Cooperativa Terra Nostra, agricoltura sociale e riabilitazione psichiatrica nel cuore della Sicilia
La cooperativa siciliana Terra Nostra trasforma la fragilità in risorsa, unendo riabilitazione psichiatrica, agricoltura sociale e lotta allo stigma.
In breve
In Sicilia c’è un progetto di agricoltura sociale che unisce la cura della persona con quella della terra.
- Terra Nostra è una cooperativa agricola sociale nata a Caltagirone nel 2004, impegnata nella riabilitazione psichiatrica e nell’inclusione delle fasce più fragili attraverso il lavoro agricolo e comunitario.
- Il progetto unisce riabilitazione in città e agricoltura sociale in campagna, con due appartamenti per la vita autonoma di dieci pazienti e una fattoria attiva nella Riserva di Santo Pietro.
- È attivo anche un servizio per persone con disturbi dello spettro autistico, con laboratori artigianali e un centro diurno.
- Tra le attività più innovative della cooperativa ci sono una fattoria pedagogica, una cucina mobile per eventi e un progetto di turismo sociale in fase di sviluppo.
- Nonostante le sfide legate alla burocrazia e agli incendi estivi, la passione dei soci e il cambiamento visibile nelle vite dei protagonisti raccontano una storia di possibilità e riscatto che mette al centro la persona e non la sua diagnosi.
- Terra Nostra promuove un modello sostenibile e replicabile di riabilitazione psichiatrica e inclusione sociale, basato sull’agricoltura, la vita comunitaria e la valorizzazione delle capacità individuali.
Le rivoluzioni per compiersi hanno bisogno di amore, rispetto e accoglienza. Lo sa bene la cooperativa agricola sociale Terra Nostra, che da parecchi anni promuove un modello di impresa sociale replicabile e sostenibile. Una rivoluzione culturale e sociale che ha come obiettivo la riabilitazione psichiatrica e l’inserimento delle fasce deboli all’interno della comunità. L’iniziativa prende forma dall’esperienza di operatori che lavorano dal 1994 nella salute mentale e che intendono la riabilitazione come un intervento multidisciplinare attraverso il quale ogni persona può riappropriarsi della propria storia ed essere protagonista della propria progettualità, recuperando una dimensione di vita normale.
Terra Nostra, che fa parte della rete Fattorie Sociali Sicilia, si è costituita nel 2004 a Caltagirone e da allora lavora principalmente su due versanti: la riabilitazione in città e l’agricoltura sociale in campagna. Nel territorio di Caltagirone la cooperativa gestisce due appartamenti dove vivono stabilmente e in autonomia dieci pazienti adulti psichiatrici, supervisionati da uno staff multidisciplinare.
Ogni giorno il gruppo è impegnato nelle attività agricole sociali all’interno della fattoria di Terra Nostra, nella Riserva orientata di Santo Pietro, gestendo e custodendo 20 ettari tra bosco e seminativo. Coltivazione di grani antichi, trasformazione del grano in farina e pasta, cura degli animali sono solo alcune delle mansioni per cui i ragazzi vengono anche retribuiti. A queste attività partecipano anche persone esterne che tramite borse lavoro o messa alla prova, in convenzione con il Tribunale di Catania, seguono un percorso di rieducazione.

Terra Nostra ha attivato un progetto anche per persone con disturbi dello spettro autistico attraverso un servizio domiciliare e un centro diurno in cui è possibile svolgere attività pratiche. Riciclando giornali e materiali vari, ad esempio, si realizzano delle ecoborse che contribuiscono a un miglioramento della dimensione abilitativa dei partecipanti.
Da quest’anno la cooperativa, oltre alla già sperimentata produzione orticola, ha riattivato un’attività che svolgeva fino a poco prima della pandemia. Nei nuovi terreni affittati sempre all’interno del Bosco di Santo Pietro, in accordo con il Comune, ha installato una cucina mobile, acquistata grazie a una raccolta fondi, utile alle attività di ristorazione e agriturismo. Durante l’estate appena conclusa diverse serate sono state dedicate alla musica e alla degustazione di prodotti locali curati dai ragazzi che lavorano per la fattoria. In questo nuovo progetto sono coinvolti anche i ragazzi autistici. Ma non finisce qui. Nell’area si trova una struttura con diverse stanze che la cooperativa vorrebbe trasformare in un’attività ricettiva attraverso un progetto di turismo sociale.
Dalla burocrazia agli incendi, le difficoltà da affrontare
«Interfacciarsi con le istituzioni e le amministrazioni locali e comunali non è facile, ci sono spesso grossi ritardi che ci costringono a farci carico di spese importanti. I consumi delle abitazioni dove vivono i ragazzi, il loro lavoro che va pagato mensilmente. Cerchiamo infatti di non essere completamente dipendenti dal settore pubblico», racconta Andrea Nicosia, presidente della cooperativa Terra Nostra. Alle difficoltà economiche bisogna aggiungere anche gli incendi estivi che mettono a rischio le coltivazioni e il territorio.

«Stiamo molto attenti a mantenere il terreno libero da sterpaglia e rovi. Ci sentiamo custodi di questo luogo. La scorsa estate siamo riusciti a salvare tutto il raccolto grazie alle linee tagliafuoco che avevamo predisposto. Al di là dei danni e delle perdite, è la sensazione di impotenza che si prova di fronte alle colonne di fumo che molto spesso in estate si ergono dai vari punti della riserva», continua Andrea Nicosia.
Passione e autonomia, i motori di Terra Nostra
Ma difficoltà e frustrazioni sono superate grazie alla passione e alla soddisfazione nel vedere i vari pazienti diventare persone autonome con una vita propria, che prendono la patente, lavorano nei campi, si prendono cura degli animali, valorizzando le competenze e i talenti di ognuno di loro. Ignazio, ad esempio, organizza il lavoro di alcuni ragazzi all’interno della fattoria, si occupa del benessere e della cura degli animali e si sente rinato. «Il mio lavoro, l’ambiente e il lavoro di gruppo con gli altri ragazzi mi restituisce dei benefici importanti per la mia salute mentale, la mia serenità e in generale il benessere psicofisico. Stare e lavorare insieme agli altri è un valore aggiunto».
Terra Nostra propone una rivoluzione culturale e sociale che ha come obiettivo la riabilitazione psichiatrica e l’inserimento delle fasce deboli all’interno della comunità
I soci della cooperativa Terra Nostra sono molto attenti alle esigenze dei ragazzi che vivono negli appartamenti e lavorano in fattoria. Uno di loro, ad esempio, ha espresso il desiderio di tornare a produrre vino, un’attività che svolgeva in passato con la sua famiglia e per la quale sta mettendo in campo tutte le conoscenze acquisite nel tempo. È stato impiantato un piccolo vitigno ed è già stata fatta la prima raccolta.
«Le potenzialità e le competenze di ognuno nel momento della malattia spesso vengono messe da parte e a prendere il sopravvento è altro. Con fiducia e pazienza riusciamo a tirare fuori, a rimettere in gioco le loro attitudini e le competenze. Non tutti vogliono vedere cosa c’è oltre la malattia, si preferisce stigmatizzare o stereotipare, facendo vincere il pregiudizio. Ma c’è sempre una possibilità per tutti e tutte», sottolinea Andrea.

La fattoria pedagogica per una nuova possibilità
E tra le possibilità offerte da Terra Nostra c’è anche una fattoria pedagogica gestita sempre dagli utenti della cooperativa che, formati negli anni da educatori ambientali, accompagnano scolaresche in esperienze legate alla natura, all’agricoltura e agli animali. I bambini non sanno che gli educatori sono pazienti psichiatrici o autistici e si relazionano a loro senza pregiudizio. Trascorrono la giornata giocando con gli asinelli e gli altri animali della fattoria, in attività di piantumazione nell’orto, in laboratori dedicati alle api e al grano. Una giornata in una dimensione diversa rispetto all’aula didattica, gestita del tutto dai pazienti che ricevono un compenso per il lavoro svolto.
«All’inizio alcuni dirigenti erano preoccupati, si chiedevano se fosse pericoloso stare a contatto con persone con fragilità, ma poi l’esperienza ha mostrato che non c’è nulla di pericoloso. Anzi, il progetto combatte lo stigma, porta reale inclusione ed evidenzia la nostra innata predisposizione al cambiamento», conclude Andrea Nicosia.










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