GrIG: “Respinto l’assalto della speculazione energetica ai beni ambientali e culturali di Serra Taccori a Uta”
Il TAR Sardegna ha confermato lo stop alla maxi centrale fotovoltaica di Uta. Decisiva l’azione contro la speculazione energetica del GrIG.
Il TAR Sardegna con la sentenza dell’8 ottobre ha respinto il ricorso con cui la società romana Diomede s.r.l. contestava l’atto con cui il Ministero dell’Ambiente, di concerto con il Ministero della Cultura, aveva dato parere negativo alla valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) del progetto per la realizzazione di una centrale fotovoltaica a terra in località Serra Taccori, nel Comune di Uta (CA). Niente più maxi parco fotovoltaico quindi, anche perché il rischio è quello di mancata tutela del patrimonio archeologico. La centrale avrebbe infatti avuto una potenza superiore a 96 MWp su un’estensione di oltre 220 ettari di area agricola “densa di testimonianze archeologiche prevalentemente di epoca nuragica”.
Lo scrivono dal GrIG, l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico che era già intervenuta nel procedimento di V.I.A. con specifico atto di intervento, e che ha agito – rappresentata e difesa dall’avvocato Carlo Augusto Melis Costa – anche davanti al TAR in difesa delle ragioni ambientali e culturali. Quello che i Giudici amministrativi sardi hanno riconosciuto è la bontà delle argomentazioni e valutazioni ministeriali nel difendere un esempio di tipico paesaggio archeologico sardo. Quello che l’azione del GrIG conferma è che che se da un lato la lotta a contrasto di una transizione trasformata in speculazione energetica non si ferma, dall’altra nell’esito della mobilitazione resta un nodo fondamentale: le tempistiche.

“Questa è speculazione energetica”
Come ricostruisce il GrIG, nel sito preistorico di Su Niu de su Pilloni – esteso 4 ettari – si trovano numerosi nuraghi e un villaggio nuragico, Mitza Padentina, tutelati per legge con vincolo culturale. È la stessa Relazione Archeologica – presente nello studio di impatto ambientale – a evidenziare un rischio archeologico alto nella vasta area intorno al Nuraghe Taccori, con presenze archeologiche di epoca nuragica e di epoca romana. «Sarebbe stato un impianto di produzione energetica decisamente fuori luogo e per giunta inutile per la collettività, un tipico caso di speculazione energetica», spiegano dal GrIG.
«La sentenza appena depositata conferma le ragioni della difesa del paesaggio rurale archeologico del territorio sardo interessato, che non può e non dev’essere asservito – al pari del resto d’Italia – a una monocoltura industriale energetica palesemente sovradimensionata rispetto alle reali esigenze». Una sproporzione che il GrIG ricorda mettendo in ordine i dati. Al 31 agosto 2024 in Sardegna per quanto riguarda le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. – gestore della rete elettrica nazionale – risultano 804 progetti presentati per 53,78 GW di potenza – quasi 30 volte la potenza degli impianti oggi esistenti in Sardegna, ben 7 volte l’obiettivo al 2030 stabilito in sede comunitaria.

Un numero di progetti suddiviso in 527 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 22,35 GW (41,57%), 247 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 16,59 GW (30,84%) e 30 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 14,84 GW (27,59). «Il fenomeno della speculazione energetica – precisa l’associazione ecologista – oltre che in Sardegna è pesantemente presente nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia, sui crinali appennnici. In Sardegna, se fossero approvati tutti i progetti di centrali per la produzione di energia da fonti rinnovabili, vi sarebbe un’overdose di energia prodotta, pagata dallo Stato, ma inutilizzabile».
Questione (anche) di puntualità
Nel commentare la notizia, quello che dal GrIG evidenzia Stefano Deliperi è un’importanza che vede due ordini di motivi. «Il primo è che si tratta della dimostrazione lampante del fatto che non è vero che non si può fare niente contro la speculazione energetica e che questa ondata di progetti che snatureranno la Sardegna, arriverà. Bisogna invece agire sulla base delle singole realtà e delle singole situazioni che ci sono, facendo il possibile anche in campo giudiziario». Il secondo ordine riguarda la questione relativa la tutela del patrimonio archeologico sardo, tema che si interseca anche con il caso Putifigari.

Qui il MASE ha dato esito positivo alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per il progetto di un mega-impianto fotovoltaico dentro l’area di buffer di un sito Patrimonio dell’Umanità, ignorando il parere negativo della Soprintendenza e i gli obblighi verso l’UNESCO – qui il nostro approfondimento dedicato. «Il secondo ordine di importanza è il fatto che la Sardegna in particolare, con la presenza diffusa di beni culturali e ambientali in tutto il territorio, ha una serie di opportunità non indifferenti per fermare questa spaventosa overdose di produzione energetica che è la speculazione energetica», prosegue Deliperi.
«Siamo un territorio tutt’altro che vocato per la produzione energetica ed è un concetto questo che è stato fatto valere dal Ministero dell’ambiente, dalla Regione Sardegna ma anche da parte nostra come associazione. Bisogna però che la gente si svegli perché è inutile arrivare quando col danno il fatto. Nel caso di Putifigari, la notizia è venuta fuori in ritardo. Forse bisognava iniziare un’azione anche energica ma prima del fatto. Quando le cose vanno avanti è sempre più difficile recuperarle, ma c’è da dire che mi viene difficile pensare che davvero nessuno se ne fosse accorto». Un dubbio che resta, in un contesto in cui la presa in carico della crisi climatica e della necessaria transizione ecologica non ammette capitalismi.










Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi