31 Luglio 2025 | Tempo lettura: 7 minuti

Cosa prevede la bozza del nuovo bilancio UE e perché molte regioni sono preoccupate?

Il 16 luglio è stata pubblicata la proposta della Commissione Europea sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 28–34, da quasi 2mila miliardi di euro; quali sono i principali cambiamenti, gli aspetti positivi e le principali criticità del bilancio?

Autore: Stefano Gregorini
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In breve

La Commissione Europea ha varato il quadro finanziario che fissa le risorse per il periodo 2028–2034.

  • Il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale rappresenta il bilancio più ambizioso nella storia dell’UE, con nuove risorse e una struttura semplificata ispirata al modello del PNRR.
  • Il piano prevede quattro aree di spesa principali, tra cui un Fondo per coesione, agricoltura, clima e migrazione, un Fondo europeo per la competitività, aiuti internazionali, e spese amministrative.
  • Tuttavia non mancano le critiche: forte riduzione per la Politica Agricola Comune e i fondi di coesione, centralizzazione delle decisioni a livello nazionale, scomparsa del programma ambientale Life.
  • Le Regioni rischiano poi di perdere voce e risorse, minando il principio di sussidiarietà e la coesione territoriale.

Partiamo da una domanda: che cos’è il quadro finanziario pluriennale? Il QFP, o bilancio UE a lungo termine, stabilisce quanto l’Unione Europea investirà nei successivi sette anni nei diversi programmi e progetti che hanno la finalità di rafforzare il futuro dell’Europa. A beneficiarne sono gli Stati membri, le regioni, le città, gli agricoltori, le università, le imprese, le organizzazioni del terzo settore e, in generale, i cittadini che usufruiscono di investimenti provenienti dal bilancio UE. Il QFP stabilisce disposizioni a cui deve conformarsi il bilancio annuale dell’Unione e fissa massimali per ampie categorie di spesa, denominate rubriche. 

Il documento rappresenta la proposta della Commissione: di fatto è una prima bozza che apre il processo negoziale che dovrà concludersi con l’approvazione della versione finale da parte del Parlamento europeo, organismo eletto dai cittadini che ha un ruolo centrale nelle decisioni di bilancio.

Dal giorno della presentazione sono state numerose e pesanti le critiche alla bozza elaborata dalla Commissione, da parte non solo di membri del Parlamento europeo, di altre istituzioni UE, di vari Governi degli Stati membri e di associazioni di categoria, ma anche di vari commissari. Una partenza complicata dunque e l’avvio di un percorso che dovrà concludersi entro un anno e mezzo con l’approvazione all’unanimità da parte degli Stati membri e con la maggioranza assoluta del Parlamento europeo.

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Immagine di repertorio Canva

Le novità a bilancio

Il Quadro Finanziario delinea quattro grandi categorie di spesa. C’è il National & Regional Partnership Plans, Piano unitario per le politiche di coesione, agricole, clima e migrazione e che integra investimenti e riforme. Rappresenta la categoria più cospicua, pari a 865 miliardi e prevede la creazione di Piani nazionali e regionali che sostituirebbero gli attuali 540 capitoli di spesa; si ispirano al modello dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevedono criteri di performance e l’accesso ai fondi sulla base del raggiungimento di target e obiettivi. All’interno dei Piani nazionali e regionali di partenariato verrebbero accorpati i fondi di coesione e quelli all’agricoltura, un punto questo profondamente osteggiato da varie parti.

I Piani nazionali includerebbero anche la gestione della migrazione, per la quale le risorse vengono triplicate, arrivando a 34 miliardi. C’è poi l’European Competitiveness Fund, che ha una dotazione complessiva di 589,6 miliardi di euro e prevede la creazione di un Fondo di 410 miliardi. 131 sarebbero destinati alla difesa, portando addirittura a quintuplicare le risorse attuali in materia; sempre rispetto alla difesa, all’interno dei fondi per trasporti ed energia (Facilty Connectiong Europe) sarebbero 17 i miliardi dedicati alla mobilità militare. Il Fondo per la competitività si concentrerà su quattro aree: transizione pulita e decarbonizzazione; transizione digitale; salute, biotecnologie, agricoltura e bioeconomia; difesa e spazio.

Il QFP 2028-2034 rappresenta il piano con più risorse concepito nella storia dell’Unione Europea.

GlobalEurope è la terza categoria e racchiude il programma Global Gateway, destinato a Paesi terzi; prevede risorse per aiuti umanitari, partenariati strategici e allargamento UE. Quarta e ultima, le spese amministrative: è la categoria marginale e riguarda le spese amministrative dell’Unione Europea, pari a circa il 6% del budget totale.

Aspetti positivi

Il QFP 2028-2034 rappresenta il piano con più risorse concepito nella storia dell’Unione Europea. Oltre a questo il nuovo QFP introduce importanti meccanismi di flessibilità per affrontare situazioni d’emergenza, shock economici o eventi geopolitici imprevisti. È inoltre prevista una revisione obbligatoria a metà percorso, nel 2031, per valutare l’adeguatezza delle priorità rispetto al contesto globale e l’adeguatezza delle risorse.

Guardando ai vari capitoli di spesa si evidenziano elementi positivi per i programmi Erasmus Plus, Horizon e il nuovo AgoraEU. Erasmus+ vedrebbe un raddoppio delle attuali risorse; il programma Europa Creativa verrebbe accorpato all’attuale CERV (Citizens, Equality, Rights and Values) con la nascita di AgoraUE, un programma con una dotazione complessiva di circa 8,5 miliardi: 1,8 miliardi destinati ad Europa Creativa, 3,2 a rafforzare il settore audiovisivo e infine 3,6 per la nuova area Democracy, Cizens, Equalitity e Rights and Value.

In stretta connessione con il Fondo Europeo per la Competitività, il programma Horizon Europe continuerà a finanziare progetti di ricerca e innovazione con un budget di 175 miliardi: opererà come programma autonomo collegato al fondo per la competitività attraverso programmi integrati di lavoro per la ricerca collaborativa. Sarà semplificato, rafforzato e sosterrà azioni di ricerca intersettoriale, basandosi sul suo consolidato approccio orientato all’eccellenza.

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Alcune criticità

Le principali criticità riguardano il forte ridimensionamento della Politica agricola comune (PAC) – che passerebbe dagli attuali 386,6 miliardi a 300 – e il programma Life, uno dei programmi storici, operativo dal 1992 e che ad oggi rappresenta il principale strumento finanziario UE dedicato all’ambiente e all’azione per il clima: nel QFP scompare e confluisce all’interno del Fondo competitività. Un altro aspetto molto critico è il taglio e la riorganizzazione dei fondi di coesione, che passerebbero dagli attuali 300 a 218 miliardi.

Rispetto alla politica di coesione, per come ha funzionato fino all’attuale ciclo di programmazione, a destare le maggiori critiche è la centralizzazione operativa e il rafforzamento dei meccanismi “top-down”, che porteranno a sostituire i programmi regionali, che fino ad oggi hanno caratterizzato la politica di coesione, con Piani nazionali. Le conseguenze di questa scelta potrebbero essere pesanti e a discapito dei territori più marginali e arretrati. In sintesi, si tratta di aspetti che indeboliranno inevitabilmente e in modo forte e sostanziale, il ruolo delle Regioni e degli enti territoriali minando il principio di convergenza e sviluppo equilibrato.

Conclusioni?

Sebbene il QFP 2028-2034 contenga elementi di miglioramento rispetto ai precedenti cicli e preveda un aumento di risorse in alcuni dei programmi più importanti per il futuro dell’UE, vanno fortemente evidenziate le criticità legate al ridimensionamento dei fondi di coesione e all’agricoltura e l’approccio centralizzante dell’intero impianto. I fondi di coesione rappresentano risorse fondamentali e strategiche per tanti territori, come ad esempio la Sardegna – ne ho parlato anche qui – e nacquero allo scopo di rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione, per promuovere lo sviluppo dei paesi membri e ridurre il divario tra i diversi territori europei.

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Immagine di repertorio Canva

La scelta di centralizzare la gestione alleggerisce il carico di lavoro della Commissione, tuttavia tradisce il principio di sussidiarietà alla base del progetto europeo: la centralizzazione su modello PNRR sposterebbe la gestione dei fondi a livello nazionale attraverso piani nazionali unici, emarginando le voci locali e i programmi regionali. L’indirizzo della Commissione vor Der Layen sembra non cogliere il fatto che coesione e competitività debbano andare di pari passo e non entrare in conflitto sotto il mantra della semplificazione.

L’impressione – stando anche alle durissime dichiarazioni del Comitato Europeo delle Regioni (CdR) – è che la Commissione non abbia ascoltato i territori e fatto tesoro di quanto richiesto: a maggio di quest’anno infatti il CdR ha adottato all’unanimità una risoluzione sul nuovo bilancio 2028-2035, in cui si avverte che solamente gli investimenti decentrati a lungo termine possono affrontare le sfide presenti e future in Europa.

Nella bozza presentata dalla Commissione, non solo non vi sono garanzie che tutte le regioni beneficeranno degli investimenti nel settore della coesione, ma manca anche una disposizione giuridica che preveda e definisca il coinvolgimento delle regioni nella gestione dei fondi. Insomma, il percorso per la definizione finale del QFP è ancora lungo ma l’attenzione da dedicare al tema deve rimanere alta per poter migliorare le posizioni di tutti i territori d’Europa.