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3 Ottobre 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Province sarde: dopo dieci anni tornano gli organi eletti – INMR Sardegna #94

Le elezioni provinciali con il commento di Lorenzo Argiolas, la rottura degli accordi dell’università di Cagliari con Israele che non soddisfa gli studenti poi sanità e il sovraccarico della medicina generale, e infine le 8 tonnellate di rifiuti raccolte in da PlasticFree

Autore: Redazione Sardegna che Cambia
province sardegna rassegna stampa
L'articolo si trova in:

Trascrizione della puntata:

Dopo oltre dieci anni di commissariamento, le Province sarde sono di nuovo pienamente operative e con i nuovi organi eletti, al posto degli amministratori straordinari. Come riporta Ansa le elezioni di secondo livello hanno infatti decretato in settimana i nuovi presidenti dei sei enti intermedi e la composizione dei Consigli provinciali. Quattro enti su sei, saranno guidati da coalizioni che fanno capo al più o meno ampio campo largo. Al centrodestra restano le roccaforti Gallura e Oristano, mentre nelle due città metropolitane la carica di sindaci metropolitani spetta di diritto ai primi cittadini dei capoluoghi ma anche qua i seggi dei consigli metropolitani sono andati in maggioranza al centrosinistra. Sulle elezioni provinciali però abbiamo chiesto un commento all’attivista Lorenzo Argiolas che qualche settimana ha scritto per noi di sardegna che cambia un approfondimento sulle provinciali, che mettiamo come sempre tra le fonti.

Nessuna collaborazione con ricercatori, istituzioni accademiche e non, progetti di ricerca o agenzie legati direttamente o indirettamente a strutture militari dello Stato di Israele. Lo ha deciso in settimana il Senato accademico dell’Università di Cagliari con il Consiglio d’amministrazione dell’Ateneo, che ha demandato subito ai vari dipartimenti l’applicazione di quanto stabilito. “Il Senato Accademico – si legge nel provvedimento approvato – esprime la più profonda preoccupazione per la gravità della situazione in Palestina e per la sistematica violazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese. L’attacco indiscriminato a civili, infrastrutture di base, ospedali, scuole e università ha portato la Corte Internazionale di Giustizia nel 2024 a denunciare il plausibile rischio di genocidio”. Come riporta ANSA, il documento parla anche della necessità Come comunità accademica di ritenere che “la responsabilità intellettuale e civile consista nel denunciare con chiarezza la violazione dei principi universali di dignità, giustizia e libertà”. Da qui la “denuncia e condanna delle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale nei confronti del popolo palestinese” e l’impegno ad adoperarsi “con azioni volte a perseguire i principi del Diritto Internazionale finora violati” e a rafforzare i corridoi umanitari riservati agli studenti palestinesi”. Le indicazioni rispetto a rapporti e accordi da non stringere e quelli da interrompere, sono chiare; si parla ad esempio di chiudere ogni collaborazione con agenzie e istituzioni legate direttamente o indirettamente a strutture militari dello Stato di Israele. Ma per studenti e studentesse di Unica per la Palestina, si tratta di “troppo poco, troppo tardi”. Vi leggo una parte del loro comunicato pubblico: “questa parvenza di passo avanti è avvenuta solo dopo che il Rettore ha ricevuto la pressione di due mozioni dalle liste di rappresentanza, una mozione sottoscritta dai dipartimenti di Fisica, Scienze Biomediche e Scienze Politiche e la mobilitazione dal basso di centinaia di studenti che perdura da ormai due anni. Messo con le spalle al muro e costretto a prendersi le proprie responsabilità, è comunque riuscito a farfugliare solo una risposta estremamente insufficiente e tardiva, dopo aver già dichiarato due anni fa che non sarebbero stati stretti altri accordi”. Una volta che verrà pubblicato il documento ufficiale usciremo con un altro comunicato per sottolineare tutte le mancanze dello stesso, ma quello che per ora sottolineano da Unica Per la Palestina è che si tratta diUna decisione che arriva tardi, che non basta a cancellare due anni di silenzi e tensioni. Una presa di posizione che quindi non spegne la protesta di studenti e studentesse, che promettono di continuare la mobilitazione.

La morte di Maddalena Carta, medica di famiglia di 38 anni, unico punto di riferimento per circa 5mila pazienti a Dorgali, in provincia di Nuoro, ha riacceso l’attenzione sulla realtà della medicina di base nell’Isola e sulla quotidianità di operatori e operatrici sanitarie del settore. Il presidente della Federazione degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, l’ha definita “un’altra inaccettabile morte sul lavoro”. La dottoressa Carta sarebbe infatti deceduta dopo aver trascurato un malessere, probabilmente (come raccontano i familiari) per non lasciare da soli i suoi assistiti vista l’assenza per malattia degli altri due medici di famiglia dell’area. Una morte, affermano i sindacati, che riaccende i riflettori sulla questione degli eccessivi carichi di lavoro dei medici di base, troppo spesso “lasciati soli”. Anche la Federazione dei medici di medicina generale punta il dito contro il ‘superlavoro’: “Questo è il volto disumano del sovraccarico assistenziale – sottolinea il sindacato, ricordando che Carta sosteneva infatti il carico di ben 5mila pazienti: i suoi 1800 assistiti e gli altri rimasti senza medico. Quella che vede sempre più territori sguarniti dei più essenziali presidi di assistenza è una situazione comune in molte zone della Sardegna: oggi ci sono 450 sedi scoperte, e nel giro di un paio d’anni, 300 professionisti si ritireranno. L’allarme risuona puntuale, rafforzato dal rapporto Gimbe (Gruppo Italiano per La Medicina Basata sulle Evidenze). La Sardegna ha perso – tra il 2019 e il 2023 – il 39 per cento dei medici di medicina generale. Una voragine che come scrive Lorenzo Piras sull’Unione Sarda si è aperta soprattutto nei paesi più piccoli e nelle zone periferiche. Il ricambio, di fatto, non c’è stato e non c’è: i medici di nuova generazione vengono “pescati” dalla scuola di specializzazione, che riserva per loro un corso triennale. Il risultato che molti sono inseriti negli ambulatori da specializzandi, ma non sempre accettano le località più difficili da raggiungere. Per la Cgil sarda che si è espressa sulla notizia, la soluzione passa attraverso una strategia chiara che include l’avvio di un programma strutturato di nuove assunzioni di medici di medicina generale. L’offerta di salari e incentivi adeguati a queste figure professionali. Un piano di valorizzazione del lavoro per tutti gli operatori e operatrici della sanità pubblica, a ogni livello. Quello che sicuramente serve è un cambio di rotta, e una garanzia vera – lo diciamo sempre e continueremo a farlo – di accesso al diritto alla salute in sardegna. Senza esclusioni.

Anche l’Isola è scesa in campo con 414 volontari in occasione della mobilitazione ambientale promossa da Plastic Free Onlus. Nel solo fine settimana scorso sono stati organizzati 24 appuntamenti per ripulire spiagge, fiumi, parchi e aree verdi. Il risultato? Oltre 8 tonnellate di plastica e rifiuti sottratti all’ambiente. Un’azione concreta, coordinata dalla referente regionale Maria Francesca Carone, che rientra in una mobilitazione diffusa in tutto il territorio italiano.  “Difendere mari, fiumi e corsi d’acqua non è solo una battaglia ambientale, ma una scelta di tutela della nostra salute” – ha dichiarato Luca De Gaetano, fondatore di Plastic Free – ricordando come microplastiche e nanoplastiche siano ormai presenti perfino nel sangue, nei polmoni e nei tessuti umani. Un dato fa riflettere: circa l’80% della plastica che arriva in mare proviene dalla terraferma, trasportata dai fiumi. Non mancano però le volontà di cambiamento rispetto una situazione che ci riguarda tutti e tutte, e le spinte arrivano soprattutto grazie alle varie lotte delle realtà che anche nell’Isola lavorano per la tutela dell’ambiente. Un segnale quindi che guarda al benessere del mondo anche dalla Sardegna, dove mare e natura non sono solo paesaggio, ma identità e futuro da custodire.

Sardegna che cambia è il 7° portale regionale aperto da Italia che cambia. Nella rassegna stampa settimanale, oltre alle principali notizie raccontiamo gli articoli usciti sul portale sardo, vediamoli insieme:

Lunedì abbiamo inaugurato la nostra settimana di pubblicazioni con un articolo sul festival che questo weekend animerà Oristano, Faulas. Il 4 e 5 ottobre 2025 si terrò infatti la IV edizione del Festival Fàulas ideato da Assemblea Natzionale Sarda , di cui siamo anche quest’anno orgogliosi Media Partner. Due giorni di incontri, musica, teatro e dialoghi pensati per mettere in discussione i cliché che ancora raccontano la nostra terra. Dietro il nome “fàulas” (bugie) si celano domande, voci e un confronto più che mai necessario. Ad esempio: le basi militari, portano ricchezza? Est faula o beridadi? Se ne parlerà con la sociologa e autrice di Violare gli spazi, Aide Esu; ma questo è solo uno dei vari argomenti che saranno al centro del festival. Sarò un viaggio tra monologhi, laboratori e performance: dall’AnS Talk al Teatro Garau, agli eventi per bambini, alle letture musicali e alle riflessioni su lingua, identità e paesaggio. Non è solo festival: è un esame di coscienza collettivo sulla Sardegna che cambia. Leggete l’articolo completo sul nostro sito per scoprire tutto il programma, lo trovi su www.sardegnachecambia.org

Martedì invece spazio alla puntata di settembre del nostro Talk, il format video di Sardegna Che Cambia. Focus della puntata stavolta è la proposta Zuncheddu, perché è nata, cosa cambierebbe per chi subisce errori giudiziari ma anche com’è oggi la quotidianità delle vittime di giustizia? La proposta, promossa dal Partito Radicale, prende il nome dall’allevatore sardo Beniamino Zuncheddu rimasto 33 anni in carcere da innocente, ingiustamente accusato di omicidio e condannato all’ergastolo; la proposta prevede un sostegno economico immediato per chi viene scarcerato dopo una detenzione ingiusta: una somma pari a una pensione minima per un numero di mesi doppio rispetto a quelli trascorsi in prigione. Una misura semplice ma fondamentale per garantire dignità, un tetto e del cibo a chi si trova, all’improvviso, a dover ricominciare da zero. Anche perché adesso, chi come Beniamino Zuncheddu ha subito degli errori giudiziari, parla di abbandono. “Se non avessi avuto la mia famiglia a quest’ora sarei sotto un ponte”, racconta Beniamino. Lui è stato arrestato a 27 anni, ed è uscito di carcere a 59. Ripartire da zero, soprattutto dopo che ti è stato tolto tanto, non è facile. Attraverso l’esperienza di Zuncheddu allarghiamo lo sguardo su un fenomeno che riguarda migliaia di persone: gli errori giudiziari. Lo facciamo insieme all’avvocato Mauro Trogu, difensore di Beniamino Zuncheddu e tra i collaboratori alla stesura del testo di iniziativa popolare oggi in piena raccolta firme. Ma ne parliamo anche con lo stesso Beniamino Zuncheddu. Questo mese infatti i contenuti video sul canale YouTube di sardegna che cambia sono due: la puntata del talk registrata negli studi di Ejatv e l’intervista a Beniamino Zuncheddu, a casa sua. Non perdetevele

Mercoledì la nostra Sara Brughitta ci ha raccontato una realtà interessante nel centro sardegna. Stiamo parlando di Futuro è Locale , progetto che nasce nel Nuorese per valorizzare i territori interni e costruire nuove opportunità. Prende forma attraverso attività diverse: passeggiate esperienziali, eventi enogastronomici, iniziative sportive e culturali. Ogni azione contribuisce a costruire un racconto nuovo in cui i luoghi spesso definiti come “marginali” o “dimenticati” tornano al centro, raccontando come possano potenzialmente essere incubatori di tutto. Qui la comunità è la chiave e l’economia circolare un modo concreto per immaginare un futuro sostenibile. Trovi l’articolo – da leggere – sempre sul nostro sito

Venerdì scorso a Cagliari, davanti al Regio Museo, si è tenuto un presidio studentesco promosso dal collettivo UniCa per la Palestina contro la presenza di due docenti israeliane al XVI Congresso AIPMA di archeologia. La nostra Sara Corona, archeologa e divulgatrice, ha seguito la protesta e ne ha tratto un reportage che ripercorre anche gli aspetti più controversi dell’archeologia israeliana, analizzando come venga usata come strumento politico nei territori occupati. “L’archeologia non è permessa alle comunità palestinesi: è usata come arma coloniale”, hanno denunciato dai manifestanti. La critica si rivolge anche all’Università di Cagliari, accusata di offrire spazio e legittimità a istituzioni che, secondo i manifestanti, contribuiscono alla cancellazione della cultura palestinese. Trovate anche in questo caso l’articolo completo su www.sardegnachecambia.org , con un racconto del presidio e un focus sul ruolo controverso dell’archeologia nella cancellazione del popolo e della memoria palestinese.

E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:

  • Inizio col dirvi che venerdì’ 10 ottobre in Piazza Martiri a Siliqua, organizzata dalla libreria la giraffa ci sarà la presentazione di Fischiava il vento. Come scrive Michela Calledda, non è solo un libro: è un pezzo della nostra memoria collettiva. Una storia fatta di uomini e donne che hanno creduto, lottato, amato dentro e fuori dal Partito comunista. È un evento che vede protagonista la politica, con un dialogo tra l’autore e Francesca Ghirra, deputata AVS, Ciccio Macis, parlamentare comunista e Salvatore Cherchi, presidente Fondazione Berlinguer e senatore PDS. Sarà un evento sicuramente interessante, vi consigliamo di non perdervelo: in piazza martiri dalle 18:30
  • Fino al 16 Ottobre in Sardegna ci sono i vari eventi legati a CEAS Aperti, un festival di eventi gratuiti che variano tra laboratori, escursioni, incontri e attività esperienziali per tutte le età, dedicati alla sostenibilità e quest’anno specialmente, all’acqua. Il 5 ottobre a Orune ad esempio sono previste una serie di visite guidate al sito di Noddule, confronti tra diversi pozzi sacri e laboratori per scoprire il legame tra acqua, spiritualità e vita quotidiana dei nuragici. L’8 ottobre invece al CEAS Nuoro, al Monte Ortobene alle 18:30, verrà celebrata l’acqua con un evento speciale. È prevista la lettura di brani dal manuale “Goccia a Goccia”, condividendo così con i presenti 10 azioni eroiche per salvare l’acqua e il nostro pianeta. Il tutto sarà accompagnato da musica dal vivo e da un rito dell’acqua presso la Fonte di Solotti. In generale per saperne di più e conoscere i vari appuntamenti vi consiglio di visitare il sito www.sardegnainfeas.it
  • Questa domenica si rinnova l’appuntamento con domenica al museo, l’iniziativa del Ministero della Cultura che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali. Nell’Isola i musei che aderiscono sono: la Pinacoteca Nazionale e il Museo archeologico nazionale di Cagliari, dove troverete tra le opere anche una collezione archeologica che racconta una storia lunga quasi 7000 anni, dalla Preistoria all’Alto Medioevo, dalle dee madri neolitiche alla statuaria romana e oltre. Poi anche il Museo nazionale archeologico ed etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari, con la sua collezione di oggetti demoetnografici sardi che è la più antica del genere nell’isola, e la Pinacoteca Nazionale di Sassari, che ospita le importanti collezioni d’arte Tomè e Sanna. Infine, potrete visitare gratuitamente anche l’altare prenuragico di Monte d’Accoddi sempre a Sassari, una struttura imponente che ricorda quella delle ziqqurat mesopotamiche del III millennio a.C, edificata in una fase avanzata della cultura di Ozieri, nel 3000 a.C. Cinque occasioni davvero valide, se ne avete la possibilità non perdetele

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