30 Ottobre 2025 | Tempo lettura: 5 minuti
Ispirazioni / ICC TV

RWM e ampliamento: la fabbrica di bombe del Sulcis e la decisione che attende la Giunta Todde

Nel Talk di questo mese, il caso RWM Sardegna: la fabbrica di bombe nel Sulcis e la richiesta alla Giunta Todde di fermarne l’ampliamento.

Autore: Redazione Sardegna che Cambia
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C’è un luogo nel sud-ovest della Sardegna dove le contraddizioni del nostro tempo si fanno materia. È il Sulcis, territorio segnato da crisi industriali e promesse di rilancio, dove da anni si concentra una tra le vicende più complesse e controverse dell’Isola: quella legata alla RWM Italia, società controllata dal colosso tedesco degli armamenti Rheinmetall, che produce ordigni e droni militari tra Domusnovas e Iglesias.

La nuova puntata del Talk di Sardegna Che Cambia – con ospite Mariella Setzu dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, in studio con la nostra Lisa Ferreli – affronta questo tema partendo da una domanda semplice ma centrale: che cosa accade dentro la RWM e che tipo di sviluppo rappresenta per il territorio che la ospita? Un interrogativo che ritorna con forza dopo le ultime mobilitazioni: un’analisi delle criticità firmata da 17 realtà locali, sit-in di protesta (anche) sotto la Regione Sardegna e un appello diretto alla presidente Alessandra Todde e alla Giunta regionale perché non concedano la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ex post richiesta dall’azienda.

Si tratta di un procedimento amministrativo che – sottolineano le associazioni – servirebbe a “sanare” gli ampliamenti realizzati tra il 2018 e il 2021, giudicati non conformi alle normative ambientali e urbanistiche. Da qui la protesta e l’attesa della decisione della Regione, con le tempistiche indicate dal Tar della Sardegna che sulla questione RWM ha fissato un termine chiaro: a partire dal 17 ottobre si hanno a disposizione sessanta giorni per concludere la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale richiesta dalla società Rwm. Se la giunta non si esprimerà entro il termine stabilito, la facoltà di decidere passerà al Ministero dell’Ambiente.

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Foto della Campagna Stop RWM 

La sentenza sottolinea che la Regione ha superato i tempi consentiti per dare una risposta positiva o negativa sulla compatibilità ambientale delle nuove linee produttive, senza però autorizzare automaticamente Rwm ad ampliare gli impianti. La controllata italiana del colosso tedesco Rheinmetall – e le realtà in protesta da tempo – restano quindi in attesa. Durante il talk, la voce dell’attivista Mariella Setzu guida il ragionamento attraverso le dimensioni etiche, ambientali e sociali di questa vicenda.

Stop RWM

“La fabbrica per avere un volume deve contare sui conflitti che attualmente non mancano – dichiara Setzu – ma assolutamente dobbiamo porre un argine a questo approccio alle questioni internazionali. La nostra Costituzione dice di ripudiare la guerra e le soluzioni ai problemi internazionali col conflitto. Dobbiamo tornare al rispetto del diritto internazionale, alla diplomazia e all’uso corretto della politica in favore dei popoli, non per schiacciarli o commettere genocidi”.

Le aree destinate all’industria bellica sono beneficiarie di un pesante svantaggio che non è colmabile con le compensazioni

Un’analisi che tocca uno dei punti più discussi: il legame tra l’economia di guerra e il lavoro. In un territorio come il Sulcis dove il tema (e la realtà) della disoccupazione è radicato, l’industria bellica viene spesso presentata come opportunità di sviluppo. “Così facendo, mette a rischio 500 posti di lavoro esistenti e rinuncia alla possibilità di assumerne altri 250”, ha dichiarato la vice presidente di Fratelli d’Italia in Senato, Antonella Zedda, attaccando la Giunta Todde all’indomani della delibera del supplemento di istruttoria.

Quello che emerge nel corso della puntata è però anche un dato di fatto testimoniato dagli indicatori di reddito: la fabbrica di bombe è a regime e opera nel territorio da oltre dieci anni ma il Sulcis resta una delle aree più povere d’Italia, con un prezzo da pagare che si misura anche in termini di impatto ambientale. Come sottolineano le associazioni, le nuove strutture realizzate da RWM sorgerebbero infatti in un’area fragile, attraversata dal Rio Figu, a rischio idrogeologico e sottoposta a vincoli paesaggistici e ambientali.

Per questo la richiesta di VIA ex post solleva interrogativi profondi su come si concili la tutela del territorio con la pressione delle industrie e delle istituzioni che spingono per l’ampliamento. Setzu lo sintetizza: “Le aree destinate all’industria bellica sono beneficiarie di un pesante svantaggio che non è colmabile con le compensazioni. Si parla di sottrazione del territorio, inquinamento ma soprattutto della consapevolezza che lì la guerra non si ferma mai“.

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Il talk

Il talk ripercorre il percorso delle mobilitazioni sarde contro la presenza della fabbrica sull’Isola, dagli appelli contro la produzione di bombe destinate ai vari teatri di guerra, fino alla richiesta di un cambio di rotta che divide tra riconversione industriale o chiusura. L’ultima parte della puntata è dedicata al ruolo della politica regionale. Dopo anni di battaglie amministrative e sentenze, la decisione della Giunta Todde potrà segnare una svolta. Accogliere la richiesta della RWM significherebbe autorizzare, seppure con prescrizioni, un impianto che i movimenti definiscono “abusivo e incompatibile”. Dire di no invece vorrebbe dire assumersi la responsabilità di un atto politico netto “in difesa di ambiente, salute e pace”.

È con questa consapevolezza che la puntata si chiude, con un appello diretto alla presidente Todde e alla Regione Sardegna, affinché dicano no all’ampliamento dello stabilimento RWM e scelgano di “fermare un’economia di guerra che soffoca l’Isola”.
Un invito a riflettere su quale futuro immaginare per il Sulcis – e per la Sardegna intera – tra lavoro, diritti, territorio e comunità. La puntata completa del Talk di Sardegna Che Cambia è online sul nostro canale YouTube.