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28 Ottobre 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Sfratti, Airbnb e cronaca nera: è la nuova faccia dell’emergenza casa? – 28/10/2025

E poi: la caduta di Al Fashir in Sudan, la nuova Presidente irlandese, e l’uragano Melissa, di categoria 5, che si sta dirigendo verso la Giamaica.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
sfratti emergenza abitativa

Questo episodio é disponibile anche su Youtube

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Trascrizione episodio

Contributo disponibile all’interno del podcast

Il pezzetto di video che avete visto, o ascoltato, mostra quello che è successo a Bologna qualche giorno fa. Siamo all’alba di giovedì 23 ottobre e un ufficiale giudiziario assieme a decine di agenti in tenuta antisommossa entra con la forza in due appartamenti per eseguire uno sfratto. 

Dentro ci sono famiglie con minori. La porta del primo appartamento viene sfondata da una squadra di fabbri, e per raggiungere l’appartamento accanto, il muro divisorio viene abbattuto a colpi di mazza, mentre in strada si accendono cariche e tafferugli con il presidio solidale che si era formato nel frattempo. Le immagini le hanno riprese un po’ tutti i giornali locali e nazionali e sono piuttosto eloquenti.

Sfratto di affittuari morosi? In realtà no. Secondo quanto ricostruito da più testate, le famiglie pagavano regolarmente l’affitto, ma i contratti erano scaduti e la proprietà ha deciso di non rinnovarli per riconvertire gli spazi agli affitti brevi “di pregio” legati alla Fiera di Bologna.

Leggo su L’Indipendente: “L’edificio, spiega il PLAT (sindacato metropolitano bolognese), è di proprietà di un’impresa privata, che ha recentemente recapitato agli affittuari – da sempre in regola con i pagamenti – una lettera di fine locazione; giovedì 23 ottobre, continua il sindacato, sono stati effettuati gli sfratti di due tra gli ultimi appartamenti locati – entrambi abitati da famiglie con minori – per i quali è stata mobilitata la celere in tenuta antisommossa e manganelli. 

L’edificio si trova in Via Michelino 41 ed è, si legge in un post del PLAT, di una «multiproprietà dal fatturato di tre milioni di euro». Gli agenti hanno sfrattato le famiglie «ad appena pochi giorni» dal rinvio dei contratti di locazione, dopo che i proprietari dell’edificio hanno recapitato delle lettere di finita locazione agli affittuari. 

Mentre i fabbri abbattevano la porta, un individuo – presumibilmente un rappresentante del PLAT – discuteva con un agente fuori dall’appartamento chiedendo l’intervento degli assistenti sociali: «Gli assistenti sociali non possono venire sul posto», ha affermato l’agente, «perché hanno indicazioni che non devono venire».”

Quindi azienda privata proprietaria che decide che vuole massimizzare i profitti sfruttando gli affitti brevi in una zona di pregio (alcune testate parlando di potenziali 700€ a notte in occasione di alcuni eventi alla Fiera di Bologna) e manda una lettera in vicinanza della scadenza in cui dice che non rinnoverà l’affitto. Inquilini che si rifiutano di andaresene. Forze dell’ordine che intervengono con la forza.

Ora, se ci fate caso questa storia è una storia abbastanza ricorrente, di recente, sui giornali. Due setimane fa i giornali hanno parlato per diversi giorni della tragedia in cui due fratelli e una sorella hanno fatto esplodere il loro appartamento, di fatto uccidendosi e uccidendo nell’esplosione 3 carabinieri e ferendo in tutto oltre 20 persone, come gesto di ribellione estrema allo sfratto. Una storia piena di elementi assurdi, con questi fratelli che sembravano usciti da un fil neorealista e su cui si è scritto di tutto.

E se andiamo indietro di qualche altro giorno ancora, arriviamo al 7 ottobre, c’è un altro caso a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, in cui un uomo di 71 anni, è morto gettandosi dal sesto piano della sua casa mentre era in corso lo sfratto.

Insomma, nel giro di 3 settimane scarse ci sono stati 3 casi da prima pagina dei giornali che hanno fatto discutere, con fatti di violenza e/o addirittura cronaca nera legati agli sfratti. Quando siamo di fronte al ripetersi della stessa tipologia di fatto sulle prime pagine dei giornali, qualche domanda ce la dobbiamo fare. In genere ci sono 3 possibili spiegazioni:

  1. Il fenomeno in questione è in aumento, e quindi è interessante scavare per vedere cosa c’è sotto, come mai quel fenomeno sta aumentando e cosa lo causa.
  2. è un caso: ovvero sono successi 3 eventi eccezionali, nel giro di poco tempo, ma non sono indice di un fenomeno in aumento
  3. i giornali per qualche motivo (politico, sociale, di click) in quel momento scelgono di dare più risalto a quel tipo di notizia

Ho chiesto a Lucio Massardo, esperto di abitare sociale e co-fondatore di MeWe Abitare collaborativo, un parere tecnico su questi casi di cronaca:

Contributo disponibile all’interno del podcast

Grazie Lucio. Quindi, ricapitolando:

  1. No, non c’è un aumento degli sfratti, anzi, c’è una diminuzione, anche se non perché è aumentato l’accesso ad un abitare sociale;
  2. Il diritto all’abitare resta un tema attuale, che necessiterebbe di investimenti importanti

Quindi, per tornare alle ipotesi di prima, è possibile che nello specifico questi 3 eventi siano un caso. Altre ipotesi: è possibile che non siano aumentati gli sfratti, ma che sia aumentata la violenza e la tempestività degli sfratti? Il decreto sicurezza approvato di recente in teoria irrigidisce e velocizza gli interventi contro le occupazioni abusive, non sugli sfratti generici, ma magari un clima generale più giustizialista può incidere anche sull’atteggiamento delle forze dell’ordine. O ancora: è possibile, al contrario, che i giornali ne parlino in maniera un po’ strumentale per attaccare l’operato del governo, che non tutela il diritto all’abitare?

Non ho una risposta, ma penso che sia interessante continuare a farsi la domanda. Detto ciò, come ci ricordava Lucio Massardo, il problema dell’abitare resta attualissimo. La mia sensazione è che si faccia molta confusione fra due concetti di casa: la casa come diritto e la casa come asset finanziario. La società capitalista, in particolare il capitalismo neoliberale, e le sue istituzioni, hanno raccontato per anni e continuano a raccontare – come ha fatto anche di recente la Commissione sull’emergenza abitativa del Parlamento Ue – che le due cose vanno di pari passo. La realtà ci mostra che in realtà tendono in direzioni opposte, e lo sfratto di Bologna lo mostra in maniera lampante.

Ecco, penso sia giunto il momento per la politica e le istituzioni a vari livelli di smettere di mischiare le carte e fare chiarezza su che cos’è e a cosa serve una casa. Anche perché lo spazio per costruire nuove case è finito, come mostra anche il recente rapporto Ispra sul consumo di Suolo, non possiamo costruire all’infinito e quindi – dati i limiti all’offerta, dobbiamo capire con il patrimonio esistente cosa vogliamo farci. E decidere se una casa serve a farci abitare delle persone o se serve a far arricchire. 

Qualche giorno fa abbiamo raccontato la terribile situazione di Al Fashir, città sudanese del Darfur che le milizie antigovernative Rapid Support Forces avevano circondato e stavano bombardando e tenendo sotto assedio da un anno e mezzo, causando una carestia devastante per le oltre 250mila persone che ancora vi vivevano, che erano costrette a vivere sottoterra e non avevano accesso sicuro ad acqua, cibo, elettricità.

Ieri – leggo sul Post – le milizie hanno annunciato di aver preso la principale base dell’esercito all’interno della città, che rappresenta l’ultimo grande capoluogo del Darfur non ancora conquistato. Alcuni video geolocalizzati e verificati dalla BBC mostrano i combattenti RSF dentro al quartier generale; non è però chiaro se controllino tutta la città: parte delle truppe regolari potrebbero essersi ridispiegate altrove.

Se la caduta fosse confermata, le RSF consoliderebbero il controllo di tutto il Darfur e i collegamenti verso la Libia, fissando di fatto una spartizione del Sudan (con l’ovest controllato appunto dalle RSF, e est dall’esercito regolare). Via via che le persone fuggono, arrivano notizie, sicuramente è una situazione che continueremo a raccontare, perché non si sapeva molto fin qui della situazione delle persone rinchiuse nella città, e si teme che ci siano state operazioni di pulizia etnica come già successo in Darfur nei primi anni Duemila.

Tutto questo si inserisce in una guerra civile sanguinosissima che ormai dal 2023 attraversa il Paese. Solo nel 2025 il Darfur, che è una delle regioni del Sudan più colpita dal conflitto, ha già visto massacri come quello del campo di Zamzam (con oltre 1.500 morti secondo indagini giornalistiche), bombardamenti su ospedali e attacchi con droni attribuiti alle RSF fino a Port Sudan e Khartum. 

Una guerra che dall’aprile 2023 ha provocato oltre 12 milioni di sfollati e almeno 150.000 morti, su una popolazione di 50 milioni di abitanti.

Ieri nelle nostre news abbiamo raccontato della elezioni presidenziali in Irlanda. La nuova Presidente irlandese si chiama Catherine Connolly, indipendente di sinistra ed ex sindaca di Galway, eletta con circa il 63% dei voti, battendo con un margine enorme a sfidante di centrodestra Heather Humphreys. 

In Irlanda il ruolo del/la Presidente p principalmente cerimoniale, ma comunque ci da alcune indicazioni. La sua campagna presidenziale puntava su pace e diritti umani (con accento su Gaza) ed equità sociale, con un forte seguito fra i giovani e sui social. 

Altro protagonista importante della sfida è stata l’astensione. L’affluenza è stata molto bassa: ferma al 45,8%, e fra di loro c’è stata una valanga di schede nulle: oltre 213 mila, circa il 13% — che è un fortissimo segnale di protesta. 

Intanto nell’Oceano Atlantico l’Uragano Melissa è passato a Categoria 5, il livello di Uragano più alto secondo l’attuale classificazione, e punta dritto sulla Giamaica, con venti fino a ~260 km/h, mareggiate distruttive e piogge molto abbondanti. Per darvi un’idea, un temporale estivo scarica in genere fra i 10 e i 30 mm di pioggia. Questo uragano potrebbe scaricarne fino a 1000 in alcuni bacini, un metro di pioggia.  

La rapidissima intensificazione di questo uragano sembrerebbe legata alle acque eccezionalmente calde dei Caraibi, che stanno alimentando il fenomeno anche più dei venti. Il cosiddetto landfall, il momento in cui un uragano tocca terra, è atteso a brevissimo, nel momento in cui registro la rassegna. Ci aggiorniamo.

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