15 Set 2022

#7 RIFIUTI – Ecco come l’economia circolare li trasforma in risorse

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Quello dei rifiuti è uno dei temi più discussi e problematici dei nostri tempi, ma anche uno di quelli su cui abbiamo più margine di miglioramento. Una visione incoraggiante è fornita da tutti quei progetti che si occupano di economia circolare, pulizia, strategie virtuose di gestione dei rifiuti, riuso, riparazione degli oggetti e tante altre buone pratiche attuabili da tutti noi a partire da oggi stesso. Vediamone alcune.

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Una delle definizioni che il dizionario Treccani fornisce del termine rifiutare è “rinunciare a un bene”. E in effetti, se ci pensiamo attentamente, spesso i rifiuti sono un bene a cui noi rinunciamo. Non lo sono certo nella società dei consumi, che per dare libero sfogo alla propria necessità di autoalimentarsi ci induce a produrre quanti più rifiuti possibile, per poter così acquistare beni sempre nuovi, sempre più spesso.

Eppure la natura ci insegna che i rifiuti non esistono: tutti hanno una seconda vita, una seconda possibilità. Ed è proprio questo uno dei principi cardine dell’economia circolare, che – come dice il termine – si fonda su filiere chiuse, in cui ciò che viene utilizzato una volta entra in un circolo virtuoso di riuso e riutilizzo. Belle parole – direte voi – che però è difficile applicare alla vita reale. Oppure no? Negli anni abbiamo raccontato tanti progetti che trasformano i rifiuti in risorsa e creano nuovi oggetti, nuovi beni, nuovo valore partendo dalle materie di scarto più impensabili: bucce d’arancia, fondi di caffè, bottiglie usate, “pelo corto” delle pecore e tanto altro.

La diretta del 15 settembre dedicata al tema dei rifiuti

Il 15 settembre 2022, in occasione della settima tappa del tour per il decennale di Italia che Cambia abbiamo intervistato Fabrizio Ercolanelli ed Alex Trabalza. Il primo è referente per l’Umbria di Zero Waste Italy e portavoce dell’Osservatorio Rifiuti Zero del Comune di Perugia, il secondo è il gestore della Ricicleria di Assisi, di cui vi abbiamo parlato qui.

Ma il tema dei rifiuti non si ferma alla sola economia circolare. Per dare un quadro completo è fondamentale ragionare anche sulla gestione dei rifiuti già prodotti e non trattati, che quindi attualmente costituiscono elementi inquinanti e basta. Ma è altrettanto importante diffondere capacità e competenze per evitare che svariate categorie di oggetti si trasformino in rifiuti. Come? Semplice: riparandoli!

ALCUNE ESPERIENZE INTERESSANTI SUI RIFIUTI

Andiamo con ordine e partiamo da un progetto il cui nome rappresenta perfettamente la filosofia dell’economia circolare: rifiuti zero. È stata una delle storie più interessanti di questi anni e recentemente è diventata anche un partner importante di Italia che Cambia. Rifiuti Zero Sicilia, la cui anima e Manuela Leone, è un’associazione nata nel 2010 per diffondere e mettere in pratica la strategia Zero Waste di Paul Connett, caposaldo dell’economia circolare, progettando e sviluppando progetti concreti che mettono al centro la replicabilità degli stessi e l’interconnessione tra i vari attori.

Rifiuti Zero Sicilia non è che un elemento di una rete molto ampia e ben ramificata anche in Italia. Uno dei suoi nodi ci ospiterà questo pomeriggio: in Umbria ci attende infatti Fabrizio Ercolanelli, referente territoriale di Zero Waste Italy e portavoce dell’Osservatorio Rifiuti Zero del Comune di Perugia. Insieme a lui scopriremo anche le attività del Centro del Riuso La Ricicleria di Alex Trabalza. Seguiteci sui nostri canali a partire dalle 19 per saperne di più.

Proseguiamo muovendoci sempre all’interno del grande filone dell’economia circolare, ma cambiando leggermente prospettiva e zona d’Italia. Siamo in Toscana – per la precisione a Capannori (LU), una delle culle della strategia rifiuti zero –, dove dal 2013 è attiva Funghi Espresso, un’azienda che, partendo dai fondi di caffè recuperati dai bar del territorio, coltiva funghi commestibili e dal buon sapore che vengono poi venduti tramite i mercati locali e anche in appositi kit tramite i quali le persone possono coltivare i funghi in casa. In questo modo si è creata una filiera virtuosa e localizzata nel giro di pochi chilometri, un interessante modello di circolarità e resilienza territoriale replicabile ovunque.

La terza storia è quella di una imprenditrice che ha vinto numerosi premi per le sue iniziative e per la sua visione innovativa e sostenibile anche in un settore – quello edile – che spesso genera più impatti negativi che positivi. Lei è Daniela Ducato e nel corso degli anni ha creato diversi progetti imprenditoriali dedicati a specifiche categorie di materiali per l’edilizia, tutti realizzati a partire da scarti naturali, come ad esempio vernici con gli scarti della lavorazione del latte o coibentanti con quelli della tosatura delle pecore.

Purtroppo però ogni tanto dobbiamo guardare in faccia la realtà, una realtà che ci parla di un modello di produzione e consumo oggi insostenibile, che riempie il terreno, l’aria e le acque di rifiuti. Che fare dunque? Per prima cosa, cominciare a rimuoverli. Ed è proprio ciò di cui si occupa Clean Up Italia, una rete informale comprendente circa sessanta associazioni in Italia – noi abbiamo incontrato la sezione di Tricase, in Puglia, il cui presidente Gabriele Vetruccio è anche cofondatore del network nazionale – composte da quei gruppi di persone che si prodigano attivamente per la rimozione di rifiuti abbandonati nell’ambiente, ma anche per sensibilizzare cittadinanza e istituzioni sull’importanza di ridurre i rifiuti e tutelare i territori.

Per quanto riguarda invece le azioni di prevenzione, ce n’è una molto importante che si può fare prima di riusare oggetti vecchi o rotti e prima di pulire l’ambiente da rifiuti ormai irrecuperabili: riparare. È proprio ciò che fa Rusko, un’associazione bolognese che, come tante altre in Italia e nel mondo, organizza repair cafè. Si tratta di incontri informali in cui tecnici specializzati insegnano alle persone a riparare oggetti di uso comune – dai piccoli elettrodomestici ai giocattoli, dalle scarpe, alle biciclette – centrando così un triplice obiettivo: promuovere l’economia circolare attraverso la socializzazione, trasmettere alla gente competenze tecniche di auto-riparazione e salvare oggetti rotti dalla spazzatura facendoli funzionare di nuovo.

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