Abbonati. Sostieni l'informazione indipendente


Cose da sapere

Articoli fondamentali per comprendere problemi e soluzioni dell'Italia (e del mondo) che Cambia, cose importanti, cose da sapere.

I temi che trattiamo
In evidenza
Ambiente

Ambiente

Podcast

La redazione affronta e sviscera problemi e soluzioni del mondo contemporaneo, cercando di comprendere e interpretare la realtà in modo onesto e approfondito.

Ascolta
In evidenza
Soluscions

Soluscions

Ispirazioni

Storie, esempi, riflessioni stimolanti e replicabili per cambiare la propria vita e il mondo, per realizzare i propri sognie e apprezzare frammenti concreti di Italia che Cambia.

Leggi
In evidenza
Calabria sarai Tu

Calabria sarai Tu

Guide al cambiamento

Vuoi sapere tutto, ma proprio tutto su un determinato tema? Con le nostre guide al cambiamento puoi farlo scegliendo quanto e quando approfondire.

Leggi
In evidenza
Animali come noi: guida al benessere animale

Animali come noi: guida al benessere animale

Focus

Inchieste, reportage, approfondimenti verticali che - tra articoli, video, podcast e libri - ci aiutano a mettere a "focus" la realtà.

Leggi
In evidenza
Guerre nel mondo

Guerre nel mondo

La guerra è una guerra, è UNA guerra, è una guerra

Territori

Il giornalismo, quello vero, si fa consumandosi le suole delle scarpe per andare nei territori e toccare con mano problemi e soluzioni.

I portali territoriali
In evidenza

Sicilia


Gli strumenti del cambiamento

Bacheca cerco/offro

Per mettere insieme la domanda e l'offerta di cambiamento e costruire insieme il mondo che sogniamo.

Mappa delle realtà del cambiamento

Scopri le realtà incontrate durante i viaggi o segnalate dalla community ritenute etiche e in linea con la nostra visione.


Scopri italia che cambia
17 Novembre 2025
Podcast / Io non mi rassegno

I turisti cecchini a Sarajevo e il ruolo dei media: ecco perché non siamo “senza speranza” – 17/11/2025

Dai nuovi dettagli sul caso dei “turisti cecchini” di Sarajevo alle storie di umanità dall’Ucraina, passando dallo stallo della COP30 alle tensioni tra USA e Venezuela e alle elezioni in Cile.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
Cover Rassegna Home 1130 x 752 px 2025 11 17T004410.977

Questo episodio é disponibile anche su Youtube

Guardalo ora

Trascrizione puntata

Ogni giorno siamo raggiunti da decine di notizie che ci mostrano i lati più spaventosi dell’animo umano. Nelle ultime settimane abbiamo visto gli orrori e i massacri che le Rapid Support Forces hanno compiuto a El Fasher, città del Nord Darfur in Sudan tenuta sotto assedio per 18 mesi. Abbiamo letto o magari anche visto il documentario di un canale televisivo britannico in cui i soldati israeliani smentiscono la narrazione ufficiale dell’esercito e raccontano l’uccisione indiscriminata di civili palestinesi.

Ma c’è stata una notizia che più di altre mi ha turbato, nata dall’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Milano. Vi anticipo che è un po’ pesante, ma se avete lo stomaco di ascoltarla, credo che apra la strada a riflessioni interessanti. Se invece non è giornata, passate alla notizia successiva, trovate il minutaggio in descrizione.

Leggo da un articolo del L’Avvenire a firma di Marco Birolini:

Ritrovarsi a Trieste, prendere un aereo e volare a Sarajevo per sparare a donne e bambini, pagando le milizie serbe appostate sulle colline. Come un incubo orribile, dopo 30 anni, riemerge la storia dei “cecchini turisti”, fra cui “molti italiani”, che durante la guerra nell’ex Jugoslavia partivano per la loro caccia disumana. 

Vecchi ricordi e voci in queste ore si rincorrono: a riaprire il vaso di Pandora è stato un esposto presentato alla procura di Milano dallo scrittore giornalista Ezio Gavazzeni. Partito da un documentario del 2022, “Sarajevo Safari”, di Miran Zupanic, ha iniziato a scavare. E ha raccolto testimonianze importanti, comprese quelle di un ex ufficiale bosniaco (“Il Sismi fu informato e bloccò quei viaggi”) e dell’ex sindaca della città, Benjamina Karic, che dopo il documentario presentò denuncia. 

Il pm Alessandro Gobbis, che conduce l’inchiesta affidata al Ros (l’ipotesi di reato è omicidio plurimo aggravato da motivi abietti e crudeltà, finora il fascicolo è senza indagati), sentirà Gavazzeni nei prossimi giorni. E poi potrebbe ascoltare anche l’ex sindaca, che si è già detta disponibile a raccontare la sua versione.

Intanto è già partita la richiesta per acquisire un documento importante, che si era perso nelle pieghe del tempo: la testimonianza resa nel 2007 da un pompiere americano davanti al Tribunale dell’Aja per i crimini nell’ex Jugoslavia. L’uomo, John Jordan, partito volontario per prestare soccorso agli abitanti di Sarajevo, raccontò di essersi trovato sotto il fuoco dei cecchini e di averne visti alcuni che erano stranieri. Jordan fu il primo a parlare esplicitamente di “turisti cecchini”. Ora la sua testimonianza, che Avvenire ha trovato in forma integrale, potrebbe rivelarsi decisiva nell’indirizzare le indagini. Ecco il drammatico interrogatorio cui fu sottoposto in aula”.

L’articolo poi cita appunto questa testimonianza. Ve ne leggo alcuni passaggi:

Domanda dell’avvocatessa Isailovic: Nella sua dichiarazione lei parla di “turisti tiratori”. Subito dopo, parla di “borgomastri” che pagavano per andare a Sarajevo a sparare alle persone dal lato serbo. Signor Jordan, ricorda di aver detto questo nella sua dichiarazione, nell’agosto dello scorso anno?

Risposta: Sì, signora.

Domanda: Può dirci da dove provenivano, all’epoca, queste informazioni?

Risposta: Avevo assistito, in più di un’occasione, alla presenza di persone che non mi sembravano del posto, per il modo in cui erano vestite, per le armi che portavano e per il modo in cui venivano “gestite”, cioè guidate dai locali. Ho visto questo a Sarajevo in diverse occasioni. Alcuni dei miei uomini lo avevano visto anche nella zona di Mostar. Il termine “borgomastri” è un’espressione gergale che si riferisce al fatto che la Croazia era alleata e amichevole, per esempio con la Germania — è da lì che provenivano quei “turisti”, da quel lato. Dalle nostre parti era difficile portare un turista a Sarajevo per sparare in salita, quindi i turisti sparavano in discesa.

E poi più avanti:

“era chiaramente evidente che la persona condotta da uomini che conoscevano il terreno ne era del tutto estranea, e il suo abbigliamento e le armi che portava mi portavano a credere che si trattasse di “turisti tiratori”. È un’espressione che ho sentito per la prima volta a Beirut, dove avevamo osservato lo stesso fenomeno lungo la “linea verde”.”

Quindi emerge che non è un fenomeno nuovo, esiste un fenomeno – ristretto ovviamente – di persone che vanno in luoghi di guerra a sparare a civili.   

Poi in un altro passaggio la Pm ricapitola le dichiarazioni del testimone e dice:
“Tra le altre cose, lei parla di “bersagli” e dice che, se una famiglia camminava per strada, veniva colpito sempre il più giovane; e che, in un gruppo di ragazze, sembrava che la più attraente fosse quella che veniva colpita”.

Insomma, capite che, se le dichiarazioni fossero confermate, siamo di fronte a un turismo di persone che scelgono luoghi di guerra per andare a sparare ai civili per puro divertimento. Scegliendo con cura e sadismo i propri bersagli. Un safari umano.

La cosa che mi colpisce – e un po’ mi sconvolge – di questa vicenda è che non parliamo di persone che vivono la guerra. Mi è difficile ugualmente capire le persone ad esempio che dentro Israele considerano bestie non umane i bambini palestinesi uccisi, però – come dire – lì capisci che c’è un contesto culturale di guerra permanente e una disumanizzazione del nemico. 

Qui parliamo di persone che vivono in paesi in pace, che scelgono di partire apposta nel weekend per andare a uccidere delle persone. 

Insomma, la notizia è sconvolgente. Ha tutti gli elementi da un lato per suscitare interesse, dall’altro per portarci a pensare che come esseri umani siamo una specie senza speranza, insomma per ingenerare una profonda sfiducia nel genere umano. Soprattutto se prendiamo questa notizia, assieme a quelle che arrivano da Israele, assieme a quelle che arrivano dal Darfur, assieme a quelle che arrivano dall’Ucraina, e dal Myanmar, e poi aggiungeteci cronaca nera, femminicidi e tutto il resto. Il giornalista del FQ Andrea Scanzi, commentando sul suo profilo FB la vicenda dei turisti cecchini scrive: “Con ogni probabilità l’unica soluzione resta l’asteroide”.

Ma facciamo davvero così schifo? In realtà no. Innanzitutto fatti come quelli in Bosnia riguardano poche persone, e con livelli di sadismo molto alti e un probabile disturbo antisociale di personalità, un disturbo mentale in cui l’empatia è assente, ma che si riscontra nell’1-3 % della popolazione, soprattutto. Ma poi, come esseri umani siamo in grado di avere una incredibile gamma di comportamenti. Nel libro Behave, che significa comportamento, il neuroscienziato Robert Sapolsky ricostruisce le origini della incredibile gamma di comportamenti umani. Siamo una specie animale capace di una gamma di comportamenti vastissima che va dai gesti più sadici a quelli più incredibilmente altruistici, come ad esempio sacrificare la nostra vita per qualcun altro, che magari non conosciamo nemmeno. 

Abbiamo un cervello sproporzionatamente grande rispetto al resto del corpo e che continua a svilupparsi, per ⅔, fuori dall’utero. Questo perché per assumere la posizione eretta le femmine della nostra specie hanno dovuto sviluppare fianchi più stretti e non sarebbero riuscite ad espellere un bambino bello e formato. Questo significa che oltre ai fattori genetici, nella nostra specie conta tantissimo l’aspetto culturale. 

Ma se siamo in grado di fare tutte queste cose, come mai ci focalizziamo così tanto solo sugli aspetti negativi? Come mai i giornali sono così sproporzionatamente pieni di fatti di cronaca nera, ad esempio, e così poco di gesti di altruismo?

Un modo di dire giornalistico piuttosto diffuso spiega questa sprorzione con la teoria delle 3S, ovvero accolla la responsabilità a chi legge sostenendo che le notizie che funzionano sono quelle basate su Sesso, sangue e soldi. In realtà è più un luogo comune che una verità scientifica. Nel senso che: è vero, scientificamente, che esseri umani hanno un negativity bias, e quindi notizie su violenza, minacce, crimini ci colpiscono e restano impresse. 

Ma è altrettanto vero che quando le persone possono scegliere cosa leggere e approfondire in contesti meno “dopaminici” una quota molto grande di pubblico preferisce storie costruttive, spiegazioni del contesto, temi ambientali, sociali e culturali. 

Ma allora da cosa dipende? Ci sono tanti fattori: ad esempio il fatto che gli eventi distruttivi sono fatti che accadono in momenti esatti e ben individuabili, mentre i processi costruttivi sono più lenti e quindi a volta manca una notizia specifica. Questa cosa ha anche un nome scientifico, si chiama Seneca Effect, e spiega come nei sistemi complessi la crescita è lenta e il tracollo è immediato. Quindi: il crollo fa più notizia della crescita.

Poi ci sono questioni diciamo giuridiche e sociali. Fatti come omicidi, crimini ecc, attivano delle procedure sociali, processi, ecc, che quindi li pongono naturalmente sotto i riflettori. Poi c’è il tema della denuncia, ovvero l’idea che denunciare quello che non va possa indurre a cambiare le cose. Poi ci sono le dinamiche social, con gli algoritmi che privilegiano contenuti che generano reazioni forti e di pancia, per generare commenti ed engagement.

Insomma, ci sono dei motivi per cui i giornali parlando di più di fatti negativi, ma non sono quelli che pensiamo, ovvero: non è perché alle persone interessa di più. Questo fenomeno però, questa distorsione nella rappresentazione della realtà, ha degli effetti. Ad esempio ci convince che le persone siano solo, o perlopiù, quella roba lì. O che il mondo sia un luogo senza speranza. E questo a sua volta fa sì che meno persone provino a cambiare le cose. Da riflessioni simili, fatte dal collega Daniel Tarozzi, è nata anni fa Italia che Cambia.

Ma oggi voglio raccontarvi anche un’altra storia. qualche giorno fa, nella sua newsletter, Assunta Corbo ha raccontato una storia incredibile. Assunta Corbo è una collega giornalista fondatrice del Constructive network, la rete italiana del giornalismo costruttivo, che sta crescendo moltissimo. Assunta ha raccontato di aver incontrato un Magazine ucraino che si chiama Rubryka. E che in Ucraina, sotto le bombe russe, racconta storie di incredibile umanità. Cioé, negli stessi luoghi dove avvengono le peggiori nefandezze, avvengono anche fatti incredibilmente belli.

Leggo: “Ed è così che si dà spazio al gruppo di volontari locali “Brave to Rebuild” che aiutano gli abitanti del villaggio liberato Rudnytske, nella regione di Kiev, a ricostruire le case distrutte. Oppure si realizzano reportages sui soldati feriti seguiti fino alla riabilitazione post-ospedale e su insegnanti ucraini che volontariamente raggiungono il fronte o le zone occupate per insegnare ai bambini. Altri pezzi illustrano attività concrete di supporto: come aiutare le vittime degli esplosivi in tempo reale, donne che sfidano gli stereotipi ricostruendo le abitazioni distrutte o anziane che distraggono i bambini con attività giocose tutelandone la salute mentale.

Scorrendo gli articoli mi ha colpito in particolare il racconto di come a Bucha, teatro di uno dei peggiori massacri dell’invasione russa, stiano nascendo un sacco di iniziative di solidarietà e anche ecologia, come le La Forest Classroom, ovvero laboratori scolastici all’aperto in cui i bambini hanno creato aiuole, installato casette per insetti, costruito elementi didattici in legno e allestito zone di relax accoglienti.

Insomma, siamo esseri estremamente complessi, su cui il contesto e l’apprendimento giocano un ruolo fondamentale. Raccontare queste sfaccettature, questa complessità, compensare il negativity bias facendole vedere tutte queste sfaccettature non è solo un modo per stare meglio, per essere più ottimisti. Ci può aiutare anche a chiederci, in un mondo in bilico fra guerre e crisi ecologiche, quali contesti facilitano la solidarietà, l’altruismo, la pace, l’attenzione ai beni comuni, e quindi a lavorare per rafforzarli e costruirli, quei contesti. 

La prima settimana della Cop30 a Belém si è chiusa con molta frustrazione: i negoziati sono fermi su temi chiave come finanza climatica, adattamento e attuazione del Global Stocktake. La presidenza brasiliana prepara una “mobilitazione collettiva” per sbloccare lo stallo nella seconda settimana, mentre Lula valuta di tornare a Belém per dare slancio politico.

Tredici Paesi hanno inoltre chiesto per la prima volta un’azione contro la disinformazione climatica. In sintesi: grande incertezza, tanti nodi e la necessità urgente di una svolta politica nella seconda settimana.

Insomma, la situazione è ancora difficile da decifrare. Io però vi faccio un contributo di Marzio Fait di Agenzia di Stampa Giovanile . Perché come ogni anno ormai da qualche anno, abbiamo una collaborazione con Agenzia di Stampa Giovanile, progetto editoriale di Viração & Jangada, che da più di dieci anni porta un gruppo di giovani trentini e trentine alla COP. E che produce questa rubrica dalla COP che si chiama XYZ. A te Marzio:

Contributo disponibile all’interno del podcast

Il Cile vota per eleggere presidente e Parlamento. La candidata della sinistra, Jeannette Jara, è data in testa ma non abbastanza da evitare il ballottaggio, dove la destra – divisa oggi in più candidati – è favorita. Il principale sfidante è José Antonio Kast, leader dell’ultradestra, seguito dal libertario Johannes Kaiser e da Evelyn Matthei della destra tradizionale.

La campagna è dominata da criminalità e immigrazione, temi su cui Kast propone misure in stile Trump. Jara punta invece su salari, welfare e diritti dei lavoratori. L’affluenza potrebbe essere molto alta perché il voto è obbligatorio. Se la destra vincesse Parlamento e presidenza, tornerebbe al potere per la prima volta dai tempi di Pinochet.

Un po’ di notizie veloci. Gli Stati Uniti hanno schierato una forza militare enorme vicino al Venezuela – la portaerei USS Gerald R. Ford, circa 15 mila soldati, navi da guerra e caccia F-35 – con la scusa delle operazioni antidroga, ma in realtà come pressione contro il regime di Maduro. Trump dice di aver già deciso come intervenire e sta valutando opzioni di bombardamento, mentre un’invasione di terra è considerata improbabile. Maduro mobilita l’esercito e si appella alla pace, mentre l’opposizione guidata da María Corina Machado invita i militari a disertare in vista di un possibile crollo del regime. Insomma, la tensione sale.

Segnala una notizia

Segnalaci una notizia interessante per Io non mi rassegno.
Valuteremo il suo inserimento all'interno di un prossimo episodio.

Commenta l'articolo

Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi

Registrati

Sei già registrato?

Accedi

Ultime news

Associazione OIA'Daniela BartoliniFrancesco BevilacquaLodovico BevilacquaFilippo BozottiSara BrughittaCinzia CatalfamoPaolo CigniniFabrizio CorgnatiSalvina Elisa CutuliValentina D'AmoraEleonora D'OrazioAndrea Degl'InnocentiLisa FerreliFilòAngela GiannandreaChiara GrassoIndipEzio MaistoSelena MeliFulvio MesolellaPaolo PiacentiniSusanna PiccinElena RasiaAlessia RotoloEmanuela SabidussiMarta SerraDaniel TarozziValentina TibaldiBenedetta TorselloLaura TussiRoberto ViettiLaura Zunica

Italia che Cambia

L’informazione ecologica dal 2004

Italia che Cambia è il giornale web che racconta di ambiente, transizione energetica e innovazione sociale in Italia. Raccontiamo storie che ispirano e spieghiamo i problemi con approccio costruttivo. Offriamo strumenti concreti per chiunque voglia essere parte attiva di questa trasformazione. È il punto di riferimento per chi cerca esempi di sostenibilità, etica imprenditoriale e iniziative civiche che dimostrano che un altro mondo non solo è possibile, ma è già in costruzione.

Abbonati Registrati
Associazione OIA'Daniela BartoliniFrancesco BevilacquaLodovico BevilacquaFilippo BozottiSara BrughittaCinzia CatalfamoPaolo CigniniFabrizio CorgnatiSalvina Elisa CutuliValentina D'AmoraEleonora D'OrazioAndrea Degl'InnocentiLisa FerreliFilòAngela GiannandreaChiara GrassoIndipEzio MaistoSelena MeliFulvio MesolellaPaolo PiacentiniSusanna PiccinElena RasiaAlessia RotoloEmanuela SabidussiMarta SerraDaniel TarozziValentina TibaldiBenedetta TorselloLaura TussiRoberto ViettiLaura Zunica