16 Ott 2018

L'azienda agricola è in difficoltà, i co-produttori la salvano

Scritto da: Redazione

Il pizzino di ottobre del consorzio Galline Felici riporta una notizia che ha qualcosa di rivoluzionario. Accantonando momentaneamente gli altri progetti di co-produzioni, i membri della rete hanno deciso di unire la forze per far rinascere un'azienda agricola siciliana messa in ginocchio dal Citrus Tristeza Virus.

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Catania - Molti di voi hanno avuto la fortuna di conoscere Vincenzo Vacante, presidente del Consorzio negli ultimi tre anni e persona splendida sia dal punto di vista umano che professionale. Appena Vincenzo è entrato a far parte del Consorzio, ha da subito abbracciato i progetti e lo spirito che avevano animato i soci fondatori ed ha messo a disposizione tutto se stesso collaborando generosamente a tante iniziative.

 

Tutti noi ci sentiamo onorati di averlo avuto come guida in questo periodo e gli siamo grati per tutto quello che ci ha trasmesso e che riuscirà ancora a trasmetterci negli anni a venire. Da uomo e da agricoltore, con la sua terra. Vincenzo non ha fatto richiesta di partecipare alle coproduzioni. Per discrezione immaginiamo noi, per “incertezza del futuro” dice lui. Abbiamo dovuto forzarlo noi ad accettare, mettendo al suo fianco tutta la forza, il peso del Consorzio e il capitale delle relazioni acquisito in questi anni.

Vincenzo Vacante

Vincenzo Vacante


Il punto è che la sua azienda, nonostante negli ultimi anni si stesse risollevando grazie anche a tutti Noi (da Amsterdam a Rossano, appunto), quest’anno è stata massacrata dal virus della tristeza (Citrus Tristeza Virus), presente già da molti anni in quella zona, ma che ha deciso di manifestare tutta la sua aggressività nell’ultima stagione.

 

Le piante vanno in gran parte estirpate e sostituite con altre piante con portainnesti resistenti al virus, con conseguente grave declino della produzione vendibile per i prossimi 4-5 anni. Il grosso dei costi di gestione, invece, rimane e Vincenzo teme di trovarsi a breve costretto a vendere l’azienda. È sentire comune per noi soci che questa possibilità sarebbe per il Consorzio un fallimento che non vogliamo accettare. Ne intaccherebbe lo spirito e renderebbe vano molto del lavoro fatto finora. E siamo fermamente convinti che lo sentireste altrettanto un fallimento anche voi che ci leggete. E quindi?

 

In sede di direttivo abbiamo deciso di rinviare gli altri progetti di co-co-produzioni che erano stati proposti dalle altre aziende (tutte assolutamente d’accordo, con entusiasmo!) per “convincere” Vincenzo ad avere fiducia in Noi e di permetterci di ricostruire. Insieme. Dando in questo modo la priorità a colui che ha sostenuto il Consorzio e che ora il Consorzio vuole sostenere! Quello che per un singolo può apparire insormontabile e definitivo, fa molta meno paura se condiviso con un Noi solido, coeso e coerente.

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E, se questo “noi” non è solo i compagni di Consorzio, ma un “noi” molto più vasto, fatto da tutti quelli che ci seguono, sostengono e incoraggiano (da Stuttgart a Piazza Armerina, appunto), quell’impresa che appariva insormontabile può diventare un semplice scoglio da aggirare. Rigorosamente assieme! E quale se non questa è la strada che dobbiamo percorrere per costruire il cambiamento? Infine, se Vincenzo vendesse l’azienda, sarebbe molto improbabile che il nuovo “proprietario” amasse quella terra e se ne prendesse cura come ha fatto lui fino ad oggi, da padre amorevole, come alcuni di noi lo considerano.

 

Le colture che Vincenzo va ad impiantare, concordate col Consorzio, sono quelle di cui siamo carenti e che, nello stesso tempo, meglio si adattano all’ambiente pedoclimatico nel quale si trova l’azienda Barbajanni (l’azienda di Vincenzo, bel nome un po’ da pirata un po’ da brigante, che immagino adotteremo a “marchio” di quest’operazione). Principalmente: naveline tardive, tarocchi tardivi, clementino-simili tardivi, un po’ di vaniglia ancora ed un po’ di nespole, a coprire la fase della nostra stagione in cui il nostro listino dimagrisce troppo.

 

Coloro che manifesteranno interesse per partecipare a questa operazione riceveranno un elenco dettagliato delle colture possibili, oltre che un progetto di massima che insieme a Vincenzo stiamo finendo di sistemare, con mappe e foto (per comprendere meglio cosa è accaduto), per scegliere con voi quali produzioni possono essere più interessanti per voi.

 

Inoltre, vi proponiamo di condividere con noi le vostre opinioni sul progetto, discutere eventuali cambiamenti ed aggiustamenti per poi lavorare insieme alla sua realizzazione. E sarebbe quanto mai bello e opportuno che qualcuno di voi venisse a trovarci per sporcarsi le mani con la terra Siciliana. Seguirne gli sviluppi, proporci soluzioni che magari non conosciamo, esperienze positive e tecniche innovative per la gestione e cura del suolo e di chi con la terra ci lavora.

 

Cosa è cambiato rispetto alla scorsa tornata di co-produzioni? Innanzitutto, rispetto alle scorse co-produzioni avrete notato un “co” in più. Questo perché abbiamo deciso che questa volta il Consorzio non sia soltanto un garante tra le parti (produttore e consumAttore) ma piuttosto che la nostra partecipazione sia anche economica, con una quota di 20.000 euro per la realizzazione del progetto.

 

Immaginando di affiancarci a vicenda per costruire insieme un modello in cui oltre alla qualità del prodotto si pretenda la qualità della produzione, che comprenda la partecipazione dei consumatori per garantirne non solo l’aspetto Bio, ma anche il valore Etico (oltre che politico e sociale per come la vediamo noi), disegnandolo insieme passo passo.

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Inoltre, mentre la scorsa volta vi abbiamo proposto una coltura specifica, questa volta avremmo voluto scegliere con voi i progetti da realizzare, presi tra un elenco di proposte di soci agricoltori intenzionati a realizzarli con voi. Circa due settimane fa la scelta del progetto da proporvi ci è sembrata ovvia, e abbiamo deciso (ancora prima del produttore a dirla tutta) di sottoporvi la co-co-produzione Barbajanni.

 

Chi sente parlare per la prima volta di co-produzioni da parte nostra, può trovare qui il racconto di questo progetto, avviato ormai da più di due anni, che ha dato la possibilità sia a piccoli produttori di incrementare le loro colture che ad associazioni e gruppi di consumatori di garantirsi un prodotto molto richiesto ma carente rispetto alla domanda. Ma, aspetto secondo noi molto più interessante, ha posto le basi per una forma di impegno partecipato che salda ancora di più le maglie tra produzione e consumo in alternativa alle dinamiche di mercato che ci vogliono sempre più distanti ed inconsapevoli.

 

Co-produrre non è solo un modo per garantirsi dei prodotti di qualità, ma è anche questo. Non è solo un modo per semplificare l’accesso al credito per le piccole realtà contadine, ma è anche questo. Le co-produzioni sono un modello che si basa sulla fiducia, sulla consapevolezza e sulla partecipazione. Tessere insieme, cucire, rattoppare quando necessario. Sentirci meno distanti e capaci di misurare gli effetti delle nostre scelte quotidiane.

 

Grazie per averci permesso, con la vostra costante presenza, partecipazione, pungolo, stimolo, di concepire queste forme evolute di democrazia, partecipazione e sovranità alimentare!

 

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