16 Mar 2020

Flashmob in tutt’Italia per riunirsi sui balconi e “suonarle” alla pandemia

Scritto da: Lorena Di Maria

Canti e balli sui balconi, applausi collettivi dalle finestre e tanta voglia di vivere. Questo weekend abbiamo dimostrato che non bastano quattro mura a tenerci lontani ma che, in questa situazione emergenziale, siamo uniti più che mai. Così le nostre città si sono risvegliate dal torpore e dal silenzio della quarantena grazie a diversi flashmob che hanno visto i cittadini darsi appuntamento sui balconi e alle finestre, dimostrando che insieme siamo più forti di qualsiasi virus.

Salva nei preferiti

Torino - Siamo rimasti increduli davanti a un’epidemia che è entrata improvvisamente nelle nostre vite sconvolgendole inaspettatamente, ci siamo spaventati, ci siamo fatti assalire da mille timori. Poi abbiamo deciso di reagire, proprio come testimoniato dai diversi flashmob che sono stati organizzati questo weekend con appuntamento sui balconi di tutt’Italia come cura alla paura, alla solitudine e alla distanza, per risvegliare quella voglia di vivere che ci contraddistingue.

Spalancare le finestre delle proprie abitazioni o affacciarsi sui balconi, uscire nei giardini e sulle terrazze per suonare il proprio strumento, cantare una canzone e condividere un momento di allegria per far sentire le persone meno sole. Il primo dei numerosi flashmob organizzati questo weekend è stato un enorme concerto gratuito disseminato per le città che ha coinvolto i cittadini per celebrare un momento di condivisione all’insegna della musica.

Si tratta di un “flashmob sonoro” che ha presto fatto il giro dell’intera Italia riaccendendo gli animi e diffondendosi a gran voce, per raccontare l’importanza della libertà d’espressione e la bellezza della convivialità nonostante l’isolamento e lo stato di quarantena.

E così sono stati tutti invitati a prendere in mano un proprio strumento o a improvvisarne uno, per rompere quel silenzio che da qualche giorno a questa parte fa da sfondo alle nostre città deserte, dando il via ad un esperimento di socialità a distanza che ci ricorda che l’Italia è unita e che insieme possiamo fare la differenza.

Come hanno riportato sulla pagina facebook gli artisti di FanfaRoma, street band romana che ha organizzato l’evento «Non importa saper leggere la musica, suonare uno strumento o possederlo, basta anche cantare una canzone o far suonare le pentole di casa, l’importante è farci sentire perché la musica è la migliore medicina per curare l’anima e in questo momento ne abbiamo bisogno».

Anche Torino ha partecipato all’iniziativa, con musicisti che hanno risvegliato le vie, dai quartieri di Vanchiglia a San Salvario, grazie agli appelli che, nei giorni precedenti all’evento, si sono diffusi tramite i social. L’appuntamento, alle sei di pomeriggio, è stato testimoniato dalle foto e dai video che sono stati caricati sulle pagine Facebook delle diverse città per condividere la memoria di quest’esperienza tra chitarre, trombe, tamburi, violini e strumenti di ogni sorta. Un’esperienza per far riscoprire quel senso di comunità e quella gioia di condivisione che insieme, nonostante ogni distanza, siamo in grado di creare.

I flashmob in questi giorni si sono poi moltiplicati in tutte le città, attraverso appuntamenti scanditi che, in diversi modi, hanno risvegliato i palazzi silenziosi. Dagli applausi collettivi per l’incredibile lavoro che stanno svolgendo medici e infermieri in prima linea negli ospedali ai disegni esposti sulle facciate raffiguranti un arcobaleno che ci ricordano che “andrà tutto bene”.

Non sono poi mancati canti e balli sulle note delle celebri “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano e “Azzurro” di Adriano Celentano o l’accensione di torce e candele alle finestre per far vedere al mondo che l’Italia è viva e compatta e che solamente uniti si può vincere, proprio come hanno spiegato gli organizzatori del flashmob. Perchè insieme siamo più forti di qualsiasi virus.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Spazi personali e collettivi: la cultura del gesto in Sardegna
Spazi personali e collettivi: la cultura del gesto in Sardegna

Jorge Eielson, l’artista peruviano che ha scelto Bari Sardo come dimora per l’eternità
Jorge Eielson, l’artista peruviano che ha scelto Bari Sardo come dimora per l’eternità

Chi furono i primi abitanti della Sardegna? Un viaggio lungo 11mila anni
Chi furono i primi abitanti della Sardegna? Un viaggio lungo 11mila anni

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Come trasformare gli allevamenti in fattorie vegane, l’esperienza svizzera – #917

|

Val Pennavaire in rete: la nuova e inaspettata zuppa di sasso

|

Gaetano, terapista forestale dei Monti Lattari: “La foresta mi ha guarito”

|

Cuscini Bio, la moda etica e quel giocattolo dentro a una fornitura tessile

|

Animal Talk Italia: parlare con gli animali è possibile – Io Faccio Così #402

|

Lezioni ecologiche nelle scuole italiane, fra antropocene ed ecologia profonda

|

Alberi monumentali, in Sicilia sono 311 i tesori vegetali da tutelare

|

Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere

string(8) "piemonte"