Otto attivisti della nave Madleen hanno rifiutato l’espulsione da parte di Israele
Otto attivisti della nave umanitaria Madleen hanno rifiutato l’espulsione da Israele dopo il sequestro dell’imbarcazione diretta a Gaza.
Otto attivisti della Freedom Flotilla, tra cui l’eurodeputata franco-palestinese Rima Hassan, hanno rifiutato di firmare i documenti per l’espulsione da Israele, dopo che le autorità israeliane hanno intercettato e sequestrato la nave umanitaria Madleen, diretta a Gaza. La nave, salpata il 1° giugno dall’Italia con l’intento di rompere il blocco imposto da Israele sulla Striscia di Gaza, è stata fermata in acque internazionali e condotta nel porto israeliano di Ashdod.
«Israele ci ha rapiti in acque internazionali», ha denunciato l’attivista Greta Thunberg, che invece è tra i quattro attivisti espulsi, ed è già rientrata in Francia. «Non abbiamo infranto alcuna legge», ha aggiunto, parlando dall’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. La versione israeliana sostiene invece che chi rifiuta di firmare i documenti per la deportazione sarà condotto davanti a un’autorità giudiziaria, «in conformità alla legge israeliana».
Rifiutare l’espulsione (o rifiutare la deportazione) significa non collaborare con le autorità che vogliono rimpatriarti, rifiutando per esempio di firmare i documenti che autorizzano il rimpatrio, di salire volontariamente sull’aereo o altro mezzo di espulsione o di dichiarare la propria identità e collaborare con l’ambasciata del proprio Paese di origine. Nel caso degli 8 attivisti della nave Madleen, questo vuol dire che non hanno accettato l’espulsione volontaria da Israele e sono stati quindi arrestati e ora rischiano di essere deportati forzatamente, cioè rimandati nei loro Paesi contro la loro volontà, su decisione di un’autorità giudiziaria israeliana.
L’azione di Israele contro la nave Madleen arriva in un momento già altamente critico. Una commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite ha accusato Israele di «sterminio» contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. In un rapporto dettagliato, la Commissione ha denunciato la distruzione sistematica del sistema educativo, con oltre il 90% di scuole e università danneggiate o rase al suolo. Secondo Navi Pillay, presidente della commissione, si tratterebbe di «crimini di guerra e crimini contro l’umanità», con prove significative dell’uso militare di scuole e luoghi religiosi da parte delle forze israeliane.
Il rapporto denuncia anche che circa 658.000 bambini a Gaza sono senza scuola da 20 mesi e che le forze israeliane avrebbero persino trasformato il campus dell’università di Al Azhar in una sinagoga militare.
A livello diplomatico, il caso ha fatto ulteriormente salire la tensione: il ministro francese Jean-Noel Barrot ha confermato che solo due dei sei cittadini francesi a bordo della Madleen hanno accettato l’espulsione. Nel frattempo, il Regno Unito ha annunciato sanzioni contro due ministri israeliani dell’ultradestra, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, per il loro ruolo nell’escalation a Gaza e l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania. Le sanzioni sono sostenute anche da Canada, Australia e Nuova Zelanda.
Il sequestro della Madleen e il rifiuto all’espulsione da parte di otto attivisti rischiano ora di trasformarsi in un nuovo caso politico e giudiziario internazionale, aggravando ulteriormente il già fragile quadro dei diritti umani e della legalità nel conflitto israelo-palestinese.







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