Un viaggio nella protezione energetica: custodire la porta, difendere il corpo tra terra e vento
Tra radicamento, natura e gesti ancestrali, la protezione energetica è un’arte sottile: filtrare ciò che nutre, bloccare ciò che drena e ritrovare il centro del corpo.
Ci sono periodi storici, periodi dell’anno, o anche certi giorni, in cui il corpo sembra una casa senza porte. Il vento delle energie esterne – emozioni, tensioni, presenze – entra senza permesso. La pelle vibra come una membrana sottile e non sappiamo più distinguere ciò che appartiene a noi da ciò che ci sta attraversando. In quei momenti specifici maturiamo un bisogno, spesso inconscio, di difesa e protezione energetica. Non come chiusura, ma come ascolto della nostra porta energetica: il limite invisibile in cui il mondo e il corpo si incanalano.
Radicamento energetico: il corpo che torna terra
La porta energetica non è un concetto astratto: è la parte più sensibile del nostro corpo energetico. È un organo sottile che respira, filtra, decide. Quando siamo presenti, la porta è chiaramente ben visibile. Quando siamo confusi o stanchi, la porta si apre troppo e tutto ci attraversa. Proteggere la porta significa riconoscerla, sentirla, darle forma attraverso la presenza consapevole. Questa è la base di qualsiasi protezione energetica personale.

Ogni difesa energetica autentica inizia dal radicamento. Non è un gesto mentale, ma un’azione del corpo: i piedi trovano la terra, il respiro scende nel ventre, la colonna si allinea, il corpo ritrova peso. Il radicamento energetico aumenta la densità del campo di coscienza. Quando siamo radicati, il vento – fisico o sottile – non ci sposta. È la forma più antica e naturale di protezione energetica. Come gli alberi, come sopra così sotto.
La natura come protezione energetica originaria
La natura è il primo sistema difensivo del corpo. Gli elementi non sono simboli: sono strumenti energetici reali. La terra ridà densità e assorbe l’eccesso. L’acqua pulisce e scioglie. Il vento spazza e rinnova. Il fuoco trasforma e asciuga. Camminare scalzi, respirare vicino al mare, appoggiarsi a un albero, immergere le mani nell’acqua corrente sono forme di pulizia energetica potentissime. La natura ripristina ciò che si è disallineato. È impossibile costruire una difesa energetica senza di lei.
Gli antichi popoli conoscevano la porta del corpo più di noi. Nello specifico della cultura sarda, le porte del corpo sono la base de Su sentidu – il sistema sensoriale. Lo proteggevano attraverso gesti semplici: sale nelle soglie fisiche della casa, erbe bruciate per purificare, pietre raccolte nei luoghi di forza, acqua lasciata riposare sotto la luna, fumi e resine per ripulire i luoghi personali. Erano strumenti di protezione energetica ancestrale, nati dall’osservazione della natura e dalla convivenza con i suoi ritmi. Molti le chiamano superstizioni, ma si tratta di tecnologie energetiche tramandate nel sangue.

Filtrare invece di respingere
Una protezione autentica non costruisce muri. Una porta murata non vive: soffoca. La vera difesa energetica è un filtraggio dinamico. Lascia entrare ciò che nutre. Ferma ciò che drena. Riconosce ciò che è in risonanza e ciò che non lo è. È un gesto simile al respiro: inspiro ciò che mi sostiene, espiro ciò che non mi appartiene. In questo senso l’immersione forestale è la pratica più efficace; a me piace chiamarla Mixina Birdi – medicina Verde.
Il “no” energetico è una forma di protezione raffinata. Non è aggressivo: è esatto. Un “no” del corpo è presenza che si compatta, respiro che scende, porta chiusa senza rumore, linea interna che diventa chiara. Il “no” energetico impedisce l’ingresso senza creare conflitto. È una delle difese più eleganti e meno invasive. Solo sigillando l’intento interiore del confine ci si protegge e difende davvero.
Proteggere lo spazio è parte della protezione energetica personale.
Attacco e difesa: differenze energetiche fondamentali
Nell’attacco energetico l’energia esce dal corpo. Si proietta, invade, cerca impatto. Sembra forza, ma è dispersione. Chi attacca ha perso il proprio centro e paga un pegno energetico che va sempre considerato. Difesa energetica: l’energia non si disperde o rientra nel corpo. Si raccoglie, si radica, si rende densa. La difesa contiene l’energia dell’interno, ma può anche respingere quella dell’esterno. Ogni azione ha delle conseguenze e la spesa energetica dev’essere proporzionale all’energia da difendere.
Gli strumenti energetici non sostituiscono la presenza, ma la amplificano. Ci sono i semi, simboli di memoria e continuità. Le pietre scure che assorbono e stabilizzano il campo. Le erbe purificano e riallineano, il sale traccia confini e chiude dispersioni mentre l’acqua corrente rimuove carichi e residui. La casa e i luoghi sono poi estensioni del corpo energetico. La porta energetica non termina sulla pelle. Si estende allo spazio: la casa, il luogo di lavoro, il mezzo che usiamo, i sentieri che percorriamo. Una casa carica appesantisce l’energia personale. Una casa minimalista alleggerisce. Proteggere lo spazio è parte della protezione energetica personale.

La genealogia può essere radice della protezione. Gli avi vivono nella memoria del corpo. Erano immersi nella natura, conoscevano venti e terre, parlavano con gesti che ancora oggi funzionano. Quando ci radichiamo, li richiamiamo. Quando purifichiamo lo spazio, li ascoltiamo. Quando difendiamo il corpo, rendiamo vivo il ricordo della loro esistenza e presenza.
Tornare al centro
Ogni forma di protezione energetica conduce allo stesso punto: tornare al centro del corpo. Quando siamo presenti, la porta energetica si regola da sola: si apre al nutrimento, si chiude all’invasione, resta porosa, viva, identitaria. Quando ci fermiamo, quando torniamo al baricentro, la porta si illumina come un cerchio antico. In quel cerchio riconosciamo la nostra stirpe: i passi, i sassi, le voci, le terre. Gli avi ci ricompongono. Ci ricordano la postura – s’adasiu, la direzione – su fini, la densità – su sentidu. Proteggersi non è un gesto: è una linea che continua attraverso di noi, una porta che nessun vento può violare.










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