25 Nov 2022

Ricominciare con i piedi per terra: la storia di due amiche e della loro Zollamania

Scritto da: Benedetta Torsello

Da un’inaspettata amicizia e dal recupero di un vecchio terreno abbandonato nasce Zollamania, un’azienda agricola e fattoria didattica sulle colline di Sanremo, non lontano dal borgo di Bussana. Barbara e Stefania ci portano a fare un giro nel loro orto e nella loro nuova vita, raccontandoci tutte le tappe che le hanno portate dove sono oggi.

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Imperia - È mattina, le lancette segnano poco più delle nove, ma Barbara e Stefania sono in piedi già da un pezzo. Quando le raggiungo al telefono, le trovo alle prese con mille attività. Si dividono tra l’orto e gli animali: hanno due asini, le tartarughe, le galline, i pappagalli e i porcellini d’india. «All’inizio, quando abbiamo aperto l’azienda agricola, coltivavamo le verdure per la vendita a km0 e allevavamo le galline. Il resto della ciurma è arrivato un po’ dopo», mi racconta Stefania.

Siamo a Sanremo, a pochi passi dal rinomato borgo di Bussana Vecchia e a una quarantina di chilometri dal confine con la Francia. A sentire la loro storia verrebbe da dire che la loro Zollamania – questo il nome scelto per l’azienda agricola nata nel 2017 – e la passione per la terra siano state quasi contagiose. Tutto è partito da un vecchio terreno abbandonato, un tempo coltivato dai nonni di Stefania: «Quando ci siamo conosciute, lei voleva disfarsene – mi racconta Barbara – Per me era assolutamente fuori discussione. Così abbiamo messo su il pollaio e l’orto e alla fine [ride, ndr], ci è scappata un po’ la mano».

Zollamania 3
METTERE INSIEME LE FORZE

Nata a Milano e cresciuta a Sanremo, delle due Barbara è quella che ha sempre vissuto in città: «Per me la campagna era solo una prospettiva di vita per lo più irrealizzabile», mi racconta. Ora al mattino la sua sveglia suona alle cinque, così può prendersi cura degli animali e poi correre in città dove lavora ancora come avvocato, pur ripromettendosi da tempo di voler smettere.

«Ricevo i miei assistiti tre pomeriggi a settimana e li seguo unicamente nella parte stragiudiziale: ormai non litigo più», sorride mentre me ne parla. «Un mio professore diceva sempre: “Meglio un pessimo accordo, che un’ottima sentenza”. Ecco, credo sia questo il senso del mio lavoro. In fondo, ce lo insegnano anche gli animali: non ci si può contendere qualcosa per sempre, alla fine una delle parti deve cedere e subentra in un certo senso la mediazione». 

E poi, quasi sempre impegnata nel suo orto, c’è Stefania, «la vera ligure», scherza l’amica. Per conoscerla meglio basta guardare il paesaggio di questa terra». Diplomata all’istituto agrario e con tanti anni di esperienza alle spalle, Stefania conosce bene la campagna, i suoi ritmi e la fatica di un lavoro in cui è soprattutto la soddisfazione a ripagare ogni cosa.

«Barbara è quella dalle mille idee. Insieme abbiamo immaginato questo posto come uno spazio conviviale, in cui ritrovarsi», prosegue Stefania. «Ci siamo incontrate in un momento di difficoltà: io avevo da poco perso mia madre, lei voleva vendere tutto. Ed è bello vedere cosa sia nato da quello sconforto che ci ha avvicinate», aggiunge Barbara.

Zollamania 1
CON I PIEDI E GLI ZOCCOLI PER TERRA

Mentre chiacchieriamo, dall’altro capo del telefono Margherita e Brina, i due asini di quindici e cinque anni, non si fanno annunciare: «Ti salutano anche loro», scherza Stefania mentre dà loro da mangiare. Mi racconta che sono entrati in famiglia due anni fa e che se accuditi (e soprattutto amati) questi animali possono arrivare a vivere fino a quarant’anni: insomma, dei veri compagni di vita. «È proprio così – commenta Stefania –, sono animali in grado di manifestare una tale empatia che si finisce per sentirsi a propria volta un po’ come loro».

Da quando sono arrivati a Zollamania, Margherita e Brina hanno conquistato il cuore di tutti. «Questi animali si adattano moltissimo allo stato emotivo di noi umani: sono in grado di instaurare diversi tipi di interazione a seconda di chi si trovano davanti. Riescono a stanare gli animi più introversi e tranquillizzare quelli più agitati», mi racconta Stefania.

Ci siamo incontrate in un momento di difficoltà: io avevo da poco perso mia madre, lei voleva vendere tutto. Ed è bello vedere cosa sia nato da quello sconforto che ci ha avvicinate

«Nelle esperienze con gli asini il tatto e la vista sono di importanza assoluta: si impara ad accarezzarli, spazzolarli, fare delle passeggiate fianco a fianco, senza limi di età. «A patto che i nostri piedi e i loro zoccoli siano sempre allo stesso livello», aggiunge Stefania. «Questa è una regola imprescindibile e di reciproco rispetto».

ADOTTARE UNA ZOLLA

Nel periodo estivo, Stefania e Barbara aprono la fattoria e l’orto ai più piccoli. «Wonderzolla è un centro estivo rivolto ai bambini dai cinque anni in su. Qui imparano a riconoscere le piante, ad accudire gli animali, a raccogliere quello che offre l’orto», mi raccontano le due amiche. Per i bambini e le bambine quello di Zollamania è uno spazio di esplorazione, in cui si impara a interagire in modo spontaneo e inclusivo anche con la disabilità.

«Alcuni dei bambini che trascorrono le giornate d’estate qui da noi, provengono da case famiglia, altri hanno delle disabilità psicomotorie: alla fine il contatto con la natura facilita l’accettazione degli altri, senza tutte quelle sovrastrutture di cui è fatto il mondo degli adulti», aggiunge Barbara.

Zollamania 2

E poi da Zollamania è possibile persino prendersi direttamente cura di un fazzoletto di terra in cambio di un contributo mensile per l’adozione della propria zolla. «Volevamo dare a tutti la possibilità di coltivare il contatto con la terra. Si decide cosa piantare, si prepara il terreno, lo si concima con il letame dei nostri asini e poi alla fine si raccoglie», mi raccontano. Tutto questo richiede grande pazienza e cura, oggi sempre più rare da trovare: «Vallo a spiegare alle persone che le piante hanno i loro tempi», ironizza Barbara.

«Difficile da credere, ma prima di Zollamania non avevo mai tenuto neppure un basilico sul balcone», mi confessa Barbara prima di salutarci. «Mi ricordo di quella volta in cui piantai dei semi di zucca, uno dei primi esperimenti, diciamo così. Di solito è Stefania a occuparsene, ma quel giorno era di cattivo umore e se c’è una cosa che ho imparato è che non si pianta mai nulla quando si è arrabbiati. Allora ci ho provato io. E quando sono spuntate le piantine, mi è sembrato un miracolo. Questa cosa, mi sono detta, ha dello straordinario (o magari solo del naturale)». Accorgersene, forse, è il vero miracolo.

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