18 Lug 2016

Trasporto di animali: Stop ai viaggi della morte

Scritto da: Tamara Mastroiaco

Con la campagna “Stop The Trucks”, il network animalista Eurogroup for Animals chiede ai cittadini europei di scrivere al proprio Governo per sostenere un’iniziativa congiunta finalizzata ad aggiornare la normativa sui trasporti di animali definiti 'da reddito'.

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Stop ai viaggi della morte! A chiederlo a gran voce la Lega Antivivisezione (LAV) e gli altri membri che fanno parte dell’organizzazione Eurogroup for Animals con la campagna “Stop The Trucks”, nata per fermare il trasporto degli animali vivi su lunga distanza. Lo vogliono i cittadini europei, sempre più consapevoli delle condizioni disumane in cui versano gli animali trasportati, ogni anno, all’interno dell’Unione europea e verso paesi terzi. Il numero è impressionante: un miliardo e 37 milioni di animali di cui 1 miliardo di polli o altre specie avicole e 37 milioni tra bovini, suini, pecore, capre ed equini. Queste specie sono allevate, trasportate, vendute e macellate per diventare cibo per gli uomini, quegli stessi uomini che le hanno definite “da reddito”, catalogate come fossero oggetti da inserire nell’inventario.

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Il trattamento riservato a questi animali nel corso della loro breve vita è crudele: li facciamo nascere esclusivamente per uno scopo, quello di finire sulle nostre tavole, li alimentiamo per farli ingrassare e crescere velocemente affinché rendano maggiormente in termini economici, e, come se tutto ciò non fosse sufficiente, li sottoponiamo ai viaggi della morte, che possono durare dalle 8 alle 30, fino a raggiungere le 96 ore, se gli animali devono essere trasportati dall’Europa verso paesi terzi. Durante i viaggi su lunga distanza gli animali, adulti e cuccioli, già sovrastati da emozioni difficili da controllare, come la paura, sono anche sottoposti a condizioni di trasporto estreme, senza tener conto di misure che potrebbero almeno minimizzare le loro sofferenze: costretti a viaggiare senza acqua, senza cibo, ammassati, senza possibilità di muoversi, sdraiarsi, spiegare le ali, riposarsi.

 

Chi arriva alla fine del viaggio (molti muoiono prima) è debole, spossato, ferito, disidradato. Il rischio per la salute degli animali accresce con l’aumentare della durata del viaggio, così come il rischio sanitario, confermato dalla stessa FAO, che definisce il trasporto di animali vivi come “ideale per la diffusione di malattie”. Tutto ciò avviene perché la legge europea non prevede alcun limite alla durata dei trasporti di animali “da reddito”, durante i quali non vengono nemmeno effettuati controlli per verificare il rispetto delle poche regole previste dalla normativa in materia di trasporto di animali vivi (Regolamento del Consiglio (CE) n. 1/2005).

 

 

Germania, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia hanno chiesto all’Unione europea di aggiornarla, prendendo in considerazione le ultime scoperte scientifiche relative alla salute degli animali, che consentirebbero di imporre limiti alla durata dei viaggi in base alle necessità etologiche di ciascuna specie, di stabilire requisiti più stringenti e specifici per il trasporto, di innalzare il livello della formazione degli autisti e degli addetti ai trasporti. Anche noi cittadini italiani possiamo sostenere la campagna Stop The Trucks, finalizzata ad aggiornare la normativa e, in particolare, a introdurre un limite alla durata massima dei viaggi, pari a 8 ore per i mammiferi e 4 ore per il pollame. Come? Scrivendo al nostro Governo.
Se però il benessere degli animali “da reddito”, dall’allevamento al macello, non è più l’unica priorità, se vogliamo vederli liberi e liberati dal sistema utilitaristico, allora, forse, è arrivato il momento di passare a un’alimentazione esclusivamente vegetale, il primo passo per essere vegani e iniziare a cambiare radicalmente il nostro stile di vita.

 

 

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