12 Set 2017

“In cammino nel mondo per sconfiggere la malattia”, la storia di Mauro Beccaria

Scritto da: Roberto Vietti

In mostra dal 3 al 24 settembre la mostra fotografica di Mauro presso l'inQubatore Qulturale della Corona Verde a Venaria Reale. Un percorso che racconta i meravigliosi viaggi da lui fatti attorno al mondo per combattere una grave malattia. Ed è già pronto a partire per una nuova avventura...

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Torino - Venaria Reale (TO) – A primo impatto, la sensazione è quella di avere difronte una persona timida, interessante e, soprattutto, determinata. Incontro per la prima volta Mauro Beccaria all’inQubatore Qulturale della Corona Verde per l’inaugurazione della sua mostra fotografica “In cammino nel mondo per sconfiggere la malattia”. E le prime impressioni vengono subito confermate dalla chiacchierata che abbiamo avuto modo di fare. E’ proprio vero che il linguaggio del corpo, il più delle volte, anticipa quel che poi le parole semplicemente ci confermano poco dopo.

Mauro e la sua solare moglie Angelica sono persone ricche di energie positive. E’ un piacere ascoltarli. Durante la conferenza di presentazione della mostra fotografica, che dal 3 al 24 settembre è visitabile presso l’inQubatore Qulturale della Corona Verde di Venaria Reale, ha raccontato la sua storia.

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“Adesso mi considero un pellegrino di professione”. Prima, a partire dalla fine delle scuole medie e fino a cinquantadue anni, era stato panettiere, proseguendo così la tradizione familiare. Da sempre appassionato di viaggi, ad un certo punto giunse per lui “il momento di lasciare un po’ da parte la fatica e il lavoro, e cominciare a viaggiare“. Tra le prime esperienze c’è stato il Nepal, a seguire in Patagonia.

Tuttavia, ad un certo punto della sua vita, Mauro ha dovuto vivere suo malgrado un altro viaggio molto più tortuoso e difficile: la malattia, il cancro. “Tutti pensano che la cosa possa capitare agli altri e non a se stessi, e invece capita”. Come reagire? “Ho affrontato questa battaglia con la paura”. Da quel periodo, però, ha iniziato a fare delle cose che prima non aveva mai fatto. “Sono stato in India e poi ho intrapreso il cammino di Santiago, e da lì è iniziata la mia guarigione“. E da quel momento, Mauro non si è più fermato. Ha camminato per circa 8.000 km in giro per il mondo.

Angelica non fa altro che confermare le parole del marito, aggiungendo che “il cammino è stato la sua scintilla. E’ chiaro che la malattia ci ha spaventato tanto, non sapevamo a cosa andassimo incontro”. Anche perché il cancro è imprevedibile. “Prima è silenzioso e poi, quando arriva, ti scombina la vita”. La prima reazione, per Mauro e Angelica, fu la stessa. “Ci siamo detti: non sarà vero!”.
Passata la rabbia e la delusione, c’è stata l’accettazione. E da lì è iniziata una sorta di negoziazione con la malattia, pensando: “Se facciamo i bravi e seguiamo tutte le indicazioni, guarirà”. Eppure tutto ciò non bastava. “Era necessario fare un passo in più. E lui questo passo – nel vero senso della parola – l’ha fatto. E’ stato formidabile, è diventato un uomo nuovo. Ha affrontato il tutto con un coraggio straordinario“. Angelica le è stata vicino, iniziando anche lei un nuovo percorso interiore. La scintilla che Mauro aveva scoperto, l’avevo trovata anche lei.

La vita di Mauro è cambiata radicalmente, incontrando culture diverse. La sua vita sarà migliorata o peggiorata con la malattia? Ci pensa un po’ e confida che “è migliorata, potendo vedere luoghi e genti con i miei occhi e soprattutto con il cuore“. Una delle cose che più l’ha reso felice è stato osservare le differenze delle persone nella loro quotidianità, quando ad esempio vanno a lavorare con i mezzi pubblici. Nello stesso anno, ad esempio, è stato a Tokyo e a Città del Messico. “Era bellissimo vedere la diversità delle persone e dei loro comportamenti”. L’ordine della metropolitana di Tokyo opposto alla totale confusione dall’altra parte del globo. “Era una bellezza incredibile, sono cose che ti riempiono di gioia”.

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“Ho realizzato dei sogni che avevo da piccolino, quando leggevo i romanzi di Salgari”. Da questa esperienza è cambiata anche la relazione con Angelica, in meglio. “Siamo legati in una maniera diversa, – aggiunge la moglie – ogni volta che parte e ritorna è una emozione indescrivibile”. Inoltre “camminare fa bene, ti radica, ti riporta alla radici e alla vera essenza dell’uomo”.

“Fin dalla prima volta – conferma Mauro – ho trovato questa gioia nel camminare, difficile da spiegare. Tante volte è come essere in un film. Hai nella mente delle immagini con la musica nelle orecchie, come una colonna sonora”. La fatica a volte si fa sentire, però si entra nella semplicità dell’essere umano. “La mente si libera, ci sono pochi pensieri. Devi godere il più possibile di quel che vedi e di quel che senti. La più bella via per viaggiare è a passo d’uomo“.

In ogni viaggio ci si imbatte in un’umanità multiforme. Come ci si prepara ad un cammino? “Impari a portarti poche cose. Si impara con il tempo e l’esperienza. E’ necessario dosare le energie, senza lasciarsi scoraggiare dalle fatiche. Camminando ti dai forza, e se entri mentalmente nel cammino non ti fermi più“.

L’idea della mostra è nata casualmente per Mauro. Spediva le foto dei suoi viaggi alla sua dottoressa che lo seguiva nella malattia. La aggiornava con costanza dei suoi movimenti, fino ai 7.000 metri di altitudine. Così, davanti alla meraviglia delle immagini e dell’esperienza che il suo paziente stava vivendo, venne alla dottoressa l’idea di presentare e raccontare la sua storia attraverso una mostra fotografica.

Un patrimonio da raccontare e condividere. “Mi son commosso quando è stata esibita per la prima volta, davanti ai dottori e ai miei cari, osservando tutte le fotografie di un percorso di vita durato sei anni”.

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