Genitorialità consapevole, il racconto di Alessia: “Abbiamo ascoltato l’istinto”
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Reggio Calabria - Nell’oracolo del Tarot – meglio conosciuto come il gioco dei Tarocchi – sulla carta numero 12 è raffigurato un personaggio dalla folta capigliatura color verde foglia, appeso a un albero a testa in giù. Nel pendolare, il suo viso è sereno e pare sorridere; un curioso atteggiamento per un’impiccato. O forse, tanto impiccato non è. Essere gioiosamente capovolto lo spinge a superare i propri limiti, pregiudizi e credenze e gli permette di fare scelte inusuali e cercare soluzioni originali.
Se come lui, anche solo per un breve momento, guardassimo il mondo a testa in giù, tutto diverrebbe straordinariamente diverso da ciò che abitualmente conosciamo come “realtà”. L’associazione no profit OIA’ realizza progetti itineranti e per questo utilizza un camper con il quale, noi suo equipaggio, abbiamo attraversato per intero la penisola italiana ed entrambe le sue due grandi isole. Un viaggio percorso prevalentemente a testa in giù, affinché potessimo osservare le storie di ogni persona incontrata lungo il tragitto, da un punto di vista diverso.
Ciascuna di queste storie resta ben conservata nella nostra memoria e, ancor più al sicuro, nei nostri cuori. Sono divenute parte del nostro grande bagaglio invisibile. Ma alcune sono volute appartenere all’archivio Qateom Museum, un progetto di raccolta di esperienze narrate, e lì sono condivise liberamente all’ascolto. Altre le riportiamo per iscritto attraverso la nostra narrativa o, come in questo caso, con il progetto Osservatorio OIA’, in questa rubrica, in collaborazione con Italia che Cambia.
Tornando al viaggio, nell’attraversare la regione Calabria abbiamo incontrato Alessia, che assieme alla sua famiglia ha scelto un cammino inusuale per la crescita dei propri quattro figli. Così l’abbiamo invitata a raccontarci di questo percorso. Forse la sua potrebbe essere considerata una storia di genitorialità consapevole, comunque sia è una dimostrazione di quanto sia delicato e meraviglioso il compito di accogliere e accudire una nuova vita. Anzi, quattro!
Essere genitore di ben quattro anime è anche un cammino alla scoperta di sé stessi?
Ognuno di loro ha contribuito alla mia formazione come donna e come persona. La primogenita – Ragazza1, 13 anni – è arrivata con cesareo d’urgenza all’ottavo mese di gravidanza. Mi ha fatto scoprire l’importanza del contatto, anche grazie alla marsupioterapia, dell’allattamento a richiesta, ma soprattutto ha illuminato la strada verso una profonda conoscenza delle emozioni e della sicurezza in sé. Da quando è nata abbiamo iniziato a cambiare la nostra vita partendo dalle scelte alimentari, lavorative – per poter stare con lei durante la crescita – e, non ultime, abitative. Abbiamo iniziato a vivere sempre più la campagna e a rigenerarci con dei tempi dilatati e rispettosi della fisiologia umana.
La secondogenita – Ragazza2, 10 anni –, nata con VBAC [Vaginal Birth After Cesarean, parto vaginale dopo un taglio cesareo, ndr], è riuscita a portare nella nostra esistenza la leggerezza e lo sprint per affrontare con serenità la vita. Con lei ho avuto modo di lavorare sulla mia autostima, ripercorrendo la mia infanzia. Gli ultimi arrivati in famiglia hanno stravolto ancora di più: Gemello e Gemella, 6 anni, hanno dato il “colpo di grazia”, permettendoci di lasciare andare le ultime rigidità. Con loro abbiamo iniziato a viaggiare fuori e dentro di noi, ritrovando la nostra essenza e dandoci la possibilità di manifestarla. Li ringrazio in particolar modo per avermi fatto tornare a giocare, ultimo baluardo delle mie rigidità.
Durante il periodo della gravidanza, del parto e dell’ allattamento hai avvertito imposizioni dall’esterno che fossero contrarie al tuo sentire e agire? Se sì, come hai trovato un dialogo con questo?
Più che imposizioni intromissioni, tante. Tutti sapevano meglio di me come crescerli e a me sembrava dovesse rimanere solo di ubbidire alle indicazioni giunte dall’esterno. Ragazza1 però non era d’accordo e ci permise di capire qual era il suo reale bisogno. Lasciammo andare le tabelle per dormire, quelle di crescita e quelle sull’alimentazione, accogliendo solo ciò che ci risuonava di questi ambiti per una nostra genitorialità consapevole.
Ragazza2, temeraria e arrampicatrice provetta, ha incrinato la nostra considerazione sul “bravo bambino”, che ubbidisce e si comporta come ci si aspetta. Ci ha portato il sorriso spontaneo e la meraviglia di scoprire il mondo insieme. Grazie a lei abbiamo continuato il percorso di destrutturazione di noi stessi. I gemelli mi hanno spinto alla fermezza verso le intrusioni, a far valere le nostre scelte e all’importanza della persona, come individuo che si emoziona.
L’autorevolezza nel percorso di genitorialità consapevole riguardo alla scelta dell’alimentazione, dell’educazione e dell’istruzione è una realtà per te? Nelle tue scelte ti trovi dinanzi a una pressione sociale?”
All’inizio sì, da neogenitori di Ragazza1 ci siamo fatti condizionare da quello che dicevano le persone intorno a noi. È stata una bella palestra che ha confermato le nostre scelte istintive e ha affinato la serenità di rispondere a tono. Imparare ad accogliere il suggerimento ricevuto e rimettere al suo posto il nostro interlocutore con fermezza e rispetto è stato il passaggio successivo e Ragazza2 ci ha fatto da apripista. Con i gemelli le pressioni sociali si sono moltiplicate, ma oramai eravamo genitori navigati e ci scivolavano addosso. In quel frangente ci siamo resi conto di quanto sia importante l’esempio per aprire la riflessione su certi temi. Se ci riusciamo noi, tutti possono farlo!
Per tutto questo siamo grati alla comunità che ci ha visti crescere, con cui abbiamo costruito e che ci ha sostenuti quando ne avevamo bisogno. Partendo dalla famiglia, per arrivare agli amici, intorno a noi si è creata una tribù di persone affini con cui continuare il cammino di genitorialità consapevole e alla scoperta di sé. L’ultima tappa è un gruppo di lettura in cui portare sé stessi, per riconoscersi e crescere ancora insieme.
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