Time in Jazz 2025: musica, comunità e visioni condivise a Berchidda
Time in Jazz non è solo musica, ma un modello culturale e sociale che cambia le persone e i luoghi. Franco Contu, editore di Sardegna che Cambia, ha partecipato alla 38ª edizione del festival per raccontarcelo.
In breve
Time in Jazz non è solo un festival musicale: è un’esperienza comunitaria che ogni anno trasforma Berchidda e la Sardegna in un laboratorio di cultura condivisa, accoglienza e cambiamento.
- Paolo Fresu, figlio di questa terra e musicista di fama internazionale, guida il festival con cura e visione, trasformandolo in un organismo vivo e partecipato.
- I volontari e le volontarie sono l’anima calorosa dell’evento: grazie al loro impegno ogni persona si sente accolta e parte di una comunità.
- Il braccialetto viola, novità dell’edizione 2025, ha reso tangibile l’attenzione del festival alle fragilità e alla cura reciproca.
- Bambini e bambine non sono spettatori passivi, ma protagonisti di laboratori e percorsi educativi pensati per loro.
- Sa Casara, l’ex caseificio rigenerato, è diventato uno spazio vitale di parole, libri e pensiero critico.
- La musica resta al centro, ma senza divismi: artisti affermati e giovani emergenti si incontrano in un’atmosfera antigerarchica.
- Ogni edizione restituisce valore ai luoghi e alle persone, mostrando come la cultura possa generare legami, benessere e trasformazione.
C’è un suono che ogni estate attraversa le colline galluresi, si insinua tra i vicoli, vibra tra le persone, e porta con sé molto più che note musicali. È il suono di Time in Jazz, il festival ideato e diretto da Paolo Fresu, che anche in questa 38ª edizione, fra l’8 e il 16 agosto, ha trasformato Berchidda in un laboratorio di relazioni, accoglienza, cultura e vita collettiva.
Time in Jazz è ormai un’istituzione, ma continua a rinnovarsi ed evolvere. Un festival che non si limita a portare musica in Sardegna, ma che nasce dal territorio, lo nutre e se ne lascia ispirare. È un progetto culturale radicato e al tempo stesso aperto al mondo, che ha saputo coniugare arte e impegno, cura e visione, tradizione e futuro.
Paolo Fresu: il custode di un sogno collettivo
Alla base di tutto c’è la figura di Paolo Fresu, artista internazionale e figlio di questa terra, che da decenni porta avanti con dedizione e delicatezza un progetto che è insieme artistico, sociale e umano. La sua presenza non è solo simbolica: Fresu è ovunque, con lo sguardo attento, la parola gentile, la capacità rara di ascolto e di azione concreta. È la sua grande umanità a plasmare il festival.

Ogni edizione è costruita con uno spirito artigianale e corale, che tiene conto di ogni dettaglio, delle persone prima ancora che degli eventi. Fresu non impone visioni, le coltiva insieme alla comunità, facendo di Time in Jazz non un evento calato dall’alto, ma un organismo vivo, radicato, in dialogo con il presente.
Berchidda e oltre: una Sardegna che accoglie, non solo che ospita
Non è un caso che tutto questo accada a Berchidda, paese natale di Fresu e luogo in cui la musica ha trovato casa. Ma ciò che accade qui si allarga ben oltre i confini comunali: Time in Jazz coinvolge anche i centri limitrofi, chiese campestri, siti naturali e archeologici, creando un palcoscenico diffuso che racconta la Sardegna nella sua bellezza meno turistica e più autentica.
Ed è proprio questa l’intuizione forte del festival: non usare la Sardegna come semplice scenografia naturale, ma trasformarla in uno spazio di confronto tra culture, storie, provenienze diverse. Un luogo dove le identità non si chiudono, ma si aprono, si contaminano, si arricchiscono a vicenda. Time in Jazz è un’esperienza di ospitalità attiva, dove il locale e il globale si intrecciano con naturalezza.
Volontari: l’anima calorosa del festival
Tra gli ingredienti segreti di questo miracolo culturale ci sono loro: i volontari. Decine e decine di persone, di tutte le età, che offrono tempo, energia e sorrisi per accogliere il pubblico, supportare l’organizzazione, curare i dettagli. Non si tratta solo di supporto operativo: l’entusiasmo contagioso dei volontari è parte integrante dell’atmosfera che si respira.
È grazie a loro se ogni ospite si sente accolto, se ogni spazio è curato, se il festival funziona come una macchina umana e non come una produzione senz’anima. È una comunità che si prende cura di un’altra comunità, in un passaggio continuo di energia positiva.

Una sorpresa simbolica: il braccialetto viola
Uno dei momenti più significativi di quest’edizione è stato l’introduzione del braccialetto viola, un’idea semplice quanto potente. Chi lo indossava – in particolare donne – poteva segnalare in modo discreto il desiderio di ricevere supporto psicologico o di entrare in contatto con figure di ascolto.
In un contesto festivaliero, in cui si è spesso distratti dal programma o immersi nel flusso di eventi, questa scelta ha avuto un impatto emotivo forte. È il segno tangibile di un festival che non guarda solo alla bellezza, ma anche alle fragilità. Che non cerca solo l’intrattenimento, ma anche l’attenzione all’altro. Un gesto concreto di cura, coerente con l’anima di Fresu e della sua visione culturale.
I bambini: piccoli protagonisti della cultura futura
L’altro volto prezioso di Time in Jazz è il coinvolgimento dei bambini. Non come pubblico passivo, ma come veri protagonisti. In laboratori musicali, spazi di creatività, percorsi educativi, i più piccoli sono stati al centro di un’esperienza pensata per loro. La cultura, qui, non è pensata solo per gli adulti colti, ma come un patrimonio condiviso, da coltivare fin da piccoli.

Sa Casara: parole, libri, pensiero condiviso
Accanto alla musica, Time in Jazz ha saputo negli anni valorizzare anche lo spazio della parola, del dialogo, del pensiero critico. In questa edizione ha brillato in particolare Sa Casara, l’ex caseificio recuperato che oggi ospita momenti culturali, incontri, presentazioni di libri e conversazioni con autori e autrici.
Lo spazio libri è stato partecipato, vivo, prezioso. Un luogo dove riflettere su temi contemporanei, ascoltare storie, porre domande, confrontarsi. In un’epoca in cui il tempo per leggere e pensare sembra scomparso, creare questo spazio è un atto rivoluzionario. E ancora una volta, coerente con la natura profonda del festival: non solo musica, ma nutrimento per la mente e il cuore.
Artisti di grande qualità, ma niente divismo
Naturalmente, la musica dal vivo resta il cuore del festival. Anche quest’anno si sono esibiti artisti di altissimo livello, italiani e internazionali, tra jazz, world music, elettronica, sperimentazione. Un programma curato con rigore e passione, che ha regalato al pubblico emozioni intense e momenti di grande raffinatezza.
È un investimento sul futuro, su una comunità che cresce con l’arte e nel rispetto reciproco, un valore educativo che si intreccia con la dimensione ludica e affettiva.

Eppure, anche qui, la forza del festival sta nella sua atmosfera antigerarchica. I grandi nomi convivono con i giovani emergenti, i generi si contaminano, le barriere tra palco e platea si sfumano. Non c’è spazio per il divismo: c’è musica condivisa, accessibile, viva, che parla a tutti.
Un festival che cambia le persone e i luoghi
Time in Jazz è quindi un modello culturale, ma anche un modello sociale. Cambia le persone che lo vivono – artisti, volontari, spettatori, abitanti – e cambia i luoghi che attraversa. Li restituisce alla comunità, li rende protagonisti, li carica di nuovi significati.
In un’epoca in cui i festival rischiano spesso di diventare prodotti commerciali o eventi-spettacolo senz’anima, Time in Jazz continua a essere un’eccezione luminosa. Un evento costruito con cura, passione, responsabilità. Un esempio di come la cultura possa davvero incidere nella vita di una comunità, generando benessere, consapevolezza, legami, cambiamento.
Franco Contu è founder di Ismy, società editrice di Sardegna che Cambia.
Informazioni chiave
Cultura come bene comune
Il festival dimostra che la cultura non è solo intrattenimento, ma uno strumento di crescita collettiva. Ogni concerto, laboratorio o incontro diventa occasione per costruire legami e rafforzare la comunità.
Cura e inclusione al centro
Dal braccialetto viola all’attenzione per bambini e bambine, Time in Jazz mette al centro le persone con le loro diversità e fragilità. Un modello che ci ricorda come la cultura possa farsi accoglienza e sostegno reciproco.
Un modello replicabile
La formula che unisce musica, territorio e partecipazione volontaria può ispirare altre comunità. Time in Jazz ci invita a immaginare festival e iniziative culturali capaci di trasformare i luoghi e chi li vive.










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