Alla Casa Museo del Sapone si producono saponi con i principi dell’economia circolare
Vent’anni fa Alessandro ha lasciato Milano e una carriera già avviata per fare ritorno in Sicilia. Qui ha dato vita a Casa Museo del Sapone, uno spazio museale dedicato alla storia e alla scienza del sapone.

Ci sono storie che lasciano il segno per la magia con cui prendono forma. Scelte compiute in tempi non sospetti che, solo a distanza di anni, si rivelano essere quasi predestinate. È successo ad Alessandro Mazzotta, che dopo un dottorato a Milano e una proposta di lavoro che lo avrebbe portato a Zurigo, ha deciso di tornare in Sicilia.
A spingerlo in questa scelta inconsueta, vent’anni fa circa, la consapevolezza di non voler vivere ancora per molto tempo nella metropoli lombarda – nonostante le tante opportunità – e di non voler essere risucchiato in dinamiche legate principalmente all’avanzamento di carriera che lo avrebbero allontanato dal suo desiderio più profondo. Un misto di incoscienza, sogni e qualche buona idea sono stati per Alessandro la molla per compiere un vero e proprio salto nel buio. Oggi quei sogni si sono concretizzati e hanno portato alla nascita della Casa Museo del Sapone a Sciacca.
Dopo gli studi in chimica, Alessandro ha ripreso possesso dell’azienda agricola che un tempo era stata del nonno. Un luogo a cui è da sempre legato – qui ha passato le estati della sua infanzia e dell’adolescenza –, ancorato ai suoi ricordi, che è rimasto chiuso per tanto tempo fino a quando è diventato il punto di partenza del suo nuovo progetto di vita. «Forse sono stato un po’ incosciente, ma avevo solo 27 anni. Potevo giocarmi questa carta ed eventualmente ritornare al mondo del lavoro se non fosse andata bene», racconta Alessandro.

Nell’azienda agricola di famiglia comincia la nuova vita di Alessandro
L’azienda del nonno, distribuita su cinque ettari, ha sempre prodotto olio: la metà è un uliveto, l’altra metà per tanti anni è stata data in affitto a un vicino. Intorno alla casa un piccolo frutteto misto. Dopo il dottorato speso a studiare la chimica degli additivi, Alessandro ha pensato di dedicarsi alla cosmetica naturale a partire dall’olio. In un piccolo laboratorio ha cominciato a fare le prime sperimentazioni e i primi prodotti, mentre nel frattempo insegnava a scuola o faceva consulenze come libero professionista. Ha partecipato a piccole fiere, a Fa’ la cosa giusta! a Palermo, per poi arrivare in Germania, dove si è imbattuto nel mondo dei saponi.
«Ho iniziato a saponificare quasi per gioco, nel frattempo sentivo forte l’esigenza di rigenerare il luogo che avevo ereditato. Volevo lasciarlo in condizioni migliori rispetto a come l’avevo trovato. Mentre facevamo dei lavori di consolidamento di un vecchio fabbricato rurale dei primi dell’800, sempre all’interno dell’azienda, abbiamo trovato due presse e alcuni oggetti relativi alle attività rurali della zona. Facendo ricerche abbiamo scoperto che l’edificio era un vecchio frantoio dove si producevano olio e saponi. Un vero e proprio scherzo del destino», commenta Alessandro.
Visitare Casa Museo del Sapone significa conoscere l’intero ciclo di produzione, dalle piante all’olio fino alla produzione di saponi
Nasce così l’idea di trasformarlo in una Casa Museo del Sapone per trasmettere notizie storiche, tecniche e scientifiche a tutte le persone interessate a questo mondo. «Tutto il resto è arrivato di conseguenza. Il sapone è un prodotto ecologico, che nasce dagli scarti. In passato il saponaro andava di porta in porta per recuperare l’olio vecchio e trasformarlo. Anche io mi sono avvicinato all’ecologia. Il mio laboratorio si inserisce in un contesto rurale basato sul rispetto della terra, sui principi dell’agricoltura rigenerativa ed ecologica», continua Alessandro.
Ha così ripreso possesso dell’altra metà dell’azienda per intraprendere un progetto di riforestazione: melograni di diverse varietà, erbe aromatiche, alberi del sapone. Un progetto ancora in itinere che sta trasformando il paesaggio di questo territorio grazie anche all’aiuto di volontari provenienti da reti come Woofing o Workaway. Un modo per ricreare in campagna un ambiente internazionale e promuovere un continuo scambio culturale come fonte di ispirazione.

Casa Museo del Sapone, uno spazio museale dedicato alla storia e alla scienza del sapone
Casa Museo del Sapone propone esperienze e laboratori con lo scopo di avvicinare le persone al mondo del sapone non soltanto da un punto di vista storico ma anche e soprattutto da quello di vista scientifico attraverso la manipolazione delle sostanze e l’apprendimento delle varie fasi che riguardano il processo di saponificazione. All’interno del museo è possibile partecipare a diverse attività rivolte alle scuole, agli adulti e ai bambini. Visitare Casa Museo del Sapone significa conoscere l’intero ciclo di produzione, dalle piante all’olio, fino alla produzione di saponi. Un vero e proprio hub che permette di veicolare i principi della sostenibilità e dell’agricoltura ecologica e rigenerativa.
Il sapone artigianale è una tradizione antica che risale a migliaia di anni fa, addirittura alla civiltà babilonese, tra il III e il II millennio avanti Cristo. Dalle fonti si ricavano informazioni che testimoniano l’uso di una sostanza molto simile al sapone che veniva conservata in cilindri di terracotta. Su una tavoletta con caratteri cuneiformi è descritta la preparazione a base di acqua, sostanze alcaline e olio di cassia. Andando più avanti negli anni, i nostri antenati utilizzavano una combinazione di grassi e ceneri di legna per produrre il sapone, un metodo noto come processo di saponificazione a freddo o di saponificazione alcalina.
La produzione del sapone di Alessandro si svolge seguendo la tradizione artigianale e con il metodo a freddo. Una cosmesi ecologica che richiede un consumo minimo di acqua e nessuna forma di energia dall’esterno. Il calore viene prodotto dallo scioglimento in acqua della sostanza alcalina.
«Abito qui in campagna e dipendo dalle risorse della terra, pratico l’economia circolare come filosofia di vita. Il mio bioritmo è molto vicino a quello della natura, ho imparato a non sprecare nulla. In città è più complicato sviluppare certe consapevolezze. Oggi sono contento di vivere così, di aver dato voce a un passato che non è poi così lontano da noi e di tramandare una tradizione nel pieno rispetto della natura», conclude Alessandro.
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