietà, di cultura, di resistenza civile. Non si tratta solo di Gaza, ma di noi. Della nostra capacità di guardare in faccia l’ingiustizia e di non normalizzarla. Di decidere se vogliamo essere la terra della pace e dei bambini, o quella delle basi e dei resort per i soldati”. Trovate la preziosa riflessione integrale di Michela Calledda, sempre su www.sardegnachecambia.it 

Giovedì spazio invece all’intervista a cura della nostra Lisa Ferreli a Riccardo Pisu Maxia, presidente dell’associazione ANS, ovvero Assemblea Natzionale Sarda. Con il festival Fàulas, ANS porta a Oristano il 4 e 5 ottobre un momento di confronto autentico per smontare le bugie sull’Isola e rilanciare la coscienza nazionale sarda. Ecco Riccardo Pisu Maxia nell’intervista anticipa quello che sarà lo spirito di Fàulas. Anche perché il festival non è solo un evento: è un esercizio di pensiero critico, un’occasione per interrogarsi su temi come l’ambiente, l’economia, la lingua e l’autodeterminazione, per non essere più solo spettatori e spettatrici ma protagonisti e protagoniste della nostra storia. Per domandarsi: ma questo luogo comune sull’Isola, è realtà? O è una faula che non mi permette di avere coscienza di ciò che come sarde e sardi, siamo? Non perdetevi l’intervista perché è molto interessante, trovate sempre tutto su www.sardegnachecambia.org 

E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:

  • Iniziamo da un evento iniziato oggi perché fino al 21 settembre, Borutta si trasforma in un grande villaggio medievale con l’edizione 2025 della Bastida di Sorres, la più grande rievocazione storica della Sardegna.Per chi non la conoscesse, la Bastida di Sorres è una celebre rievocazione che si tiene nel colle di San Pietro di Sorres e rievoca le battaglie del 1334 e del 1347  tra i Doria e gli Aragonesi per il controllo della fortezza di Sorres. Le attività in programma sono varie: dal mattino di domani (sabato 20) ad esempio il villaggio medievale apre al pubblico con visite guidate (al Museo, alla Cattedrale, alla Mostra delle torture e alla Grotta Ulàri), ma anche spettacoli itineranti e laboratori didattici. Un evento da non perdere, trovate tutte le info su www.bastidadisorres.it
  • Alla Fondazione Costantino Nivola di Orani potete invece visitare la mostra On the Edge of the Eyelid, un progetto installativo-fotografico che esplora i confini tra ricerca artistica e indagine scientifica, con particolare riferimento allo studio della Materia ed Energia Oscura. La mostra raccoglie tre progetti inediti realizzati da Fabio Barile, Ezio D’Agostino e Luca Spano. Gli artisti hanno partecipato a un programma di residenze di ricerca che li ha messi in dialogo con scienziati e ricercatori di istituzioni d’eccellenza, tra cui il Gran Sasso Science Institute (L’Aquila), il Dipartimento di Fisica dell’Università di Cagliari, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Associazione Ideas di Cagliari, nonché i siti di Sos Enattos (Lula), individuato per la futura realizzazione dell’Einstein Telescope, e il Sardinia Radio Telescope. Una mostra assolutamente da non perdere, visitabile fino al 16 novembre
  • Vi segnaliamo poi anche un evento in arrivo alla giraffa di Siliqua giovedì 25 settembre. In libreria, a partire dalle 18, Pasquale Alfano presenta: “La speranza di un futuro. Un tutore volontario per minori e stranieri non accompagnati si racconta” (di AIPSA edizione). Per chi non lo conoscesse, Pasquale Alfano è nato a Cassano allo Ionio, centro agricolo della Calabria, vive in Sardegna dal 1971 dove ha svolto la sua attività lavorativa alle dipendenze delle Ferrovie dello Stato prima e, successivamente, nel mondo della cooperazione con attività ispettiva di Legacoop Sardegna.

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