10 Luglio 2025 | Tempo lettura: 7 minuti

La valle dell’Aventino rinasce grazie al legame fra tradizioni agricole, biodiversità e cultura

Nasce “Aventino, Valle della Biodiversità” un progetto per rilanciare un’area interna dell’Abruzzo attraverso natura, agricoltura e cultura.

Autore: Salvina Elisa Cutuli
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In breve

È nato un nuovo progetto nella Valle dell’Aventino, in Abruzzo, che rilancia il territorio attraverso natura, agricoltura e cultura.

  • “Aventino, Valle della Biodiversità” è il risultato di un progetto di comunità che ha coinvolto 15 Comuni abruzzesi, il Parco Nazionale della Maiella e il GAL Maiella Verde.
  • Essendo un’area interna vive tutte le problematiche tipiche di queste zone, dallo spopolamento alla mancanza di servizi.
  • Rivalutare la straordinaria biodiversità della vallata è un modo per ridare identità al territorio e invogliare i giovani a vivere questi luoghi.
  • Il modello messo in piedi dal progetto “Aventino, Valle della Biodiversità” coinvolge privati, cittadini, aziende e associazioni. Un laboratorio per uno sviluppo alternativo capace di generare economia, diversità e identità.

Valorizzare la biodiversità naturale e agronomica presente nel territorio per trasformarla in opportunità economica soprattutto per le generazioni più giovani. È questo il cuore del progetto “Aventino, Valle della Biodiversità” che vuole rendere unica, ben individuabile e riconoscibile in ambito nazionale ed europeo un’intera vallata dalla forte identità culturale e identitaria e rilanciare un territorio delle aree interne attraverso natura, agricoltura e cultura. A raccontarlo è Chiara Scirè, rappresentante del comitato promotore del progetto.

«Io sono marchigiana, sono arrivata in Abruzzo in piena pandemia, mi sono innamorata del territorio e nel 2022 mi sono trasferita qui. Come me, anche altri giovani potrebbero innamorarsi di questa regione e fare questa scelta. È anche questo l’obiettivo del progetto. Ci siamo riuniti con istituzioni ed enti locali per confrontarci e ragionare sulle opportunità e le varie problematiche. Tutto è partito dal lavoro compiuto per un bando europeo sul tema scienza e politica nella biodiversità con azioni che non abbiamo vinto, ma che ci ha unito ancora di più».

La Valle dell’Aventino è una delle zone che rientra nella definizione di aree interne, proprio quelle aree che secondo il nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), approvato nel marzo 2025 ma diffuso solo ora, “hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento”.

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La Valle dell’Aventino conta una grande biodiversità in campo agricolo, floristico, faunistico e antropico

Il declino delle aree interne secondo il nuovo piano del Governo

Sì è fatto tanto in questi anni per invertire la rotta, rivalutando e promuovendo un “ringiovanimento” di questi territori e dopo tanto investimento lo Stato adesso compie una distinzione netta tra territori rilanciabili e territori senza speranza. Per questi ultimi, che hanno una situazione demografica compromessa con popolazione in forte declino e basse prospettive di sviluppo, non sono previsti obiettivi di rilancio. Non si investirà più per trattenere giovani o attirarne di nuovi né si costruirà per avere più servizi. 

Parliamo di quasi 4.000 Comuni italiani, sparsi in ogni regione, lontani dai centri dove si concentrano servizi essenziali come sanità, istruzione e mobilità. Si tratta di oltre 13 milioni di cittadini – il 23% della popolazione – distribuiti su quasi il 60% del territorio nazionale. L’Italia che custodisce boschi, pascoli, acque, borghi storici, comunità coese. La Valle dell’Aventino è una di queste aree, con Comuni che contano dai 300 ai 1000 abitanti, una delle zone più ricche di biodiversità in Italia, in Europa e nell’ambito del bacino del Mediterraneo. 

«In questa parte dell’Abruzzo si contano oltre 3300 specie di piante e animali altrove scomparsi, come il camoscio d’Abruzzo, il lupo appenninico e l’orso marsicano. La ricchezza biologica è legata alla presenza di complessi montuosi e all’incontro di una biodiversità che appartiene alla flora dell’Europa orientale, occidentale, meridionale e settentrionale. Un vero e proprio paradosso biogeografico: l’ Abruzzo è il limite meridionale per molte specie del nord e il limite settentrionale per specie dei climi caldi. Una biodiversità che non è solo floristica e faunistica, ma anche antropica.

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L’uva nera antica di Pretalucente è una varietà di vitigno che si sta tentando di recuperare

La Valle dell’Aventino: biodiversità e identità culturale e territoriale

Si conta una grande varietà anche in campo agricolo tra vitigni, alberi fruttiferi, cereali e legumi. «Qui l’agricoltura è documentata 6.500 anni fa. La vallata dell’Aventino è un’area marginale: sono sopravvissute tante varietà antiche di piante che in zona collinare e litorale sono state sostituite da varietà più moderne e che mostrano maggiore resistenza alla siccità, ai parassiti oltre a particolari qualità organolettiche», racconta il professor Aurelio Manzi, etnobotanico.

Ed è proprio questa straordinaria biodiversità naturale e agronomica dell’area che si intende trasformare in motore di crescita economica, sociale e culturale, soprattutto per i giovani e per contrastare lo spopolamento delle aree interne. Il progetto, sostenuto da una comunità di progetto – con un nucleo promotore composto da Giuseppe Tiberini, Aurelio Manzi, Nitzan Morag, Chiara Scirè, Valentina Larcinese, Mario D’Alonso, Anna di Marino – che coinvolge 15 Comuni abruzzesi, il Parco Nazionale della Maiella e il GAL Maiella Verde, punta a valorizzare decine di varietà colturali locali, alcune uniche come il peperone dolce di Altino, il sedano nero di Torricella Peligna, le uve antiche e le mele casolane, ma anche razze animali autoctone come il bovino podolico e la pecora pagliarola.

La Valle dell’Aventino è una delle zone più ricche di biodiversità in Italia, in Europa e nell’ambito del bacino del Mediterraneo

Attraverso “Aventino, Valle della Biodiversità” saranno incentivati l’agricoltura biologica, la promozione di prodotti tipici, il turismo esperienziale e la formazione scolastica. Tra le azioni concrete si prevede la creazione di un festival itinerante della biodiversità, l’istituzione di un mercato contadino e artigianale, la promozione di eventi culturali e accessibili, il sostegno a produttori e imprese locali, e il rafforzamento della rete di musei, giardini botanici e strutture scientifiche già presenti come la Banca del Germoplasma e il Laboratorio Culinario della Biodiversità.

Un modello per generare economia e attrarre i giovani nelle aree interne

«Abbiamo già degli esempi concreti. Il peperone rosso di Altino era stato abbandonato e sostituito con varietà più commerciali, grazie a un gruppo di giovani laureati in agrarie e non solo, è tornato a essere usato. Ad esempio, sono stati ideati nuovi prodotti come dei chips prodotte con il peperone essiccato. Oggi sono circa 80 le persone che lavorano intorno a questa produzione, soprattutto giovani. Una ritrovata identità del territorio. Il Comune di Altino si identifica con il suo peperone anche con un festival gastronomico e gli altinesi hanno creato una maschera della commedia dell’arte che si chiama Peperonio», continua il professor Manzi. 

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Il peperone rosso di Altino è stato abbandonato e sostituito con varietà più commerciali e oggi, grazie a un gruppo di giovani, è tornato ad essere coltivato

Lo stesso si sta facendo a Torricella Peligna con il sedano nero e a Gessopalena con l’uva nera antica di Pretalucente. Questa forte identità territoriale, legata alla biodiversità e alla caratterizzazione culturale e paesaggistica del territorio, potrebbe costituire una valida motivazione per la popolazione locale a rimanere a vivere nelle aree interne. La connotazione di “Aventino, Valle della Biodiversità” inoltre può costituire una peculiarità forte ed efficace nell’attrarre persone, soprattutto giovani, da altre regioni italiane o paesi esteri, che apprezzano e cercano comprensori del Paese ricchi di natura e tradizioni locali, fortemente identitario e con un’alta qualità della vita.

L’arrivo di nuove persone, integrate nel tessuto sociale ed economico del posto, costituirebbe linfa vitale per la demografia e l’economia locale della Valle dell’Aventino. «La nostra visione non può prescindere dal coinvolgimento di privati, cittadini, aziende e associazioni. Aspiriamo a essere un modello anche al livello nazionale, un laboratorio per uno sviluppo alternativo capace di generare economia recuperando la biodiversità e la diversità culturale di questi territori», conclude Chiara Sciré.