No all’ampliamento RWM: il fronte ambientalista e antimilitarista chiede alla Regione un parere negativo
Diciassette realtà sarde hanno consegnato alla Regione una lettera e una scheda tecnica contro l’ampliamento dello stabilimento RWM. Una delegazione è stata poi ricevuta dal capo di gabinetto della presidente Todde.
In breve
Una lettera corale, una scheda di criticità e un sit-in contro l’ampliamento della fabbrica di bombe RWM in Sardegna.
- 17 realtà ambientaliste e antimilitariste contestano la richiesta di VIA ex post presentata dall’azienda.
- L’ampliamento dello stabilimento tra Domusnovas e Iglesias non è mai entrato in funzione per irregolarità edilizie e ambientali.
- Le associazioni denunciano carenze istruttorie, rischi idrogeologici e violazioni paesaggistiche.
- Hanno consegnato alla Regione una scheda tecnica di 28 pagine con tutte le criticità.
- C’è stato un sit-in sotto il palazzo regionale di Cagliari e una lettera aperta è stata inviata alla presidente Alessandra Todde.
- La Giunta ha potere discrezionale per non accogliere il parere positivo del Servizio VIA.
- Le organizzazioni chiedono una svolta: sostituire l’economia di guerra con un modello etico e sostenibile.
Una lettera corale, una scheda di criticità raccolte in anni di analisi (e dissenso) e un sit-in di protesta sotto la Regione perché non dia il suo via all’ampliamento della cosiddetta fabbrica di bombe sarda. La vicenda però, non nasce oggi: come ricostruiscono 17 realtà locali ambientaliste e antimilitariste, da circa 4 anni la società che produce ordigni bellici tra Domusnovas e Iglesias (RWM Italia spa) ha realizzato un ampliamento dello stabilimento che, poiché non conforme alle leggi, non è mai entrato in produzione. Dopo alcune sentenze della giustizia amministrativa, la società ha però presentato alla Regione una richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ex post finalizzata a sanare gli abusi edilizi ed ambientali riscontrati.
Un iter “lungo e difficile”, come riportano in una nota le realtà locali in protesta. Motivo principale sarebbero le gravi carenze istruttorie dovute alla documentazione “incompleta e fuorviante” presentata dall’azienda, l’atteggiamento definito omissivo e le problematiche di natura ambientale e di sicurezza idrogeologica emerse nel corso del procedimento. Oggi, a 3 anni di distanza, il Servizio Valutazione Impatti Ambientali della Regione ha terminato l’istruttoria relativa alla procedura di VIA ex-post, ma il nodo centrale sottolineato dalla lettera firmata da 17 organizzazioni in protesta, è che sembrerebbe i tecnici siano in realtà orientati ad esprimere comunque un parere positivo, pur condizionato da qualche prescrizione.
Una evenienza di fronte alla quale un gruppo di associazioni e organizzazioni sarde – con capofila Italia Nostra Sardegna – ha deciso di esprimere il proprio dissenso con una lettera aperta destinata alla presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, un sit-in di protesta (tenutosi lunedì 16) e una richiesta di incontro urgente. Un’occasione (che non è andata del tutto perduta, come si vedrà) per illustrare alla Presidente le motivazioni per cui si chiede alla Giunta Regionale di non esprimere parere positivo alla Procedura di Impatto Ambientale, e per non garantire quindi “sanatoria per gli abusi e impunità a chi non ha rispettato le leggi e le normative regionali, statali ed europee”.

28 pagine (riassuntive) di criticità
“Assistiamo oggi a numerose guerre che dilaniano il pianeta e uccidono decine di migliaia di civili inermi, di cui tanti bambini. Guerre che ci coinvolgono direttamente perché interessano altri esseri umani, perché avvengono in Europa e nel Mediterraneo, perché condotte da eserciti che si sono addestrati negli aeroporti, nelle basi e poligoni militari della Sardegna e perché si riforniscono di armi prodotte anche nella nostra terra. Di fronte a queste tragedie siamo chiamati tutti a fare la nostra parte e a dare il nostro contributo per cercare di fermare questa insensata e sanguinosa carneficina e per impedire che le nostre azioni la possano in qualche maniera alimentare”.
Le parole che aprono la lettera destinata alla presidente Todde [qui per la lettura integrale], chiariscono subito l’urgenza. A firmarla sono state 17 realtà locali – organizzazioni, collettivi, associazioni da sempre mobilitate a difesa del territorio, dell’ambiente e della non violenza, come lo stesso Comitato di Riconversione dell’RWM – alcune delle quali da anni sono direttamente coinvolte nei processi amministrativi intentanti contro l’ampliamento dello stabilimento RWM Italia spa di Domusnovas-Iglesias e nella procedura di VIA ex post.
Il progetto è apparso da subito problematico a causa delle caratteristiche urbanistiche e ambientali dell’area in cui si trova
Dalla Scheda Tecnica realizzata dalle realtà firmatarie e consegnata alla Presidente – 28 pagine che sintetizzano le criticità legate all’ampliamento dello stabilimento RWM a partire dalla sua genesi – emerge come il progetto “è apparso da subito problematico a causa delle caratteristiche urbanistiche e ambientali dell’area in cui si trova. Lo stabilimento RWM infatti è situato in una vallata stretta tra versanti ripidi e franosi, anche a causa di precedenti coltivazioni minerarie mai messe in sicurezza; è caratterizzata da vegetazione boschiva ed è attraversata da un fiume, il Rio Figu, a elevato rischio di esondazione, che attraversa lo stabilimento e fa da confine tra i territori comunali di Domusnovas e di Iglesias”.
Ma non solo. Sempre la scheda tecnica evidenzia come “l’area dello stabilimento è sottoposta a numerosi vincoli paesaggistici e ambientali a causa del rischio di natura idrogeologica, della presenza dei fiumi e del bosco, e si trova inoltre a poche centinaia di metri dalla zona naturalistica protetta del Monte Linas – Marganai (ZSC ITB041111)”. Un tessuto di critiche e rivendicazioni nato dall’intreccio di quelle che sono le motivazioni tecniche, legate banalmente alla geografia del luogo, e a un’etica di principio che rifiuta l’industria bellica come possibilità di crescita sociale ed economica. E che viene ribadita con più forza in tempo di genocidio.

Un (primo) incontro in Regione a tema RWM, c’è stato
Finalità dell’incontro era l’istituzione di quello che le realtà firmatarie hanno definito “un momento di riflessione affinché la delibera della Giunta Regionale non si allinei a un eventuale parere positivo del Servizio VIA”. La richiesta rivolta alla Presidente è stata quindi quella di utilizzare i “poteri discrezionali” della Giunta per la tutela dei valori di natura paesaggistico-ambientale e della salute e della sicurezza della popolazione, “tutela che nel caso in questione ben si accorda con le istanze di natura etica e sociale da Lei più volte espresse”, si legge.
“La stessa Legge Regionale 11/2/2021 che disciplina il rilascio del PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale) – spiegano sempre le realtà firmatarie – consente alla Giunta di deliberare in ordine alla compatibilità̀ ambientale nell’esercizio della propria discrezionalità̀ politica e amministrativa. Dunque il contenuto della delibera regionale non deve necessariamente conformarsi a un eventuale parere positivo del Servizio VIA“. Il perché è altrettanto esplicitato: “perché ancora una volta non prevalga la cosiddetta “ragion di stato” oggi fortemente sbilanciata verso le spese militari, la produzione di armi e di ordigni bellici rispetto al benessere delle comunità. Perché non prevalgano motivazioni estranee alla procedura”.

Durante il sit-in di protesta sotto il palazzo regionale a Cagliari, i manifestanti – sorvegliati da un cordone di polizia – hanno esposto striscioni e distribuito volantini per chiedere alla Giunta di tutelare ambiente, salute e sicurezza pubblica contro le logiche di guerra, riarmo e profitto dei fabbricanti d’armi. Una delegazione è stata ricevuta poi dal capo di gabinetto della Presidente, l’ingegnere Luca Caschili, a cui è stata consegnata la scheda di sintesi contenente sulle principali criticità ambientali e amministrative, e le ragioni per cui – secondo le realtà firmatarie – l’esito della VIA ex post sull’ampliamento RWM non può che essere negativo.
Secondo quanto riferito alle realtà in protesta da Caschili (il quale si è impegnato – vista l’assenza della Presidente – a fissare un nuovo incontro a breve) Todde non avrebbe un orientamento pregiudizialmente favorevole alla concessione della valutazione positiva richiesta dall’azienda. Una posizione che le associazioni chiedono però sia tradotta in un atto politico netto. “Cara Presidente – si legge in conclusione nella lettera corale – siamo convinti che in Sardegna sia possibile immaginare e avviare un laboratorio di economia etica e sostenibile, sostituendo il modello militarizzato con uno basato su comunità, natura e innovazione”.
Nel frattempo, lo sciopero per la Palestina che ha caratterizzato la giornata di ieri, nell’Isola si è espresso anche attraverso un “mailbombing” diretto all’indirizzo email della presidente Todde, col testo: “No al genocidio, negate la VIA alla RWM; bloccate le strade al passaggio di bombe e armi. IL MOMENTO PER FARLO è ADESSO!”. Una richiesta che guarda al futuro dell’Isola e allo sradicamento di un’economia di guerra che tra fabbriche di bombe e servitù militari, in Sardegna ormai da tempo soffoca.
Aggiornamento del 24 settembre: La Giunta regionale della Sardegna ha deciso di rinviare la decisione sulla richiesta della RWM Italia per la realizzazione di nuovi impianti destinati alla produzione di ordigni bellici tra Domusnovas e Iglesias. Determinante “un supplemento di istruttoria tecnica per approfondire ulteriormente i contenuti di una relazione tecnica presentata dalle associazioni ambientaliste che solleva criticità ambientali e tecnico-procedurali non precedentemente considerate” dichiarano dalla Regione in riferimento alla scheda tecnica di cui sopra. L’esecutivo regionale ha quindi disposto un supplemento di istruttoria. Qui per saperne di più.










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