25 Ago 2016

Carbonai e minatori tra Casentino e Trentino

Scritto da: Daniela Bartolini

Un “gemellaggio del carbone” e per la custodia delle tradizioni tra l'Ecomuseo del Carbonaio di Cetica e quello di Comasine in Val di Peio per recuperare le radici e mantenere vivo il ricordo di una civiltà rurale e artigiana i cui testimoni vanno scomparendo.

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In Trentino c’è un Ecomsueo, un sistema, come quello Casentinese, che coincide nella sua estensione con una valle: la Val di Peio, racchiusa dalla splendida corona di monti del Gruppo Ortles Cevedale nel Parco Nazionale dello Stelvio. 

Gli abitanti della Valeta, nome locale della valle, sono distribuiti fra sette piccoli paesi che grazie alle iniziative che la sua popolazione ha intrapreso per riappropriarsi delle proprie radici culturali, sono divenute antenne dell’Ecomuseo. Tra queste c’è Comasine, paese attorno al quale gravitava l’antica attività mineraria di estrazione e lavorazione della magnetite, noto anche per essere il paese natale di Giacomo Matteotti.

Fino al 1967 l’attività estrattiva ha vissuto periodi floridi che creavano anche forti correnti migratorie dalle vicine vallate lombarde. Un’attività strettamente legata al carbone indispensabile per il funzionamento dei forni fusori.

Da questo legame tra ferro, legna e carbone e dal quel patto con il quale una Comunità si prende cura del proprio territorio che crea l’Ecomuseo, è nata la collaborazione tra l’Ecomuseo della Val di Peio e Ecomuseo del Casentino e Pro Loco I Tre Confini di Cetica, sede dell’Ecomuseo del Carbonaio con cui la comunità tiene viva la tradizione, i segni e le ritualità de ”l’uomo nero” del carbone.

Questa collaborazione si è esplicitata anche con la partecipazione dei maestri Carbonai di Cetica alla festa “Batti il ferro finché è caldo” a Comasine, un viaggio nella vita dei minatori e dei carbonai che ha sancito una sorta di “gemellaggio del carbone” per mantenere il ricordo di una civiltà rurale e artigiana i cui testimoni vanno scomparendo.

“Come da noi in Casentino – dice Carlo Innocenti, uno dei carbonai di Cetica che hanno partecipato al gemellaggio – i carbonai sono ormai una razza in via di estinzione, a Comasine l’Ecomuseo cerca di mantenere quel che resta della realtà mineraria e della lavorazione del ferro”. E i carbonai naturalmente fornivano il combustibile per le forge, che per molti anni sono state la voce principale in entrata per l’economia locale. “Quello che mi preme sottolineare è che siamo stati accolti come fratelli, come vere attrazioni della festa”, aggiunge Innocenti. I minatori trentini erano stati a loro volta ospiti dei “gemelli” carbonai di Cetica a primavera. “Anche a Comasine abbiamo fatto la carbonaia, nella piazza principale del paese, proprio davanti a casa Matteotti. E poi ne ho fatta una piccola riproduzione in scala, che abbiamo lasciato a ricordo di questo nostro nuovo incontro” prosegue Innocenti.

Filo conduttore della manifestazione, la volontà di recuperare ciò che ancora si può delle radici di un modo di vivere e di lavorare, “senza lasciare che tutto sia vissuto in ottica solo turistica ma mantenendo la cultura di un lavoro certamente duro, a volte inumano, ma su cui si basava una economia consentendo la crescita sostenibile di intere comunità”.
Per questo Innocenti ha letto in pubblico un brano del libro “Il taglio del bosco” di Carlo Cassola che parla della figura del minatore. “Oggi siamo gemelli per la custodia delle nostre tradizioni”, conclude, “un tempo lo eravamo per un lavoro che è stato raccontato anche da Cassola in forma romanzesca e quasi elegiaca”.

“E’ indispensabile, in questa presa di coscienza, il ruolo della rete eco museale” conclude Eleonora Ducci, Sindaco di Talla e titolare della delega all’Ecomuseo. “Insieme alle associazioni che ci lavorano intorno, si sta creando un clima di riscoperta del quale noi residenti per primi dobbiamo essere responsabili e consapevoli”.

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