11 Giugno 2025 | Tempo lettura: 4 minuti

Street art che unisce: la Galleria del Sale si espande con una nuova opera collettiva

Realizzata a fine maggio con il contributo di persone di varie età, questa opera di street art si inserisce nel percorso creativo della prima galleria d’arte contemporanea a cielo aperto della città.

Autore: Redazione Sardegna che Cambia
street art
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Può l’arte pubblica diventare una parabola per il mondo di oggi? È l’invito e la sfida, collettiva, che si pone l’associazione Urban Center a Cagliari. Qui, dal 19 al 29 maggio, un progetto di arte partecipata ha portato alla realizzazione di una nuova opera nella Galleria del Sale, la prima galleria d’arte contemporanea a cielo aperto della città che l’anno scorso ha festeggiato i dieci anni, dimostrandosi un luogo sempre vivo di contaminazioni e interazioni, veicolate dalla street art.

L’atto creativo, esito di una polifonia di mani e intenzioni, è entrato a far parte delle oltre 80 opere che allo spazio diventato oggi Galleria – zona periferica del capoluogo rimasta a lungo in balia di abbandono e incuria – hanno ridato colore e presenza. Del Sale, per richiamare la sua antica funzione: lo spazio espositivo si snoda lungo il percorso che collega il parco Molentargius al lungomare Su Siccu; qui il sale veniva trasportato dalle saline del parco fino al mare, lungo un canale che oggi si fa passaggio d’arte.

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Giardino dell’Eden, una delle opere di street art – realizzata dall’artista Stella Ziantoni – della Galleria del Sale

Il sale della street art

Le opere sono state realizzate a partire dal 2014 grazie al coordinamento di Urban Center e con la direzione artistica di Daniele Gregorini, che insieme ad artiste e artisti arrivati da tutta Europa, oltre che dall’Italia e dalla Sardegna stessa, ha portato avanti il progetto all’insegna della collaborazione e dell’interazione col territorio. «Come Urban Center spingiamo sempre nella direzione della collaborazione – spiega –: provare a contagiarsi tra artisti, sia stilisticamente sia valorialmente, è una bella parabola per il mondo. Spinti dallo stesso spirito portiamo avanti da diversi anni il concetto di Home Network, un collettivo che punta a mettere in comunicazione artisti e committenti del settore dell’Arte».

La Galleria del Sale vuole quindi anche essere un punto di attrazione artistico di comunità in continua evoluzione, in sinergia con la natura stessa della street art, forma artistica che si esprime attraverso diverse tecniche e linguaggi. Così anche quest’anno, grazie a un finanziamento della Fondazione di Sardegna, è stata realizzata una nuova opera partecipata alla quale hanno preso parte diverse persone, senza limiti d’età, coinvolte attraverso una call partita dai canali social di Urban Center.

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Galleria del Sale, opera di Crisa e Andrea Casciu

«Tutte persone che non si conoscono tra loro e che si trovano con la sola intenzione di fare un’opera d’arte insieme», spiega Gregorini. L’obiettivo è affinare l’arte partecipativa, coinvolgendo direttamente la gente nello sviluppo di un’opera che alla fine si dona alla collettività. Se la prendiamo come parabola, vogliamo provare a immaginarci una città o un territorio in cui tutti provano a sviluppare dei discorsi che abbiano una ricaduta sulla comunità e lo fanno con uno sforzo intellettuale annesso e un confronto».

Interazioni comunitarie

Il risultato? «È stupefacente. Questo pavimentale racconta la storia di un gruppo di sconosciuti che in cinque incontri, senza copione né canovaccio, hanno progettato e realizzato un’ opera 15 metri per 10. Si sono confrontati sulle necessità comunicative di ognuno, su stili, tecniche e immagini, si sono aiutati l’un l’altro per un obiettivo condiviso che avesse un impatto su altri sconosciuti, sulla comunità».

La coralità dell’opera di street art Hungry Hearts si esprime nella contaminazione: due giganti banchettano attorno a un tavolo, osservando uno e immergendo un dito l’altro in un buco che è al tempo stesso contenitore concavo, foro d’uscita e porta d’ingresso di un brodo primordiale dal colore scuro, viola, somma delle identità – blu e rossa – dei giganti. Qui la convivialità è contaminazione, nella tavola imbandita, nello sguardo puntato sul “buco” e nell’unione di menti che genera la volontà di creare riflessione, nella bellezza.

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Street art è (anche) baratto: il progetto curato dall’architetta Paola Corrias

Alla realizzazione del murale, è stato inoltre affiancato un processo di baratto – Agiudu Torrau – curato dall’architetta Paola Corrias. Una pratica tradizionale, studiata in chiave innovativa: tramite il gioco dello scambio si è cercato di incrementare le interazioni tra i soggetti affinché la collaborazione diventi pratica quotidiana tra persone. «Entrambi i progetti nascono per incentivare lo scambio sociale e culturale, per cercare di costruire ponti tra le persone», aggiunge sempre Daniele Gregorini.

«Sono molto orgoglioso di aver facilitato questo processo – conclude – e percepisco l’opera come un qualcosa di raro e preziosissimo per l’arte contemporanea, per la nostra arte isolana e per l’ormai più che decennale progetto della Galleria del sale». Baratto e street art partecipata si legano quindi attraverso la collaborazione attiva e sinergica tra i partecipanti, regalando ancora una volta un esempio positivo di come le interazioni e gli scambi possano impattare positivamente sulla comunità.