21 Feb 2024

A Lanusei classi quinte in gita durante le elezioni regionali: il diritto di voto è solo “a metà”

Scritto da: Lisa Ferreli

Se si mettono insieme le stime sui cittadini in mobilità in Italia – circa 4,9 milioni le persone – e il fenomeno dell'emigrazione a tratti endemico in Sardegna, il panorama in vista delle elezioni regionali imminenti non è rincuorante. Il fatto che il voto ai cittadini fuori sede in mobilità continui ad essere negato è una tagliola sulla piena espressione democratica. Eppure, nonostante il tema del cosiddetto astensionismo involontario affianchi ogni periodo elettorale, l'annosa questione del voto inaccessibile se in mobilità si ripresenta puntuale nei dibattiti politici e nella quotidianità dei sardi da anni, senza trovare soluzione. Quello che allora può accadere è che l'appello alle urne coincida con una gita in Spagna, l'ultima prima della fine del liceo, e che la scelta non sia proprio facile.

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La prima occasione di voto con le elezioni regionali e l’ultima gita di classe dell’ultimo anno di liceo cadono lo stesso giorno, ma il sistema non garantisce l’accesso alle urne in mobilità. Succede al liceo Leonardo Da Vinci di Lanusei, dove le cinque classi quinte in partenza per la gita in Spagna dal 23 al 27 febbraio – saranno circa 60 studenti – si sono trovate davanti a un bivio: rinunciare all’ultimo viaggio di classe insieme o astenersi il 25 febbraio nell’esercizio del diritto di voto in occasione delle elezioni regionali.

La storia non ha un lieto fine, ma non perché la scelta sia alla fine ricaduta sul non rimandare il viaggio d’istruzione e fare le valige. Del cosiddetto astensionismo involontario, fenomeno che vuole circa il 18% del totale degli elettori impossibilitati a esprimere la loro preferenza alle urne perché non in grado di accedere ai seggi, spesso perché fuorisede, si parla da tempo senza trovare una soluzione. Gli esempi non mancano: in Spagna si può votare per corrispondenza, in Francia per delega e in Estonia telematicamente; eppure quello del voto ostacolato ai fuori sede resta un tema rovente, ma irrisolto. E a pagarne il costo sono elettori e elettrici ai quali il sistema guarda come cittadini di serie B.

elezioni regionali
O LA GITA O IL VOTO ALLE ELEZIONI REGIONALI

«Quando ci siamo accorti del fatto che partire in gita avrebbe significato non poter votare, la cosa non è piaciuta a tutti, ma ormai era troppo tardi». A raccontare attraverso una nota condivisa la vicenda sono gli studenti della 5Da Linguistico, tra le classi in partenza. Complici della situazione diversi fattori: la non disponibilità dei gruppi in ulteriori date, gli esami d’accesso all’università che coinvolgono le future matricole già da febbraio 2024, la possibilità divenuta reale di un ultimo viaggio di istruzione. «Spostare la gita non è possibile, è già molto si sia riusciti a organizzarla, e all’ultimo viaggio di classe non abbiamo voluto rinunciare».

«Questo però non significa che la scelta non sia stata difficile e che non ci siano tra noi persone dispiaciute all’idea di non poter votare alle elezioni regionali: sarebbe stata la prima volta, pensiamo sia assurdo che non esistano modalità di accesso al diritto di voto per gli studenti se lontani dalla propria residenza». E il pensiero si sposta al futuro: «Alcuni di noi andranno a studiare fuori dalla Sardegna, quindi potrà votare solo chi può permettersi di tornare? Non è assolutamente giusto, è un diritto che non può essere garantito a metà».

elezioni regionali
UN ESERCITO DI INVISIBILI

«A questa età il voto oltre che un dovere è anche un’emozione, ma siamo stati costretti da questioni organizzative e contingenti a scegliere delle date che comprendono purtroppo anche quella delle elezioni regionali», aggiunge il preside dell’Istituto, Giovanni Marcello. Se si guarda ai dati delle elezioni politiche del 2022, nello specifico al forte tasso di astensionismo nella fascia 18-34 anni – il 42,7% non ha votato – e al fatto che la mobilità riguarda soprattutto giovani che si spostano per motivi di studio o lavoro, la questione del voto inaccessibile a distanza rappresenta una tagliola sulla piena espressione democratica.

«Questa società frenetica e compulsiva, ti priva di tante cose e in questo caso il dispiacere è forte soprattutto per i più giovani davanti a un importante appuntamento civico che salta» commenta Marcello. «Non ho ricevuto lamentele da parte dei docenti coinvolti nel viaggio anche perché non potevamo fare altrimenti, ma assolutamente ci uniamo anche noi al coro di chi chiede un cambiamento dal punto di vista del diritto di voto negato in situazioni di mobilità».

La disparità attuale sicuramente non può essere risolta entro le elezioni regionali, ma può essere superata a partire da uno sguardo nuovo

PRIME PROVE DI VOTO AI FUORI SEDE

Il governo nelle ultime ore ha dato parere favorevole all’emendamento di Fratelli d’Italia al decreto elettorale che permetterebbe agli studenti fuori sede di votare alle prossime elezioni europee nel comune in cui sono provvisoriamente domiciliati. Una norma sperimentale, un primo e piccolo passo che però continua a confermare un sistema che nega la partecipazione invece a elezioni regionali, comunali o dei lavoratori in mobilità.

Come anticipato, il problema è sì annoso ma gli esempi non mancano. In Regno Unito chi non può recarsi al seggio può accedere al voto per posta e il voto per delega. In Germania invece è prevista la possibilità di esercitare il diritto per corrispondenza: è necessario richiedere al Comune di residenza entro il venerdì antecedente il voto o le 15 del giorno stesso in caso di malattia improvvisa la scheda elettorale da inviare in una busta postale insieme a un atto sostitutivo di notorietà. La disparità attuale sicuramente non può essere risolta entro le elezioni regionali, ma può essere superata a partire da uno sguardo nuovo, più ampio, attento e inclusivo.

elezioni regionali treno
IL COSTO DI TORNARE A VOTARE

Se votare a distanza non è possibile tornare a casa diventa d’obbligo e insieme, anche imbattersi in problematiche di varia natura, a partire dal costo. Ieri YouTg ha riportato la denuncia di un emigrato sardo costretto a spendere 300 euro per rientrare nell’Isola in occasione delle elezioni regionali: “Siamo all’anno zero. Di fatto, mi viene negato il diritto di voto che dovrebbe essere lo strumento a mia disposizione per poter cambiare lo stato di cose. La garanzia del diritto di voto è il cardine di ogni società civile. Voglio solo partecipare al processo decisionale sul futuro della mia terra. Voglio votare”.

La chiamata al voto è una chiamata al presente. Nel sito della Regione Sardegna tra le Agevolazioni tariffarie per i viaggi degli elettori sul territorio nazionale sono elencati gli sconti previsti in vista delle elezioni regionali per il trasporto ferroviario, via mare, aereo e le agevolazioni autostradali per gli elettori residenti all’estero. Le proteste sono però la dimostrazione concreta del fatto che le agevolazioni non bastano, e che a servire è un approccio differente che guardi alla pluralità di un’Isola vasta. Dai confini sì definiti e netti, ma esito anche di un’identità diffusa nel tempo e nello spazio che sul futuro, ha tanto da dire. E rivendicare. L’accesso al diritto è l’accesso al futuro, non può diventare un miraggio.

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