23 Nov 2022

Max e il suo bed and breakfast Döit, dove l’accessibilità è sinonimo di inclusione

Scritto da: Lorena Di Maria

A Coniolo, piccolo paese del Monferrato, Max Biglia ha dato vita a Döit, bed and breakfast a conduzione familiare ideato per accogliere tutte le disabilità in un clima e genuino e inclusivo. Qui organizza visite alla scoperta del territorio e delle piccole realtà che lo popolano, creando rete e valorizzandone gli elementi caratteristici.

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Alessandria - “Avej döit” è una curiosa espressione dialettale piemontese, che in pochi oggigiorno conoscono. Potremmo tradurla come “essere accoglienti” o “avere garbo verso gli altri”. Questo termine si addice perfettamente al protagonista della storia di cui vi parliamo oggi: Max Biglia, proprietario di Döit, un bed and breakfast a conduzione familiare che nasce a Coniolo, piccolo paese immerso nelle terre del Monferrato.

Max è appassionato di dialetti, ma anche delle tradizioni e della memoria del territorio che si impegna a custodire. Per lui parlare un dialetto è come immergere le mani all’interno della terra di quel luogo, facendone emergere la vera essenza. A giugno 2022 ha inaugurato Döit: non solo una struttura ricettiva, ma una filosofia di vita, uno luogo di incontro che include e abbraccia la disabilità in tutte le sue forme.

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Come ci racconta, «ho vissuto a Torino e una volta terminati gli studi ho deciso di realizzare il mio desiderio, quello di trasferirmi in Monferrato, dove ci sono le mie radici e dove poter vivere una vita libera in mezzo alla natura». In quella vita Max ha fatto tante cose: ha lavorato come educatore, ha prestato servizio nel carcere di Vercelli, si è impegnato per vent’anni nel mondo della disabilità e in una comunità per minori a Casale Monferrato. 

Nel tempo si è concretizzata sempre più l’idea di dare vita a un bed and breakfast, fin quando quell’idea si è trasformata in realtà: così Max ha deciso di lasciare il suo lavoro e dedicarsi anima e corpo alla creazione di una realtà ricettiva inclusiva, supportato a ogni passo da Elisabetta, la sua compagna. Possiamo dire che inclusione e accoglienza siano alcuni tra i suoi valori più grandi, che oggi costituiscono le fondamenta di Döit.

UN BED AND BREAKFAST CHE ACCOGLIE LE DIVERSITÀ

Per “avej döit”, ovvero aver cura, e realizzare una struttura accessibile a tutti, il progetto nasce all’interno di un edificio di metà ottocento, che Max ha acquistato e recuperato, rispettandone la struttura originaria e installando particolari ausili, fruibili da qualsiasi disabile.

A disposizione ci sono quattro camere chiamate rispettivamente con i nomi delle nonne: Attilia, Geltrude, Gemma e Pinota. «Delle quattro stanze, tre sono attrezzate: una con ausili per non vedenti, un’altra per non udenti e una terza per le persone con ridotta capacità motoria. Trattandosi della ristrutturazione di un edificio di metà ottocento non abbiamo fatto quello che abbiamo voluto ma quello che abbiamo potuto. E visto che le camere sono situate nel sottotetto, abbiamo installato un ascensore per agevolare l’accesso a chi ha difficoltà».

Quello che serve, dal basso, è abbattere i muri di indifferenza e dare un’identità a questo territorio, che potrebbe partire proprio dall’accoglienza

Per la progettazione delle stanze Max ha lavorato in collaborazione con la Consulta delle Persone in Difficoltà di Torino e con un’azienda di Roma: «Abbiamo collaborato per ragionare sugli spazi e su piccole cose che sembrano all’apparenza banali ma che in realtà non lo sono, come nel caso della luminosità delle stanze o dei percorsi per sedie a rotelle». L’obiettivo è stato fin da subito renderli il più possibile funzionali e accessibili, coniugando semplicità e praticità.

Garantire un turismo accessibile alle persone con disabilità è necessario, non solo perché offre a chi ha particolari bisogni un maggior grado di autonomia, ma soprattutto affinché il turismo sia un diritto di tutti e tutte, con ricadute in termini di inclusione sociale, pari opportunità e pari dignità. «In Italia c’è una buona legge ma purtroppo abbiamo una mentalità ancora poco aperta in questo senso. Un po’ come per le tematiche ambientali, se ne parla tanto ma si fa ancora troppo poco. Lo stesso vale per la disabilità: dobbiamo ancora fare tanti passi in avanti».

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LA CUCINA, ESPRESSIONE AUTENTICA DEL TERRITORIO

«Come B&B per la colazione abbiamo selezionato sul territorio piemontese e monferrino delle piccole aziende e cooperative che ci forniscono i loro prodotti genuini». Così sul tavolo della cucina di prima mattina il risveglio degli ospiti è accompagnato da marmellate, mieli, pane, biscotti, oppure latte, yogurt e succhi di frutta biologici per iniziare al meglio la giornata. «Prestiamo molta importanza al packaging e per questo da noi si troveranno sempre yogurt in vasetti di vetro o biscotti che acquistiamo nei sacchetti di carta».

Al Bed and Breakfast Döit si vive di tranquillità e lentezza, apprezzando le piccole cose quotidiane. Lo spirito di questo luogo rispecchia appieno l’animo di Max e la sua ricerca di una semplicità capace di riempire il cuore. «Io non sono amante del turismo mordi e fuggi. Per me fare inclusione significa ospitare persone senza troppe barriere, prima di tutto mentali. Mi piace sapere che qui i nostri ospiti possono passare piccoli momenti in cui stare bene, mi piace quando scelgono di fermarsi a chiacchierare o quando organizziamo uscite alla scoperta del territorio. La mia filosofia è che nella vita tutto è uno scambio».

FUMA C’ANDUMA: IL CAMMINO LENTO PER UN TURISMO RESPONSABILE

Come direbbe un piemontese, “facciamo che andare”. Andare dove? Alla scoperta del Monferrato ovviamente, dove le escursioni e i trekking che Döit organizza attraversano uno scenario rurale fatto di sentieri, boschi, campi, vigneti e piccoli borghi non lontani dal grande Po.

La visione delle uscite si basa sul concetto del “no one excluded” e per questo oltre alle biciclette a pedalata assistita già disponibili, Max ha in programma di acquistare una joëlette che permetterà alle persone con motricità ridotta di poter accedere ai sentieri che normalmente non riuscirebbe a percorrere. «Uno dei nostri obiettivi è organizzare delle uscite insieme a chi oggi non ha l’opportunità di muoversi. In questo modo potrà godersi la natura e le bellezze che non sono fruibili per la scarsa accessibilità». 

Le visite proposte sono “immersive”: esplorare gli angoli meno conosciuti del Monferrato o quelle piccole aziende agricole che non sono pubblicizzate sui giornali o in televisione, ma che sono veri presidi territoriali. Qui le escursioni si possono creare insieme, in base alle specifiche richieste degli ospiti.

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«Nei mesi passati abbiamo acquistato un van da nove posti e abbiamo iniziato a organizzare brevi tour di mezza giornata o di una giornata per piccoli gruppi o famiglie. Ad esempio, recentemente è giunto un gruppo di turisti americani che desideravano scoprire la tradizione casearia locale. Per loro abbiamo organizzato una giornata ad hoc, guidati da una guida turistica certificata: abbiamo fatto visita a una azienda agricola di Roccaverano che produce robiola e poi siamo stati ospiti di una piccola realtà creata da due giovani che hanno lasciato il lavoro per dedicarsi alle loro capre».

Da tempo Max coltiva relazioni e collaborazioni sul territorio e portare gli ospiti alla scoperta di realtà locali è per lui sempre un piacere. Oggi, oltre alle passeggiate, in collaborazione con altre realtà territoriali organizza eventi culturali e merende all’aria aperta dove promuovere la cultura, la riflessione e lo scambio.

PARTIRE DALL’ACCOGLIENZA PER FAR FIORIRE UN TERRITORIO

Il progetto di Döit è recente e oggi si trova in un percorso di crescita e di miglioramento costante verso un turismo sempre più accessibile e inclusivo. «Nel corso dei mesi e anni che verranno vorremmo implementare gli ausili e rendere gli spazi interni ed esterni sempre più accessibili alle persone che verranno a conoscere il nostro territorio. Quello che serve, dal basso, è abbattere i muri di indifferenza e dare un’identità a questo territorio, che potrebbe partire proprio dall’accoglienza e dall’inclusione. Questa è un’utopia che mi auguro possa prima o poi germogliare».

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