Ritiro nel silenzio: sette giorni per ritrovare sé stessi ad Autosufficienza
Un’esperienza intensa di ascolto e rigenerazione interiore. Dal 28 giugno al 4 luglio 2025, Autosufficienza propone un ritiro nel silenzio guidato da Massimo Forcellini.

In breve
Il ritiro nel silenzio: sette giorni senza parlare per ascoltarsi in profondità
- Il Centro Autosufficienza ospiterà un ritiro di sette giorni in silenzio guidato dallo psicologo e naturopata Massimo Forcellini.
- Durante il ritiro non si potrà parlare, non si potrà scrivere e neanche usare telefoni e libri.
- L’obiettivo è prendersi una pausa dall’esistenza quotidiana per ritrovare il contatto con sé stessi ed entrare in un ascolto profondo.
- Disponibilità, apertura e accettazione amorevole sono gli strumenti per affrontare eventuali difficoltà che possono sorgere durante il ritiro.
In un tempo che premia velocità, connessione continua e sovraccarico di stimoli, il semplice atto di fermarsi sta diventando sempre più raro. Eppure dietro l’apparente semplicità del silenzio si nasconde oggi uno dei bisogni più profondi e trasversali: quello di ascoltarsi davvero. È su questa intuizione che nasce il ritiro nel silenzio promosso da Autosufficienza, la realtà romagnola che da anni coniuga sostenibilità, benessere e percorsi di ricerca interiore nella sede di Paganico, sull’Appennino romagnolo.
Un’esperienza di silenzio profondo
Dal 28 giugno al 4 luglio 2025, dodici persone avranno l’opportunità di immergersi per sette giorni in un’esperienza radicale: un ritiro spirituale in silenzio, senza parole, senza telefoni, senza libri, senza neppure un quaderno per annotare pensieri. Un tempo sospeso in cui tutto ciò che normalmente riempie viene messo da parte. Resta il contatto diretto con la natura, con il proprio corpo e con ciò che lentamente affiora nella mente.
Alla base di questa proposta c’è il lavoro di Massimo Forcellini, guida e ideatore del percorso. Non è un progetto costruito a tavolino, ma il frutto di oltre trent’anni di esperienze maturate come partecipante e poi come conduttore di ritiri consapevoli. «Il silenzio interiore rappresenta il punto più alto dei percorsi di sviluppo della coscienza. È stato naturale farlo diventare una proposta di Autosufficienza, in piena coerenza con la visione del centro», chiarisce Massimo.

Forcellini è psicologo e naturopata, istruttore certificato dell’Universal Healing Tao di Mantak Chia, diplomato in pratiche alchemiche taoiste e massoterapia antica cinese, oltre che cofondatore dell’associazione ALA. La sua esperienza composita si intreccia in un approccio profondamente umano e spirituale, nel rispetto delle diverse modalità con cui ciascuno si relaziona al proprio cammino interiore.
Perché scegliere un ritiro nel silenzio
Non esiste un solo profilo di chi arriva al ritiro. Alcune persone vivono momenti di transizione personale, altre affrontano tensioni o decisioni complesse, altre ancora sentono semplicemente il bisogno di fermare il rumore di fondo che accompagna le loro giornate. Dietro le storie individuali, emerge un filo comune: la ricerca di uno spazio in cui ascoltare sé stessi senza più filtri esterni.
Forcellini osserva che «sempre più persone si avvicinano al silenzio non per un’esigenza spirituale, ma per il bisogno di liberarsi dal continuo rumore – esterno e interno – che accompagna le nostre vite. È un bisogno di pausa, per riprendere contatto con sé stessi e con il senso della propria esistenza». Chi partecipa non viene selezionato in base a colloqui preliminari, ma è invitato a riflettere sulla propria motivazione personale prima di iscriversi. Sul sito ufficiale di Autosufficienza, nella pagina dedicata al ritiro, sono indicati alcuni criteri per comprendere se il percorso è adatto alla propria situazione, e viene lasciato spazio per contatti diretti in caso di dubbi.

Un programma essenziale per un cambiamento profondo
La struttura del ritiro di meditazione è volutamente semplice. Le giornate si susseguono tra camminate consapevoli nei boschi, sessioni di meditazione, condivisioni collettive e momenti di contemplazione. L’alimentazione, interamente vegetale e biologica, è curata con i prodotti coltivati da Autosufficienza o forniti da realtà locali selezionate. Prima di iniziare, ogni partecipante consegna dispositivi elettronici, libri, strumenti di scrittura: tutto ciò che potrebbe diventare distrazione viene lasciato fuori.
Forcellini accompagna i partecipanti con una presenza discreta ma costante. «L’introduzione al ritiro è fondamentale per sintonizzarci sul senso dell’esperienza. Non si tratta di forzare qualcosa: anche il silenzio va vissuto con leggerezza. Alterniamo momenti di pratica condivisa ad altri più liberi, mantenendo però la regola del silenzio verbale». La sua presenza si concentra nel creare un clima favorevole all’ascolto e alla fiducia. La struttura è pensata per far emergere il vissuto interiore senza che questo venga sopraffatto. Anche per questo sono previsti momenti di parola collettiva, all’interno dei cerchi di condivisione, in cui sospendere temporaneamente il silenzio e dare voce a ciò che è emerso.
Affrontare il vuoto per ritrovarsi
Vivere sette giorni senza parole può portare con sé resistenze e difficoltà. Timori, inquietudini, pensieri che normalmente verrebbero anestetizzati dal flusso di stimoli trovano spazio per emergere. «Ci sono due livelli di difficoltà: il primo è la mancanza di stimoli a cui siamo abituati; il secondo, più profondo, è ciò che il silenzio fa emergere: tensioni, ferite, parti irrisolte». È qui che si attiva un lavoro profondo, fatto di accoglienza e consapevolezza.

La gestione di questi momenti, spiega Forcellini, «passa dalla conoscenza della loro esistenza e dall’attitudine con cui li si affronta: disponibilità, apertura, accettazione amorevole. Il silenzio ci attende oltre le difficoltà». Fondamentali in questo processo sono i cerchi di parola, nei quali si sospende temporaneamente il silenzio per condividere l’esperienza e le emozioni che ha fatto emergere. A volte, racconta Forcellini, le persone si trovano ad affrontare anche un altro tipo di difficoltà, più nascosta: la paura di entrare in contatto con la propria autenticità, con il proprio splendore. Ma proprio in questo spazio si può generare una trasformazione profonda.
Un nuovo sguardo dopo il silenzio
Alla fine del percorso non si esce con risposte definitive, ma con nuove consapevolezze sottili. Piccoli spostamenti interiori che continuano a lavorare anche dopo. Il cambiamento più evidente, racconta Forcellini, «è nello sguardo: si ammorbidisce, si fa più luminoso. È come se qualcosa si fosse purificato dentro». Alcuni partecipanti parlano di ritrovamento, di una quiete che si porta a casa. «Una donna una volta mi disse: “Pensavo che il paradiso fosse altrove. Ora so che è qui, se imparo ad ascoltare”».
Vuoi approfondire?
Per chi volesse partecipare, tutte le informazioni sono disponibili sul sito ufficiale di Autosufficienza, dove è possibile consultare il programma completo, le modalità di iscrizione e visionare un video di approfondimento sul ritiro nel silenzio.
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