Armi a Israele: la società civile porta in tribunale lo Stato italiano e la Leonardo Spa
Un gruppo di associazioni e una cittadina palestinese hanno presentato un ricorso contro lo Stato italiano e la Leonardo Spa per la vendita di armi a Israele.
Vendendo armi a Israele lo Stato italiano e Leonardo Spa – il cui maggior azionista è il Ministero delle Finanze – si rendono complici del genocidio in corso a Gaza e dell’occupazione già dichiarata illegale dei territori in Cisgiordania. Al tempo stesso – come dimostrano anche le performance in borsa dei titoli Leonardo – accumulano lauti guadagni dai proventi della vendita di materiale bellico.
È questo l’assunto alla base del ricorso presentato da sette associazioni italiane – Assopace Palestina, A Buon Diritto, Attac Italia, Arci, Acli, Pax Christi, Un Ponte Per – a cui ha aderito anche Hala Abulebdeh, cittadina palestinese la cui famiglia di sette persone è stata sterminata a Khan Yunis nel dicembre del 2023 da un attacco dell’esercito israeliano.
Con questo ricorso si chiede “l’accertamento e il conseguente annullamento dei contratti di fornitura di materiali d’armamento stipulati dalla società Leonardo Spa, le sue controllate o intermediarie con lo Stato di Israele e le imprese da esso autorizzate, per persistente violazione dei divieti tassativi imposti dalla Costituzione, dalla legge, dalle altre fonti imperative sul ripudio della guerra, dalla normativa sovranazionale e dagli accertamenti dei competenti organi ONU”.
Da molti mesi Leonardo Spa è oggetto di attacchi – come quello di Extinction Rebellion dello scorso aprile – dal momento che con la sua politica aziendale sta violando l’ordine di prevenzione del genocidio imposto dalla Corte Penale Internazionale. “Al tribunale di Roma abbiamo presentato un ricorso affinché vengano dichiarati nulli i contratti che la Leonardo Spa ha per la fornitura di armi, di sistemi d’arma e servizi bellici allo stato di Israele perché crediamo sia un passo necessario: la nostra Costituzione, il diritto internazionale e la legislazione nazionale non possano essere considerate carta straccia o che valgano fino a un certo punto”, ha dichiarato all’agenzia Dire una delle promotrici del ricorso.
Come fa notare il collegio difensivo, la vendita di armi a Israele “è in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione perché Israele sistematicamente usa la guerra come strumento di oppressione nei confronti di un popolo – quello palestinese – e come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Inoltre è in contrasto con la legge n. 185 del 1990, che vieta l’esportazione di armamenti verso Stati le cui politiche confliggono con l’articolo 11 della Costituzione italiana o i cui governi siano responsabili di violazioni delle Convenzioni internazionali sui diritti umani, accertati dagli organi competenti delle Nazioni Uniti, come il caso dello Stato di Israele”.
La palla ora passa al Tribunale di Roma: se il ricorso verrà accolto, i contratti di fornitura di armi a Israele verranno dichiarati nulli e lo Stato italiano non potrà più sostenere militarmente il governo israeliano con il materiale bellico prodotto da Leonardo Spa “in particolare quello ad oggi utilizzato nelle operazioni di terra e di cielo contrarie al diritto internazionale, condotte contro la popolazione palestinese”, chiedono i ricorrenti.







Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi