Oltre Capitale, la risposta civile al flop di Agrigento Capitale della Cultura
A due mesi dalla fine di Agrigento Capitale della Cultura 2025, la Corte dei Conti evidenzia ritardi e obiettivi non raggiunti. Intanto dal territorio nasce Oltre Capitale, una rete di realtà culturali indipendenti impegnate nella rigenerazione dei luoghi e delle comunità.
In breve
A dieci mesi dall’avvio, la Corte dei Conti boccia Agrigento Capitale della Cultura 2025 sia per la gestione economica che per il mancato raggiungimento degli obiettivi indicati in fase di candidatura.
- A 60 giorni dalla conclusione, secondo il report della Corte dei Conti, dei 44 progetti del dossier solo 8 risultano conclusi, 31 sono operativi – 14 in corso in svolgimento e 17 in allestimento – e 5 in fase di affidamento. Non si capisce come siano stati spesi 6 milioni di euro di fondi, in gran parte pubblici.
- La malagestione economica e la crisi gestionale hanno contribuito alla nascita di Oltre Capitale, una rete indipendente di operatori culturali, artisti, architetti e associazioni locali, con lo scopo di promuovere una rigenerazione culturale e umana dal basso, non in opposizione ma “oltre” le istituzioni. Oltre anche le polemiche, le crisi e il 2025.
- All’interno dell’ex Carcere di San Vito, oltre a Countless City, la biennale di architettura promossa da Farm e in questa edizione finanziata da Agrigento Capitale della Cultura, sono attive alcune realtà locali che fanno parte di Oltre Capitale.
- Nonostante le numerose sfide, l’ex carcere di San Vito si candida a diventare nel tempo un hub culturale stabile per tutte le realtà coinvolte in Oltre Capitale, un luogo fisico dove le comunità attive possano incontrarsi, co-progettare, creare.
- Proprio nei luoghi abbandonati, ogni azione di Oltre Capitale diventa un atto di riappropriazione culturale. Perché le ferite urbane sono archivi di memoria e di futuro e dalle rovine può nascere una nuova forma di comunità.
Bocciato. È questa la valutazione, rispetto all’operato della Fondazione Agrigento Capitale della Cultura 2025, dell’amministrazione comunale e della Regione Sicilia, che traspare dalla relazione che la Corte dei Conti ha depositato il 28 ottobre scorso. A 10 mesi dall’inizio dell’evento e a 60 giorni dalla conclusione, dei 44 progetti del dossier solo 8 risultano conclusi, 31 sono operativi – 14 in corso in svolgimento e 17 in allestimento – e 5 in fase di affidamento. Dalla Fondazione Agrigento Capitale della Cultura ci fanno sapere che i progetti completati sono 20, 14 in corso di svolgimento, 6 in corso di realizzazione e 4 in fase di affidamento.
Secondo i giudici, oltre a una crisi gestionale, mancano pure gli elementi necessari a dimostrare il raggiungimento degli obiettivi indicati nel dossier di candidatura: coesione sociale, sviluppo economico, benessere individuale e collettivo, visibilità e attrattività del territorio.
Doveva essere l’anno della cultura e di un nuovo rilancio turistico ed economico. Ma ora cosa resta, oltre ai tombini sepolti dall’asfalto e poi individuati tramite il metal detector, al caos gestionale – la Fondazione è stata “commissariata” dalla Regione; a gennaio e a marzo 2025 si sono dimessi il presidente della Fondazione e il direttore generale; il consiglio d’amministrazione ha all’interno rappresentanti con esperienze di ogni genere, tra questi c’è anche un dermatologo – e al grande flop? La risposta è Oltre Capitale.
Oltre Capitale è un circuito alternativo, parallelo e autogestito, una rete di realtà culturali indipendenti che hanno deciso di reagire con creatività e azione concreta alla delusione diffusa e al malcontento generale. Oltre Capitale non nasce per contestare, ma per proporre. Tra i promotori, Yard 44, Rudere Project, Scaro Café, TTT, IMMAGINA e diversi operatori e operatrici culturali, architetti, giovani imprenditori e professionisti che hanno scelto di unire le forze.

«Se qualcosa resterà di questa Capitale della Cultura, sarà lo spirito di iniziativa dei giovani e delle organizzazioni che hanno deciso di agire. Non grazie alle amministrazioni, ma nonostante tutto», sottolinea Antonio Russello, fondatore del progetto Yard 44, operatore culturale, tra i promotori del circuito Oltre Capitale. «All’inizio volevamo chiamarlo Fuori Capitale, come il Fuorisalone a Milano, l’insieme di eventi diffusi che trasformano l’intera città in un’area espositiva in concomitanza con il Salone del Mobile, poi si è evoluta l’idea di andare oltre tutto. Le polemiche, le crisi, anche oltre il 2025. Da qui Oltre Capitale, per un capitale umano prima ancora che economico», continua Antonio.
Da Agrigento Capitale della Cultura a Oltre Capitale: la rigenerazione umana che parte dai luoghi dimenticati
L’occasione perfetta è stata offerta dalla riapertura dell’ex Carcere di San Vito di Agrigento, di proprietà demaniale, concesso temporaneamente a Farm Cultural Park, il centro culturale indipendente diventato il secondo polo di attrazione turistico nella zona di Agrigento dopo la Valle dei Templi, che insieme al Politecnico di Milano sta promuovendo il progetto di recupero. Lo spazio dell’ex carcere, grande 7000 metri quadri, è stato abbandonato nel 1996 dopo una lunga storia. Prima di essere usato come prigione, per quattro secoli è stato pure un monastero.
Qui è in corso Countless Cities – finanziata per questa quarta edizione da Agrigento Capitale della Cultura e che nei mesi scorsi ha sviluppato iniziative anche Villa Genuardi e presso l’Auditorium incompiuto di Aragona – la biennale di architettura promossa da Farm Cultural Park e ormai diffusa nelle varie sedi di Favara, Mazzarino, Alcamo e Palermo, che coinvolge fotografi, artisti, architetti e creativi che con diversi approcci e linguaggi raccontano non solo le città, ma anche le buone pratiche e le idee innovative che contribuiscono a renderle speciali.
Nell’ex carcere di San Vito si sono ritrovate anche le associazioni che fanno parte di Oltre Capitale. Tra queste Yard 44, un collettivo di arte contemporanea e rigenerazione urbana che da anni opera nel territorio di Favara, e Rudere Project, un progetto di attivismo urbano e sensibilizzazione sui temi dell’abbandono edilizio e urban recycle. Insieme hanno organizzato la quarta edizione di DOT Festival, un festival di arte contemporanea che generalmente si svolge nel territorio di Favara e che in occasione di Oltre Capitale si è sviluppato in forma diffusa nella città di Agrigento.
La prima tappa, a maggio, ha visto la riapertura dell’Ipogeo del Vescovado, nel cuore del centro storico di Agrigento. A luglio è stato inaugurato un padiglione dell’ex carcere di San Vito dedicato a Etere, il quinto elemento naturale, invisibile ma vitale, simbolo di trasformazione. La teoria dei quattro elementi di Empedocle – acqua, aria, terra, fuoco – è la base tematica del programma di Agrigento Capitale della Cultura.

«Le celle si sono trasformate in spazi espositivi per artisti locali ed emergenti, in un dialogo tra materia e memoria. Luoghi marginali, sotterranei, riattivati dall’arte e dalla presenza umana. Abbiamo coinvolto vari artisti di Agrigento e Palermo, grazie al canale aperto in tutti questi anni. Ci interessa costruire equilibrio tra giovani e meno giovani, locali ed esteri e dare spazio a chi vive davvero questo territorio. Dall’apertura a oggi circa un migliaio di persone hanno visitato il Padiglione», sottolinea Antonio. L’idea è di cambiare ciclicamente gli spazi espositivi dell’ex carcere con nuovi allestimenti. L’ex carcere di San Vito potrebbe diventare nel tempo anche la nuova sede di IMMAGINA, il coworking realizzato da Michele Sodano nel cuore di Agrigento, o la nuova residenza per gli studenti Erasmus accolti periodicamente da TTT.
Fare rete è difficile, ma necessario
Coordinare tante realtà diverse non è semplice. Visioni differenti, tempi diversi, progetti paralleli. Eppure la spinta comune è forte: creare qualcosa che resti oltre il 2025. L’ex carcere di San Vito si candida a diventare un hub culturale stabile, un luogo fisico dove le comunità attive possano incontrarsi, co-progettare, creare. Ma servono i fondi. «Ad aprile scorso si è insediato il nuovo direttore che ha voluto conoscerci anche con l’idea di coinvolgerci in alcune attività del calendario di Agrigento Capitale della Cultura», racconta Lorena Caruana, architetta e co-founder di Rudere Project, promotrice di Oltre Capitale.
Si è evoluta l’idea di andare oltre tutto. Le polemiche, le crisi, anche oltre il 2025
«La possibilità di partecipare alle attività di Agrigento Capitale della Cultura per le realtà locali è stata fornita da un bando del Comune che garantisce a saldo 15.000 euro per progetti da realizzare entro il 31 dicembre. Peccato che l’avviso abbia avuto una scadenza di poche settimane, durante i mesi estivi, oltre a diversi ostacoli burocratici ed economici. Qualcuno del circuito Oltre Capitale è riuscito», sottolineano Antonio e Lorena. Nonostante tutto, Oltre Capitale ha dimostrato e continua a dimostrare che con l’autofinanziamento, la collaborazione e la visione condivisa, è possibile creare progetti solidi senza fondi stellari e che l’impatto più duraturo è quello umano e sociale.
Oltre Capitale infatti non è solo un progetto culturale, è un atto politico, umano e poetico. Un modo per restituire senso ai luoghi dimenticati e per riscrivere, insieme, la narrazione di una città che vuole rigenerarsi partendo dalle sue ferite. Perché rigenerazione urbana significa, prima di tutto, rigenerazione umana. Oltre Capitale lascia ad Agrigento una possibilità di rinascita che va oltre il 2025, grazie ai giovani e alle giovani del territorio che si sono messi in gioco, creando e condividendo.
Rigenerare i luoghi, rigenerare le comunità. Dal rudere alla visione
Ma non è appunto solo questione di spazi. L’obiettivo è creare un ecosistema di relazioni, una rete di persone e organizzazioni che si prendano cura del territorio. «Rudere Project nasceva per accendere un faro sul tema dell’abbandono: con un collettivo di architetti nel 2013 organizzavamo eventi di arte e cultura all’interno di strutture abbandonate con lo scopo di far conoscere il patrimonio storico. Un progetto che ha avuto anche una sua eco, anche se poco sostenibile da un punto di vista economico».
«Eravamo riusciti ad entrare nel dibattito dell’architettura e della cultura architettonica non solo facendo eventi e festival, ma anche sollevando temi importanti. Il riuso degli spazi abbandonati rientra tra le prime visioni di Oltre Capitale in comune con gli altri promotori, ma siamo andati oltre l’idea del rudere per conoscere la città attraverso le sue ferite e i suoi vuoti. Quei luoghi dimenticati che raccontano la storia di Agrigento meglio di qualunque brochure», evidenzia Lorena Caruana.

Ad esempio, a seguito della frana che colpì Agrigento nel 1966 – una delle conseguenze più eclatanti degli effetti della speculazione edilizia di quel decennio, evento che susciterà uno scandalo di proporzioni nazionali che porterà alla “Legge Ponte” che, tra le principali novità, ha introdotto l’obbligo di licenza edilizia su tutto il territorio nazionale – i quartieri di Rabbato e dell’Addolorata si sono spopolati, sostituiti da nuovi quartieri satellite per accogliere i cittadini che si misero in salvo. Solo raccontando la storia di questi luoghi si può conoscere l’anima della città.
A partire dalla mappatura dei luoghi abbandonati condotta grazie a Oltre Capitale – come il Parco I.C.O.R.I, sorto dieci anni dopo l’evento del ’66, anche in funzione di contenimento del costone interessato dalla frana, che da allora versa in condizioni di abbandono – dove sono state realizzati eventi, alle campagne di street art e fotografia nel centro storico di Agrigento, ogni azione diventa un atto di riappropriazione culturale. Perché le ferite urbane sono archivi di memoria e di futuro e dalle rovine può nascere una nuova forma di comunità.










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