18 Novembre 2025 | Tempo lettura: 5 minuti

Quando l’informazione pesa sul benessere: il giornalismo costruttivo come risposta

Spesso l’informazione genera ansia e stress cronico a causa del bombardamento di informazioni quasi sempre negative. È per questo che il giornalismo costruttivo gioca un ruolo fondamentale anche per la salute di chi legge.

Autore: Assunta Corbo
informazione costruttiva 1

È mattino, ricomincia il rituale della colazione. Vediamo cosa è successo nel mondo: aggiornamenti politici, disastri, proteste, crisi di ogni genere. Lo stomaco si chiude, il respiro si accorcia. È solo l’inizio della giornata, ma già ci si sente stanchi. Spegniamo tutto e affrontiamo i nostri impegni. Fino alla prossima pausa: quando tornano le guerre, i disastri climatici, la cronaca. E poi ancora e ancora fino a sera. Il flusso di informazioni negative sembra inarrestabile. Ci sentiamo sopraffatti, a volte disillusi.

Ed è lì che accade qualcosa dentro di noi. Nasce un processo silenzioso e penetrante: si chiama news fatigue, una sorta di stanchezza o stress da notizie eccessive. Chi ne soffre avverte ansia o apatia di fronte all’attualità e spesso preferisce spegnere l’informazione, evitando ogni formato informativo per preservare il proprio equilibrio emotivo. Così si arriva alla news avoidance, letteralmente il rifiuto delle notizie. Secondo l’ultimo Digital News Report del Reuters Institute, quasi il 40% delle persone nel mondo evita regolarmente le notizie. Una resa silenziosa che nasce non dal disinteresse, ma dalla fatica: la sensazione che l’informazione non risponda più a un bisogno reale, ma si limiti a riempire spazi, a replicare sé stessa.

Ansia, stress e “doomscrolling”

La news fatigue affonda le radici nella psiche umana. Di fronte a un ciclo di notizie incessante e spesso cupo, la reazione naturale è lo disagio prolungato. Il clima mediatico appare come una fonte significativa di stress, provocando fatica emotiva e persino ritiro sociale. Succede così: una notifica, poi un’altra. Un video, un titolo che scorre, poi un altro ancora. È come se il mondo stesse crollando, un pezzo alla volta, nel palmo della mano. E più leggiamo, più ci sentiamo piccoli. Quel gesto, così quotidiano, ha un nome: doomscrolling, l’abitudine di scorrere compulsivamente le notizie negative sui social media.

Quando l’informazione pesa sul benessere: il giornalismo costruttivo come risposta

Gli esperti di Harvard hanno evidenziato che il bombardamento di notizie allarmanti attiva nel cervello umano una modalità di allerta continua: spinti dall’amigdala – il centro della paura –, controlliamo aggiornamenti su minacce reali o percepite in un circolo vizioso di ipervigilanza. Questo comportamento, che si è acutizzato durante la pandemia di Covid-19 e si è trasformato in un’abitudine, logora mente e corpo. Chi pratica doomscrolling frequentemente riferisce sintomi come ansia crescente, tristezza, senso di sopraffazione e paura. Non sorprende quindi che anche il fisico ne risenta: nausea, mal di testa, tensione muscolare, disturbi del sonno e pressione alta sono stati collegati a sessioni prolungate di scrolling di notizie angoscianti.

In sostanza, il consumo costante di notizie negative alimenta uno stato di stress cronico a cui il nostro organismo non è biologicamente abituato. Non serve passare ore a contatto con le notizie, per compromettere l’umore di tutta la giornata. Sono sufficienti pochi minuti secondo quanto evidenziato da uno studio riportato dalla Harvard Business Review. Tre minuti di titoli allarmistici e negativi generano il 27% in più di probabilità di definire la propria giornata infelice diverse ore dopo. Un altro studio, condotto dall’Organizzazione Mental Health America, ha osservato un incremento di sintomi depressivi e ansiosi dopo 14 minuti di consumo di news negative.  

Il giornalismo costruttivo: una soluzione possibile

Esiste un antidoto a questa spirale di negatività che ci stringe ogni giorno un po’ di più. È un modo diverso di fare informazione, più attento, più umano. È il giornalismo costruttivo, quello che Italia che Cambia sceglie ogni giorno. L’idea da cui nasce è quella di equilibrare la copertura dei problemi con storie che offrano anche prospettive di soluzione, resilienza o progresso, anziché lasciare il pubblico in uno stato di impotenza. Contestualizzare i problemi e offrire punti di vista differenti, consente di intravedere margini di azione. Quello che cambia tutto, quando leggiamo una notizia, è sentire che possiamo ancora essere parte della risposta. È ciò che in psicologia si chiama self-efficacy, autoefficacia.

Chi soffre di news fatigue avverte ansia o apatia di fronte all’attualità e spesso preferisce spegnere l’informazione

Quando i media ci restituiscono solo un mondo che crolla ci sentiamo piccoli, impotenti, fuori gioco. Ma quando iniziamo a vedere esempi di soluzioni, esperienze che funzionano, persone che agiscono, qualcosa dentro di noi si riattiva. Il giornalismo costruttivo serve a questo: non a illuderci che tutto vada bene, ma a mostrarci che esistono possibilità. Che accanto ai problemi, ci sono anche tentativi, idee, trasformazioni in corso. Raccontarle significa offrire strumenti, alimentare la speranza, nutrire quella parte di noi che vuole essere parte attiva. E una comunità che si sente coinvolta, che sa di poter incidere, è anche più forte, più lucida, più resiliente.

Non si tratta di chiudere gli occhi, ma di spalancarli. Per vedere non solo cosa non va, ma anche chi, ogni giorno, prova a cambiare le cose. Un pubblico ben informato e sereno è un elemento chiave di una società sana. Come hanno scritto Bill Kovach e Tom Rosenstiel nel libro I fondamenti del giornalismo. Ciò che i giornalisti dovrebbero sapere e il pubblico dovrebbe esigere, tra i compiti del buon giornalismo c’è anche quello di “fornire strumenti e informazioni perché le persone possano agire”. Un obiettivo raggiungibile solo se l’informazione, invece di deprimerci o paralizzarci, riesce a coinvolgerci mantenendo viva la speranza insieme alla conoscenza.

Informazioni chiave

Stress e ansia

La mole enorme di notizie e il loro tenore generano quello che gli esperti chiamano news fadigue, un “affaticamento da informazione”.

Compulsività

Spesso questo dà origine al doomscrolling, l’abitudine di scorrere compulsivamente le notizie negative sui social media.

Stiamo male

Tutto ciò genera effetti negativi tangibili e scientificamente provati sul nostro organismo: nausea, mal di testa, tensione muscolare, disturbi del sonno e pressione alta.

La soluzione

Una risposta può essere quella fornita dal giornalismo costruttivo, che parla dei problemi con storie che offrano anche prospettive di soluzione, resilienza o progresso.