21 Luglio 2025 | Tempo lettura: 6 minuti

MILF o DILF e corpi altrui: istruzioni per l’uso (non richieste)

Definire qualcuno/a MILF o DILF è libertà? Dietro una battuta apparentemente innocua si nasconde un’intera cultura che riduce le persone a oggetti del desiderio altrui, ignorandone la complessità, la volontà e l’autodeterminazione.

Autore: Emanuela Sabidussi
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MILF o DILF 2

Metti una piacevole serata come tante. Aggiungi un gruppo che suona musica dal vivo e qualche amico e amica che lo ascoltano con leggerezza. Tante chiacchiere spensierate, risate dal sapore gioioso, luci soffuse, bicchieri mezzi pieni che aspettano di essere svuotati. Ora metti un sottopalco vuoto e una signora che inizia a ballare da sola, facendosi trasportare da un ritmo che forse le accende ricordi passati. Un ballo per sé stessa, un ballo con sé stessa. A occhi chiusi, senza cercare qualcuno di esterno con cui condividere qualcosa di troppo personale da poter essere compreso e accolto.

Ed è proprio lì che una ragazza ventenne, sorridendo, commenta: “Cosa non farebbe questa MILF per attirare l’attenzione degli altri?”. Reagisco d’impulso. Una rabbia improvvisa viene trattenuta dalla consapevolezza di chi ho di fronte. Ma faccio fatica a capire, ad ascoltarmi e a rimanere in ascolto, a stare in silenzio. La sensazione è quella che un’ingiustizia verso una donna, verso tutte le donne, sia stata appena commessa. Perché? Iniziamo a parlare del suo significato letterale.

MILF o non MILF

MILF, per chi non l’avesse mai sentito, è un acronimo tratto dal linguaggio gergale anglo-americano composto dalle iniziali delle parole Mother I’d Like to Fuck, traducibile in italiano con “madre che mi piacerebbe portare a letto”. L’espressione è diventata famosa e molto diffusa da quando venne utilizzata in una battuta del film American Pie alla fine degli anni ‘90 e ripresa poi, oltre che dal linguaggio comune, anche nell’ambito della pornografia.

La definizione di MILF racchiude al suo interno, per come viene utilizzata, tutte le donne di mezza età – periodo della vita in cui si da per scontato, secondo tale definizione, che le donne siano madri – ritenute di bell’aspetto da chi le guarda e le appella. In una sola frase tanti bias che hanno il retrogusto di un maschilismo e che ognuno e ognuna di noi ha involontariamente assimilato in una cultura occidentale basata su logiche patriarcali.

Le retro definizioni

Partiamo dal concetto di Mother. Perché non donna, non ragazza o umana di genere femminile? E ancor più perché non essere umano e basta, indipendentemente dal genere? Perché così tanta attenzione ed importanza a una definizione coniata esclusivamente per le donne – il corrispettivo maschile è DILF, Dad I’d Like To Fuck, è quasi del tutto sconosciuto? E quanta arroganza patriarcale nel dare per scontato che una donna di mezza età, senza conoscerla, sia per forza madre o lo voglia diventare.

I più attenti e attente mi potrebbero rispondere che la definizione è stata coniata da ragazzi che commentavano il corpo delle mamme di amici e amiche e solo successivamente si è diffusa anche tra persone di differenti età, generi e ambienti. E io potrei rispondervi: non trovate che il fatto che un adolescente trovi attraente una donna di 40/50 anni – tanto da pensare di voler avere rapporti sessuali con lei –, che ci scherzi sopra e che trovi il tempo di inventare una definizione per questo, sia qualcosa che sa di una cultura poco sana?

MILF o DILF

Non tanto per il cosa si ritenga essere attraente o meno – lungi da me paternalismi bigotti –, ma per il sentirsi liberi di esprimere le proprie opinioni personali in ambienti frequentati non solo da coetanei e coetanee, dando per scontato che altre persone, tra cui la diretta interessata, siano interessati ad ascoltarle.

Esprimere pulsioni non è libertà sessuale

Noi donne bianche occidentali – e forse non solo, ma parlo per ciò che conosco – ci siamo abituate ad atteggiamenti e commenti che normali non sono. Qualche esempio? Il catcalling: essere fischiate nel camminare per strada o commenti non richiesti sul nostro aspetto fisico da parte di sconosciuti o conosciuti che siano. Senza parlare di un immaginario propostoci costantemente di una perfezione corporea, che perfezione non è – un corpo femminile sano non è quello che vediamo in televisione o sui profili social di alcune influencer. Immagini di donne costantemente giovani e sempre bellissime, che cambiano il loro aspetto per compiacere e sottomettersi involontariamente alle aspettative e ai gusti estetici degli uomini.

Risultato? La percezione che ogni donna ha di sé stessa è il frutto di qualcosa di esterno. Ci sentiamo belle se siamo riconosciute come tali, siamo sessualmente sicure se riceviamo commenti da parte di persone mai viste prima. Veniamo definite e ci auto definiamo esclusivamente rispetto a modelli imposti dall’esterno, da qualcuno che spesso non conosce neanche il nostro nome, ma che si sente in diritto di poterci appellare, commentare, di potersi esprimere a riguardo.

Milf, brutta, bella, attraente, formosa, curvy , gnocca, vamp, cessa, culona, topa, figa

Di chi è la proprietà del corpo delle donne?

La proprietà e il confine del corpo maschile, nella maggior parte dei casi, sono di chi lo possiede. Il corpo femminile è cosa di tutti: ci si sente liberi di esprimere qualsiasi cosa venga in mente, senza preoccuparci, senza pensare alle conseguenze, senza pensare che dietro a quel corpo c’è una persona che potrebbe non apprezzare, non volere. Non ce ne si preoccupa, non ce ne si riguarda.

Milf, brutta, bella, attraente, formosa, curvy , gnocca, vamp, cessa, culona, topa, figa. Tanti appellativi che partendo da un unico elemento definiscono l’intera persona, escludendo ciò che la diretta interessata sente e prova. Escludendo sentimenti, emozioni, e più in generale il piacere o meno a sentirsi commentare il proprio corpo da un estraneo che nella migliore delle ipotesi – se lo fanno amici e compagni scappate! – non si è mai visto prima e mai più vedremo.

MILF o DILF 3

Ci siamo abituati a dare troppa importanza alle singole forme dei corpi, a ciò che piace o meno perlopiù al genere maschile, a oggettivizzare i corpi, anzi peggio: le singole parti del corpo, sentendoci liberi di poter esprimere pareri su di essi fuori da noi e dentro di noi. Perdendo in modo consapevole o no la sacralità di questo meraviglioso e perfetto strumento che abbiamo: il nostro corpo.

Credo sia giunto il momento di rivendicare la proprietà del corpo di ogni essere umano. Non siamo e non saremo mai una MILF, perché non siamo qualcuno di definibile e incasellabile da persone esterne da noi. Non siamo definibili per il nostro corpo e soprattutto non siamo un’etichetta creata che racconta di noi, esclusivamente dagli occhi di qualcuno che non è noi. Che racconta di pulsioni sessuali, di attrazioni e che non fornisce spazio alcuno per l’intera persona, aldilà di ciò che ci viene raccontato sul nostro conto.

Non è libertà sessuale essere definite MILF o DILF. È piuttosto oggettivizzare i corpi e rendere la loro proprietà estesa a qualcun altro/a senza il nostro consenso. A te, giovane donna ventenne, caduta inconsapevolmente nel terreno scivoloso di definizioni altri, auguro la libertà di essere chi e cosa vuoi, senza permettere a nessuno di farlo per te. E il coraggio di smettere di definire altre donne o uomini, su concetti e definizioni coniate da esseri umani troppo distratti e superficiali per cogliere la meraviglia dell’intera essenza umana.

Vuoi approfondire?

Leggi la nostra intervista a Lorella Zanardo e Cesare Cantù sul progetto “Il corpo delle donne”.