27 Ott 2023

Patrimonio culturale e crisi climatica: a Catania un confronto con Ultima Generazione

Un dibattito tra una fisica esperta in beni culturali, un sociologo della comunicazione e un archeologo rappresentante di Ultima Generazione per confrontarsi sulla "bontà" ed efficacia dell'attivismo del movimento ecologista. È l'evento promosso da Officine Culturali di Catania e svoltosi mercoledì scorso presso il Bookshop dei Benedettini per analizzare le modalità di azione dei movimenti per la giustizia climatica.

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Catania - C’è chi ne condivide profondamente il senso della battaglia e le modalità unendosi al gruppo e c’è, all’opposto, chi li chiama ecovandali. E poi c’è anche chi, pur riconoscendo la legittimità e l’urgenza della tematica, né contesta le metodologie di resistenza non violenta, che però nuocciono al patrimonio culturale italiano e arrecano disagi alla comunità. Ecco perché, a Catania, Officine culturali ha organizzato, mercoledì 25 ottobre, un confronto con Ultima Generazione proprio sul binomio “patrimonio culturale e crisi climatica”.

Un incontro – quello organizzato al Bookshop dei Benedettini di Catania – curato appunto da Officine culturali, che ha risposto alla richiesta dei rappresentanti catanesi di Ultima Generazione di presentare la loro attività [l’hanno fatto in altri incontri cittadini, ad esempio durante la presentazione della Campagna “Non paghiamo il fossile”, ndr] con la controproposta di promuovere un dibattito e confronto pubblico sul significato di gesti e azioni che hanno portato il patrimonio culturale e la crisi climatica a essere, appunto, protagonisti insieme della cronaca negli ultimi mesi.

CONFRONTO CON ULTIMA GENERAZIONE SUL SIGNIFICATO DI GESTI E AZIONI

I rappresentanti di Officine culturali che proprio dai beni culturali sono partiti per un vero e proprio percorso di rigenerazione sociale, urbana e culturale, come ha spiegato il presidente Francesco Mannino, si sono chiesti: “Quale ruolo possono svolgere i musei e le organizzazioni culturali nella complessa vicenda della crisi climatica? Perché attivisti e attiviste di Ultima Generazione hanno messo in pratica azioni di disobbedienza civile nonviolenta scegliendo opere d’arte e palazzi storici?”.

Confronto con Ultima Generazione
Da sinistra Francesco Mannino, Davide Bennato, Anna Gueli, Gesualdo Busacca

A partire da queste domande, ha preso il via il confronto pubblico sul ruolo della cultura nel dibattito sul cambiamento climatico con gli interventi di Anna Gueli, docente di Fisica applicata a beni culturali, ambientali, biologia e medicina dell’Università di Catania, Davide Bennato, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Catania e Gesualdo Busacca, archeologo e antropologo, portavoce di Ultima Generazione.

ANNA GUELI: “SÌ, ANCHE SE NON SI VEDE, UN PIATTO DI MINESTRA SU UN QUADRO CREA DANNI”

I protagonisti dell’incontro, ognuno per la propria competenza, hanno quindi affrontato alcuni argomenti specifici a partire dalla professoressa Anna Gueli che, tra le altre sue specializzazioni, si occupa anche di archeometria, che è la materia che misura ciò che è antico e si occupa dello studio scientifico con analisi di laboratorio dei materiali di cui i beni di interesse storico, archeologico, artistico e architettonico sono costituiti e dei contesti naturali in cui questi beni si sono ritrovati nel tempo.

Dopo aver spiegato l’ambito di pertinenza, Anna Gueli è venuta al punto, ovvero cercare di capire «se un piatto di minestra o della vernice lavabile gettati su un dipinto siano o meno dannosi sul serio per le opere o possano essere identificati “solo” come atti simbolici. Per spiegarlo – ha proseguito – parto dalla considerazione che anche quando facciamo le nostre ricerche ci sono tecniche distruttive in sito e tecniche non distruttive, ma queste seconde possono essere di tipo invasivo e non invasivo. Per esempio, anche una luce sbagliata o i raggi X sono tecniche non distruttive ma sono, di sicuro, invasive».

Perché attivisti e attiviste di Ultima Generazione hanno messo in pratica azioni di disobbedienza civile nonviolenta scegliendo opere d’arte e palazzi storici?

«Allo stesso tempo, le vernici su materiali porosi, come una tela o la pietra di una fontana, anche se “definite” lavabili non permetteranno mai di riportare l’opera esattamente allo stato precedente all’atto. È un danno irreparabile? Dipende da ciò che vogliamo dire: di sicuro è un atto che ha generato un cambiamento nell’integrità del bene culturale e quanto questo sia o meno importante per le persone dipende anche dalla scala di priorità di ognuno di noi. Io non sono qui per giudicare le azioni messe in pratica da Ultima Generazione, ma per far riflettere anche loro sul fatto che, ragionando dal punto di vista dei nanometri, il fatto che non si vedano a occhio nudo gli effetti, non significa che non ci siano».

DAVIDE BENNATO AGLI ATTIVISTI: “USATE STRATEGIE DI COMUNICAZIONE VECCHIE”

Di tutt’altra tipologia l’intervento del professore Davide Bennato che, come esperto di comunicazione, ha puntato l’attenzione proprio sulla strategia comunicativa che Ultima Generazione utilizza per raggiungere l’obiettivo, ovvero smuovere le coscienze per ottenere misure di contrasto al collasso ecoclimatico a cui stiamo andando incontro a causa delle troppe emissioni. «È giusto il sistema valoriale rispetto cui Ultima Generazione compie le sue azioni? Assolutamente sì. È giusto che cerchi azioni che irrompono nella quotidianità in modo folgorante. Sì. Però io non posso non dire che si tratta di azioni profondamente e tristemente vecchie», ha detto.

«Ve lo spiego – ha continuato – in modo più diretto senza proporre un giudizio estetico ma di contenuto: utilizzare la strategia retorica della resistenza civile non ripaga. Anzi. Se oggi vi mostrassi una foto delle azioni fatte in questi mesi, probabilmente nessuno si renderebbe conto di quale sia il periodo storico in questione e se ci troviamo nel 1970 o nel 2023. Il XXI secolo è un secolo di rottura con il passato e usare le stesse strategie usate dai sindacati o dai sessantottini vi rende anonimi».

Confronto con ultima generazione

«Bisogna segmentare il pubblico a cui ci si rivolge, senza azioni che colpiscano tutti indistintamente perché il risultato è che non si colpisce di fatto nessuno. Oppure che diventate invisi anche a chi sposa le stesse idee. Io vi dico che Ultima Generazione per l’urgenza dei temi non si può permettere di usare strategie così poco efficaci o che abbiano come risultato finale la copertura da parte della stampa che però, per l’effetto delle azioni, si riduce solo a un “hanno rotto” e quindi a creare ostilità rispetto ai vostri contenuti».

GESUALDO BUSACCA: “CONNETTETEVI EMOTIVAMENTE. SERVE UN FONDO DI RIPARAZIONE

Ai due interventi, è seguito quello del dottor Gesualdo Busacca, archeologo e antropologo, nonché rappresentate e portavoce di Ultima Generazione Catania. Busacca, dopo aver sottolineato come secondo lui l’assente della serata fosse proprio la catastrofe climatica e che nessuno ne avesse ancora parlato, ha voluto spiegare quanto si sentisse «frustrato nei confronti delle nuove generazioni, in quanto sono convinto che il mondo “adulto” non abbia la giusta connessione emotiva con la questione della crisi climatica».

Il suo discorso ha poi toccato i temi dell’eco-ansia e dell’attivismo. «Io non amo il termine eco-ansia perché sembra quasi che noi ci preoccupiamo di qualcosa che non esiste. Io parlo di eco-lutto, ovvero del dolore in relazione alle perdite ecologiche sperimentate o previste, inclusa la scomparsa di specie, ecosistemi e paesaggi significativi a causa di cambiamenti ambientali acuti o cronici che stiamo vivendo e non solo attendendo. Nella crisi climatica ci siamo dentro e mi chiedo come si possa parlare di microclima in un museo quando il clima non riusciamo più a controllarlo per quello che abbiamo fatto al pianeta?».

confronto con ultima generazione
La campagna Non paghiamo il fossile di Ultima Generazione

«Ve la prendete – ha continuato – con chi compie queste azioni senza pensare alla Sicilia che brucia, alle alluvioni, ai migranti climatici. Come pensiamo di salvare il patrimonio culturale se non ci sarà l’umanità che ne potrà apprezzare il valore? A chi dobbiamo la nostra lealtà: a un’opera d’arte o all’umanità?», ha chiesto Busacca agli interlocutori.

«Per quanto riguarda poi la nostra strategia comunicativa e di resistenza civile e non violenta, oltre al fatto di sottolineare che non c’è più tempo per mettersi a pensare e programmare strategie innovative, sottolineo che noi ci rifacciamo alla storia e a ciò che ha funzionato in passato. E se da un’azione su un’opera d’arte e un blocco stradale il 90% ci darà contro ma avremo il 10% che si unisce al progetto sarà già un successo».

Che durante l’ncontro ci si sia trovati sulla bontà o meno delle scelte strategiche di Ultima Generazione oggi è difficile da dire. I due, anzi, tre poli della discussione sono rimasti tutti piuttosto isolati tra loro. Ciò che è certo è che, da parte di tutti e anche da parte del pubblico intervenuto, si riconosceva l’importanza di mettere in pratica azioni serie per salvare il Pianeta. Non a caso, qualcuno ha anche avanzato l’idea di una possibile collaborazione in questo senso.

Intanto gli incontri di Ultima Generazione continuano con un appuntamento domenica 29 ottobre al Teatro Coppola per parlare di formazione non violenta e un incontro alla Biblioteca Bellini lunedì 30 per presentare la campagna Fondo Riparazione, che il movimento chiede al Governo italiano e per approfondire la strategia delle azioni e le attività di Ultima generazione.

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