17 Novembre 2025 | Tempo lettura: 6 minuti
Ispirazioni / Io faccio così

I giovani che restano e rivitalizzano il borgo di Buccino con ecologia, permacultura e volontariato

Grazie anche al lavoro dell’associazione Mòvesi, il borgo campano di Buccino sta rinascendo trainato dalle attività messe in campo dai giovani del posto che hanno deciso di restare.

Autore: Fulvio Mesolella
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In breve

Il borgo di Buccino, in provincia di Salerno, è più vivo che mai grazie ai suoi giovani.

  • Molti giovani fra i 20 e i 30 anni che abitano a Buccino hanno deciso di rimanere in paese per rivitalizzarlo.
  • La loro iniziativa, con un focus forte su temi come permacultura e sostenibilità, è stata definita “neoruralista”.
  • Punto di riferimento fondamentale per questo movimento è l’associazione Mòvesi.
  • Fra le varie iniziative ci sono il restauro della biblioteca del paese, scambi culturali con giovani provenienti dall’estero e la riqualificazione di un giardino dove i cittadini possono piantumare alberi.

Buccino è un borgo della provincia di Salerno ai confini con la Basilicata. Prende il nome dall’antica Volcei, un luogo che era un crocevia di culture e che fu fondato da popoli di origine lucana – gli Enotri, forse provenienti dall’Arcadia, regione greca del Peloponneso. La loro terra si trovava ad alcune decine di chilometri da Paestum e Velia, località dove altri coloni greci fondarono città importantissime della Magna Grecia.

Non poteva che nascere qui a Buccino Marcello Gigante, uno dei più grandi filologi e papirologi italiani di fama mondiale, al quale è dedicato il Museo archeologico che trae le sue collezioni dalle scoperte effettuate nelle ricostruzioni e consolidamenti seguiti al terremoto del 23 novembre 1980 – di cui proprio in questi giorni si ricordano i 45 anni –, un’enorme area archeologica diffusa nella città, sotto le case, visitabile in qualsiasi momento perché sempre aperta.

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Anche a Buccino, da anni, si è diffusa una parola d’ordine che è fra gli slogan più diffusi fra i giovani impegnati in Italia meridionale: muoversi! È proprio questo termine che, nella sua veste più poetica – Mòvesi, che riecheggia i letterati medievali, da Dante a Petrarca – ha dato anche il nome a un’associazione. Diventa quasi un imperativo categorico o forse semplicemente la parola che meglio rappresenta quanto sta succedendo, con il coinvolgimento anche altre associazioni da una parte della provincia di Salerno che va dall’Alta Valle del Sele fino al Cilento: lo potremmo definire neoruralesimo.

Gli ispiratori

Ma proviamo a capire insieme di cosa si tratta. Uno dei principali ispiratori dell’associazione Mòvesi è Mario Panzarella, che si definisce “conta-cittadino” del mondo, con salde radici nell’appennino lucano, laureato a Salerno in giurisprudenza e con un master in sviluppo economico e cooperazione internazionale conseguito presso l’Università di Murcia, in Spagna. Tempo fa ha iniziato a interessarsi alla permacultura con il giardino pedagogico Mimì e Peppino, intitolato a un medico molto rimpianto per il suo contatto con le persone e per l’impegno politico e a uno storico, filologo e archeologo che si è dedicato alla ricostruzione della storia del luogo.

Mario vuole rivalutare anche queste – e altre – persone meno conosciute, ricordare i loro nomi attraverso questo giardino aperto alle scuole del territorio per promuovere scuola outdoor, coltivazioni biologiche e sinergiche e riciclo, facendo venire volontari da tutta Europa e portando all’estero i ragazzi del luogo per creare una visione più aperta tra i giovani che vivono la propria origine come una condanna alla marginalità.

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Un lavoro di rete

L’attività di Mòvesi si fonda sulla collaborazione con le altre realtà del territorio, come la Fondazione della Comunità Salernitana e la Rete Fili di Paglia. Diverse le iniziative co-create: eventi sul fiume Bianco, scambi giovanili con decine di ragazzi – come il progetto Restart in Francia, Grecia, Spagna sui temi della valorizzazione delle aree interne –, attività a basso impatto in ambienti naturali per superare l’idea prevalente di sfruttamento. Ma si lavora molto anche sulle relazioni con laboratori interculturali, un caffè linguistico e l’Ostelluccio, struttura che dà ospitalità a tutti i giovani che partecipano ai progetti di scambio europeo, ma anche a quanti vogliono dare una mano vivendo raminghi per il mondo, perfino a qualche persona senza fissa dimora.

L’area verde dove sorge il giardino pedagogico Mimì e Peppino è stata abbandonata per trent’anni, quindi si tratta di un terreno tornato vergine, che profuma di bosco ed è ricco di materia organica. Il giardino è stato ridisegnato organizzando laboratori di progettazione partecipata, secondo un metodo che parte dalla rigenerazione di comunità. La proposta di riqualificazione scaturita è stata poi presentata all’Agenzia Nazionale Giovani, ottenendo il finanziamento di materiali e formazione sui temi della permacultura.

Una delle caratteristiche dell’associazione Mòvesi è la partecipazione da parte dei ragazzi che provengono da diverse città, soprattutto da fuori provincia, nonostante una iniziale resistenza da parte degli adulti di Buccino. Questi giovani sono stati coinvolti in iniziative come un laboratorio di bioedilizia per una compost-toilet e la realizzazione di una food forest in cui ogni progetto o festa è stato accompagnato dalla piantumazione di un albero in ricordo dell’evento.

E ora che succede a Buccino?

Un’azione molto coinvolgente per la comunità di Buccino è l’invito a piantumare un albero in ricordo di chi non c’è più e qui rispondono soprattutto le persone che vivono fuori e che tornano per le vacanze. Ma non solo: Mòvesi ha attivato anche progetti di doppia mobilità condivisi con Norvegia, Slovenia, Kosovo, Francia, Spagna e Italia per formatori in ambito scolastico ed extra e la piantumazione di un altro boschetto in aree della Soprintendenza presso il castello di Buccino.

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Si sta lavorando anche al restauro della biblioteca – che è anche la sede operativa dell’associazione – con l’aiuto dei volontari in servizio civile. Sempre la biblioteca ospita anche incontri di ricerca antropologica sulle tradizioni popolari e le maschere, laboratori di progettazione e produzione avanzata in campo grafico e di musica alternativa. Insomma, a Buccino i giovani fra i 20 e i 30 anni o poco più non stanno assolutamente fermi e si occupano di ecologia, turismo rurale, abitare sostenibile ed educazione. Temi sempre più cruciali e attuali che, declinati attraverso il lavoro in rete, rappresentano una novità in un meridione convenzionalmente legato a concorrenza, competizione e sospetto verso il prossimo.

Si è tenuta l’11 settembre a Salerno la presentazione di “Crocevia”, un percorso con molte associazioni che durerà fino al 2026 e che costruirà una rete di eco-monitoraggio dal basso capace di trasformare le preoccupazioni per la crisi climatica in azione condivisa dichiara. In quell’occasione Mario Panzarella ha parlato di Mòvesi e in generale delle aree interne, che secondo lui «possono diventare luoghi straordinari di incontro e innovazione sociale».

«È qui che si incontrano differenze e diversità e nasce quell’humus di senso e inclusione che ci permette non solo di resistere allo spopolamento, ma di ritrovare la missione collettiva dei paesi: qualità della vita, relazione e cura del paesaggio. Con Crocevia vogliamo accompagnare i giovani a conoscere ecustodire il loro territorio, elaborando strategie comuni e costruendo una rete di eco-monitoraggio che non aspetta soluzioni dall’alto, ma le genera dal basso», ha concluso l’ideatore di Mòvesi.

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