2 Ago 2019

Un gruppo di amici condivide il cammino di Santiago con una ragazza disabile

Scritto da: Annalisa Jannone

L’esperienza di Caterina, disabile ventiduenne di Vercelli e del Cammino intrapreso fino a Santiago De Compostela, ha riscosso molto successo. Ha scatenato solidarietà e curiosità in molti, dimostrando l’importanza di poter condividere con altri i propri cammini della vita.

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Vercelli - “In cammino con Cate” è un’esperienza che ha scatenato molto interesse, oltre che il nome della pagina FB creata per raccontare la settimana di “cammino” di una ventiduenne disabile.
Concluso il percorso scolastico al liceo musicale, i genitori e un gruppo di amici hanno deciso di offrire a Caterina, come regalo di maturità, un pezzo del Cammino di Santiago.

La pagina FB in cui venivano postate le esperienze, le riflessioni e le foto giornaliere ha man mano acquisito sempre più visibilità. Anche lungo il percorso molti dei partecipanti, che via via hanno incontrato il gruppo di Cate, hanno dato il proprio supporto fino ad aspettare all’arrivo i protagonisti. Una storia di solidarietà, voglia di condividere felicità e moltissime richieste di informazioni per poter intraprendere il cammino a propria volta.

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La madre di Caterina, Angelica, ci spiega : «È diventata un’impresa epica ed eroica ma non sento di aver fatto qualcosa di eccezionale. I nostri figli devono poter realizzare dei sogni, degli obiettivi e bisogna creare le condizioni perché ciò avvenga. Vorrei dare un messaggio a tutti i genitori che non hanno il coraggio. Dobbiamo aiutarci fra di noi e collaborare maggiormente.

Ancora oggi ci sono dei genitori rassegnati, invece io sto cercando di far capire che, oltre alle oggettive maggiori difficoltà che viviamo tutti i giorni, questa non deve essere solo una vita triste e fatta di sacrifici. Dalla burocrazia alle difficoltà nell’inclusione ci sono molte complicazioni ma bisogna affrontare la vita, tutti insieme, affinchè valga davvero la pena viverla. Solo in questo modo un'”impresa” che sembra eccezionale può diventare… normale.

Affronteremo il Cammino anche il prossimo anno, il cammino chiama! Intraprendere il viaggio è stata un’esperienza talmente lontana dalla mia quotidianità che mi sono ritrovata a fare pensieri diversi, su quello che vedi e vivi in quel momento, sugli incontri incredibili ed inaspettati, in particolare quelli di coloro che hanno deciso di aspettarci una volta giunti a destinazione.
Durante il cammino Caterina scoppiava di felicità. E’ stata così partecipe e felice che comunicava e ringraziava moltissimo. Non me lo aspettavo».

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Chiediamo ad Angelica di raccontarci come sia nata l’idea del viaggio.
«Siamo un gruppo di amici e alcuni di noi si sono conosciuti tramite un’associazione di Prato: I Maratonabili.
Si tratta di un’associazione fatta da spintori di sedie a rotelle nelle maratone: runner, maratoneti o semplici appassionati pronti a “prestare” le proprie gambe a chi non può correre in autonomia ricevendo in cambio l’emozione e la bellezza del correre per obiettivi più grandi della prestazione personale.
Fondamentalmente siamo un gruppo di amici che ha condiviso la voglia di percorrere il Cammino.
Ci siamo organizzati anche grazie al libro di Pietro Scidurlo dal nome “Santiago per tutti”, che rappresenta una guida con la mappatura di ristoranti, ostelli e tutte le possibilità adatte ai disabili.
Inoltre, abbiamo fatto riferimento alla onlus da lui creata, dal nome “Freewheels onlus“, che ci ha permesso di trovare ulteriori informazioni su altri cammini in Italia. Per noi è stata una guida fondamentale».

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Caterina, anche se non parla e non cammina, avrebbe bisogno di più stimoli e occasioni di crescita. In particolare, Angelica ci racconta il momento difficile che sta passando: dopo le molte bocciature scolastiche, che le hanno permesso di essere seguita nel migliore dei modi fino al raggiungimento della massima età possibile per stare a scuola, ora non vede più prospettive.
In provincia di Vercelli ci sono solo due o tre centri diurni ma a numero chiuso o con richieste di livello di autonomia che Caterina non raggiunge oppure non adatti alla sua età. Insomma, un Nord Italia privo di servizi adeguati, con i servizi appaltati a cooperative che speculano sul personale e sull’utenza. Questo a malapena produce offerte di natura assistenziale, passive.

Nonostante ciò, Angelica ci racconta che il suo personale obiettivo è investire le forze per creare occasioni stimolanti e di supporto attivo per le persone con disabilità, a partire dai rapporti uno a uno.
E’ necessario che questi ragazzi e ragazze vengano supportati e stimolati, e non solo assistiti, perché ciò può davvero fare la differenza migliorandone la qualità della vita.
Chissà dietro al loro silenzio attento quante emozioni, pensieri e sensazioni a noi invisibili si nascondono, e fin dove arrivano. La loro è una sensibilità profonda e proprio per questo motivo è fondamentale accompagnarli e stimolarli costantemente nel loro cammino, perché solo ciò può permettere loro di cambiare la propria esistenza in meglio, vivendola pienamente.

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