23 Gen 2025

Come scegliere un riscaldamento efficiente e sostenibile?

Scritto da: Valentina D'Amora

Scegliere un sistema di riscaldamento sostenibile per la propria casa richiede una combinazione di attenzione a diversi aspetti, dall'impatto ambientale all'efficienza energetica, passando per l'adattabilità alle specifiche esigenze del proprio appartamento.

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Il calo delle temperature invernali ci porta a rintanarci in casa, tra tisane calde e coperte, per goderci il tepore domestico e sfuggire al freddo. Ma come si scalda un appartamento in modo efficiente e sostenibile? La risposta è variabile, perché dipende da diversi fattori, come il tipo di abitazione, il suo grado di isolamento termico e le fonti di energia disponibili. Ci sono poi varie tipologie di riscaldamento domestico che si distinguono in base alla tecnologia utilizzata e alla fonte energetica che le alimenta.

E proprio in merito a questo va tenuto presente che il riscaldamento domestico è uno dei maggiori alleati dell’inquinamento atmosferico, perché riscaldare gli edifici, che siano residenziali o commerciali, in termini di emissioni di CO pesa per oltre il 17,7% sul totale, secondo i dati ISPRA. Il riscaldamento abitativo da solo è responsabile di un’alta quantità di polveri sottili – un insieme di sostanze inquinanti costituito da polveri, fumo, microgocce e altre sostanze liquide –, in particolare del 53% di PM10 e del 64% di PM2,5. Il tutto non fa che peggiorare notevolmente la qualità dell’aria, mettendo a rischio la salute secondo l’OMS, in particolare nelle città del centro-nord.

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Le valvole termostatiche dei termosifoni consentono di ottenere un buon risparmio energetico se impiegate in modo intelligente: per esempio impostandole su 1 quando si arieggiano le stanze

Eppure oggi esistono tecnologie a emissioni quasi zero e da fonti rinnovabili: perché allora non ci siamo già tutti convertiti? Gli ostacoli sono svariati, dagli incentivi e i bonus ambientali che si concentrano su impianti non solo a fonti rinnovabili ma anche a combustibili fossili. Anche abitare in condomini con riscaldamento centralizzato è un ulteriore vicolo, anche se secondo una recente indagine di Idealista, oltre il 70% delle case in vendita nel Paese ha optato per una gestione indipendente, adottando l’autonomo.

In questo articolo analizzeremo più da vicino le fonti dei vari tipi di riscaldamento, con i relativi pregi e difetti. Nel prossimo invece approfondiremo i diversi tipi di riscaldamento in base alla tecnologia utilizzata.

IL SISTEMA PIÙ DIFFUSO: IL RISCALDAMENTO A GAS

Il riscaldamento a gas è attualmente il principale vettore energetico impiegato per il riscaldamento residenziale in Italia, corrispondente al 50% dell’energia fornita, in 17,5 milioni di abitazioni. Utilizza una caldaia alimentata a gas, metano o GPL per riscaldare l’acqua che poi circola nei termosifoni o in impianti di riscaldamento a pavimento, costituiti da pannelli con tubazioni a serpentina che vengono installati sotto il massetto e il rivestimento per diffondere il calore in modo omogeneo.

I pro sono la sua diffusione e la semplicità di gestione, i contro invece riguardano la necessità di un allaccio alla rete del gas e soprattutto l’uso di combustibili dal forte impatto ambientale. Il gas è una fonte fossile e la sua combustione produce CO insieme alla molecola stessa del metano che contribuiscono pesantemente all’effetto serra, oltre all’inquinamento atmosferico. Per farsi un’idea: una caldaia a gas emette circa 2,5 kg di CO per ogni metro cubo di gas consumato, ma la stessa quantità di metano rilasciata in atmosfera a causa di una perdita dalle tubazioni genera un effetto climalterante 28 volte maggiore.

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Il gas è una fonte fossile e il suo utilizzo rilascia CO₂ che contribuisce anche al cambiamento climatico
IL RISCALDAMENTO A BIOMASSA

Qui parliamo di stufe o caldaie alimentate a legna, pellet o cippato – quindi materiale organico – per riscaldare l’ambiente o l’acqua. Producono basse emissioni di carbonio a patto che si usino biomasse certificate provenienti da foreste gestite in modo sostenibile. E hanno costi spesso più bassi. Occorre però una manutenzione più frequente per rimuovere la cenere e sufficiente spazio dedicato allo stoccaggio del combustibile, come un vano legnaia per riporre la legna al riparo da freddo e intemperie. In aree geografiche dove il combustibile è facilmente reperibile può essere più conveniente rispetto a gas o elettricità, permettendo così la sostituzione integrale del metano.

Il lato particolarmente negativo però è la quantità di emissioni di inquinanti che la combustione di legna e pellet producono: alte quantità di particolato, composti organici volatili e ossidi di azoto. Il pellet può produrre circa 30-50 g/GJ di PM, a seconda del tipo di stufa, mentre la combustione in camini tradizionali può arrivare a oltre 100 g/GJ di PM. E poi, allargando lo sguardo, se questo metodo di riscaldamento venisse usato da milioni di persone comporterebbe disboscamenti di quantità enormi.

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Il riscaldamento a biomassa è un sistema che sfrutta l’energia prodotta dalla combustione di materiali organici come legna, cippato e pellet
IL RISCALDAMENTO ELETTRICO

Questo sistema utilizza l’elettricità per alimentare sistemi come radiatori elettrici, pannelli a infrarossi e pompe di calore. Di queste ultime l’alta efficienza energetica è uno dei plus: questi impianti infatti sono progettati per utilizzare meno energia e ridurre le emissioni rispetto ai generatori a combustibile, perché sfruttano l’energia termica già presente nell’aria, nell’acqua o nel terreno per riscaldare l’acqua o l’aria negli ambienti. C’è poi la possibilità di usare le pompe di calore, la tecnologia al momento più ecologica e matura sul mercato, anche per il raffrescamento in estate, invertendo il funzionamento standard dell’apparecchio.

Le fonti a cui si attinge sono la rete elettrica tradizionale o l’energia rinnovabile autoprodotta a casa propria, per esempio da pannelli fotovoltaici domestici. La facilità di installazione nel caso di pompe di calore ad aria – i cosiddetti “condizionatori” – e la capacità di riscaldare senza necessità di combustione sono i lati positivi di questo sistema, oltre al fatto che autoproducendosi l’energia elettrica si ottiene un ulteriore risparmio energetico.

Per quanto riguarda le pompe di calore ad acqua – ovvero sistemi che riscaldano i tradizionali termosifoni o pannelli radianti – l’investimento iniziale è elevato e se non si scelgono impianti di ottima qualità l’efficienza risulta ridotta in caso di climi estremamente freddi, sebbene comunque superiore a quella di una caldaia a gas. Anche la durata media delle vecchie caldaie, che spesso continuano a funzionare per diversi decenni prima di essere sostituite, sono un ulteriore deterrente a optare per questo salto.

Bisogna iniziare a sensibilizzare condomini e amministratori sul tema del riscaldamento sostenibile

Una particolare forma di riscaldamento elettrico con pompa di calore è quello geotermico, in cui si sfrutta il calore naturale della terra per riscaldare gli ambienti e produrre acqua calda. Si basa sull’utilizzo dell’energia geotermica che è una fonte rinnovabile, pulita e costante nel tempo. Parte essenziale di questi tipi di impianto è proprio il sistema di captazione del calore che passa così da uno stato di dispersione – nel terreno o nella falda acquifera – ad uno più concentrato, quindi utile.

Il fluido termovettore che scorre nelle sonde può essere costituito da acqua o da una miscela di acqua e antigelo non tossico. In questo secondo caso il fluido può circolare a temperature inferiori a 0°C, per avere un flusso termico più elevato. I tubi delle sonde sono collegati in superficie ad un apposito collettore connesso alla pompa di calore, installata all’interno dell’edificio, che amplifica la temperatura utilizzando un compressore e rendendo il calore adatto per il riscaldamento degli ambienti o dell’acqua.

Dato l’elevato investimento necessario per la realizzazione delle sonde nel terreno, si ottiene una maggiore economia di scala installando questa tecnologia su edifici di medie e grandi dimensioni. L’utilizzo di una fonte di energia rinnovabile e con basse emissioni di CO₂, l’affidabilità – la temperatura del terreno è stabile tutto l’anno – e i costi operativi piuttosto ridotti sono gli indubbi vantaggi di questo sistema. Per questa ragione i condomini possono essere i soggetti ideali per l’uso di pompe di calore geotermiche: occorre chiaramente sensibilizzare anche gli amministratori sul tema del riscaldamento sostenibile e valutare la scelta migliore in termini di costi-benefici.

UNA RIFLESSIONE

«Se parliamo della sostenibilità delle fonti – spiega Tommaso Gamaleri, responsabile dei servizi energetici di ènostra – ad oggi non c’è proprio modo di salvare il gas: il metano infatti è un idrocarburo e quindi in quanto tale ha il duplice problema di produrre CO ed essere di per sé un terribile gas serra».

Cosa si può fare quindi per migliorare il proprio impatto se si vive in un condominio? «L’importante è non fare nuove installazioni di impianti alimentati da fonti fossili e non perdere l’occasione di rottamare definitivamente le caldaie a gas una volte giunte a fine vita». Secondo Gamaleri è essenziale porsi il problema il prima possibile, ovvero avendo il tempo necessario per valutare ogni alternativa tecnica. «Oggi comprare una caldaia nuova è un vincolo a doppia mandata che tiene legati al gas ancora almeno una quindicina d’anni – la durata media dell’apparecchiatura –, quindi va valutato con estrema attenzione».

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Il riscaldamento domestico è uno dei maggiori alleati dell’inquinamento atmosferico

Il punto è che se anziché farci consigliare da un progettista e da chi ha già optato per questo cambio impianto aspettiamo un guasto, ci si ritrova impreparati e si cade nella trappola di acquistare una caldaia identica alla precedente per risolvere l’urgenza. D’altronde non è un cambio di scarpe: il passaggio tecnologico da caldaia a pompa di calore va elaborato bene. «Al di là della scelta del dispositivo, bisogna riorganizzare gli spazi e valutare una serie di dettagli tecnici che, se visti tutti assieme in situazione emergenziale, rischiano di trasformarsi in difficoltà insormontabili.

Facendosi affiancare invece da progettisti di fiducia con cui confrontarsi si arriva pronti al livello successivo, perché ogni aspetto può essere affrontato con la dovuta attenzione: con un quadro tecnico-economico chiaro si potrà realizzare l’intervento di riconversione impiantistica senza sorprese».

Per saperne di più, leggi gli articoli di Io rifaccio casa così e sull’abitare sostenibile.

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