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19 Dicembre 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Il nuovo Piano Casa Ue sembra avere un senso – 19/12/2025

La Commissione UE ha presentato il Piano Casa; le auto a guida automatica sembrano essere molto più sicure; ci sono state grandi manifestazioni degli agricoltori a Bruxelles contro Mercosur; il Consiglio europeo discute i finanziamenti all’Ucraina.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
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Questo episodio é disponibile anche su Youtube

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Trascrizione episodio

Martedì, il 16 dicembre, è uscito il “Piano Casa” della commissione europea. Nome in codice: European Affordable Housing Plan, ovvero “Piano europeo per l’edilizia abitativa accessibile”, che già è un nume abbastanza parlante, che dice qualcosa sugli obiettivi. 

È un roba passata abbastanza inosservata, devo dire, ma che credo sia interessante non solo per gli addetti al settore. Perché la situazione della crisi abitativa in Europa è grave, al punto che anche il parlamento europeo aveva mesi fa avviato una commissione speciale per l’emergenza abitativa. Commissione che dopo mesi di lavoro ha partorito una bozza di piano in cui dice, in breve, per risolvere la crisi serve più mercato. Che è una roba a cui non crede più nessuno dagli anni Novanta.

Vabbé, comunque, questo piano invece elaborato in parallelo dalla Commissione sembra essere più interessante. 

Il piano è, in sostanza, la direzione verso cui vuole andare l’Europa nel futuro. Perché un piano non è una roba in sé vincolante. Cioé: non fa parte degli strumenti legislativi veri e propri, che sono le direttive, i regolamenti e le decisioni. Un piano è una roba che sta a monte, che magari in futuro si tradurrà anche in leggi specifiche, ma che è una sorta di visione generale strategica.

E vabbé, tutta questa pippa, ma quindi che dice questo piano? Io come al solito, per non saper né leggere né scrivere – che poi leggere e scrivere sarebbe il mio mestiere ma vabbé, si fa per dire – ho chiesto, come spesso mi accade quando parliamo di abotare, un parere e un’analisi a Lucio Massardo, cofondatore di MeWe abitare collaborativo e esperti di politiche abitative, housing sociale e cohousing. A te Lucio.

Contributo disponibile all’interno del podcast

Grazie Lucio. L’unico dubbio che mi rimane, di fronte a questa analisi, riguarda le nuove abitazioni. Sappiamo che da un lato c’è molto bisogno di edilizia sociale per garantire il diritto all’abitare a tutte le persone, ma sappiamo anche che il pianeta ha una capacità di carico che abbiamo già ampiamente superato e che soprattutto in paesi molto cementificati come l’Italia dovremmo smettere di costruire e anzi forse rinaturalizzare alcune aree costruite. 

Perciò mi chiedo – anzi lo chiedo a Lucio – è proprio necessario costruire nuove abitazioni? Oppure è solo una mancanza di ambizione e volontà politica di sottrarre immobili al mercato e quindi si continua ad aggiungere? Insomma, gli spazi oggi a disposizione sono sufficienti?

Contributo disponibile all’interno del podcast

Bene, ecco, secondo Lucio Massardo c’è bisogno di nuove abitazioni, ma possiamo fare in modo che anche queste nuove abitazioni non vadano a impattare negativamente sugli ecosistemi naturali.

Ogni anno gli incidenti stradali causano circa 1,2 milioni di morti nel mondo e costano ai Paesi circa il 3% del PIL: per questo si guarda con interesse alla guida autonoma come possibile leva di sicurezza. Secondo i dati diffusi da Waymo, sui circa 160 milioni di km percorsi dai suoi robotaxi in alcune città USA, le auto a guida autonoma risultano coinvolte in molti meno incidenti rispetto alla guida umana sulle stesse strade: -91% di incidenti gravi e -80% di incidenti con feriti, con un calo particolarmente forte agli incroci (-96%).

Nel testo però si spiega anche perché la questione è più complessa: qualche incidente grave c’è stato comunque (anche mortale), ma attribuito a errori di altri conducenti, e questi episodi alimentano diffidenza e polemiche. Inoltre c’è confusione perché non tutti i sistemi sono uguali: Waymo è più vicino a un’autonomia “vera” (livello 4), mentre molte auto vendute come “autonome” sono in realtà assistenza alla guida (tipo Tesla, livelli 2–3) e con dati pubblici molto meno comparabili. Intanto governi e UE stanno lavorando su regole e standard; in Italia si citano sperimentazioni come la navetta autonoma AutoMove a Torino.

Detto ciò, per quanto siano dati molto interessanti, ricordo che c’è una misura che sta dando risultati persino superiori in alcuni luoghi, ed è quella delle cosiddette città 30. Per cui ad esempio ad helsinki nell’ultimo anno non c’è stato nemmeno un morto per incidente. 

Ieri a Bruxelles sono successe due cose molto grosse, di cui hanno parlato quasi tutti i giornali. La prima è che c’è stata una nuova giornata di proteste degli agricoltori contro l’accordo commerciale UE–Mercosur: trattori a bloccare le strade attorno al quartiere europeo, copertoni bruciati e tensioni con la polizia, che in alcuni momenti ha usato idranti e lacrimogeni. Gli agricoltori temono che l’intesa con il mercato economico dell?america Latina apra la porta a un’ondata di prodotti agricoli sudamericani a prezzi più bassi, mettendo sotto pressione redditi e standard (anche ambientali) dell’agricoltura europea. 

E poi è iniziato il Consiglio europeo, che temrina oggi, e in cui si dicute principalmente su come garantire i fondi per l’Ucraina, soprattutto guardando al 2026–2027. Sul tavolo c’è l’idea di usare i circa 210 miliardi di euro di asset russi congelati come leva per finanziare Kiev, ma c’è resistenza — in particolare dal Belgio, dove si concentra gran parte di quei fondi — mentre l’alternativa del debito comune richiede unanimità e rischia il veto. Magari lunedì ne parliamo meglio.

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